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LE GRAND MACABRE - regia Barbora Horáková

Zackary Altman (Nekrotzar) “LE GRAND MACABRE”, regia Barbora Horáková. Foto Rosellina Garbo Zackary Altman (Nekrotzar) “LE GRAND MACABRE”, regia Barbora Horáková. Foto Rosellina Garbo

Versione del 1996 in lingua inglese
Libretto di György Ligeti e Michael Meschke da La balade du grand macabre di Michel de Ghelderode
Prima esecuzione a Palermo
Direttore Omer Meir Wellber
Direttriceassistente Yael Kareth
Regia Barbora Horáková
Scene Thilo Ullrich
Costumi Eva-Maria Van Acker
Video Adrià Reixach
Assistente alla regia Antonella Cozzolino
Luci Michael Bauer
Personaggi e interpreti
Nekrotzar Zachary Altman
PietilBoccale Dan Karlström
Amando Maya Gour
Amanda Magdaléna Hebousse
Astradamors Karl Huml
Mescalina Helena Rasker
Venus/CapodellaGepopo Holly Flack
PrincipeGo-Go Karl Laquit
MinistroBianco Daniel Jenz
Ministro Nero Michal Marhold
Orchestra e Coro del Teatro Massimo
Maestro del Coro Salvatore Punturo
Teatro Massimo di Palermo 24 novembre 2024

www.Sipario.it, 16 dicembre 2024

La prima opera che si presenta come apertura di stagione di un teatro prestigioso come il Teatro Massimo è implicitamente una dichiarazione d'intenti pertanto non credo potesse esserci scelta migliore di quella che il riconfermato sovrintendente M.o Marco Betta con la direzione artistica ha fatto nel proporre al pubblico palermitano l'opera  Le grand macabre che è un'opera teatrale-musicale composta da György Ligeti tra il 1974 e il 1977, ispirata al dramma surrealista La Balade du Grand Macabre (1934) di Michel de Ghelderode. L'opera è un esempio emblematico dell’avanguardia musicale del XX secolo, capace di mescolare stili e generi in modo innovativo è Un'opera unica nel suo genere che rompe con le convenzioni dell'opera lirica tradizionale, trasformandola in un’esperienza teatrale multidimensionale.  La scelta è luminosa sia per l'attinenza  del tema dell'opera con i tempi grami e tragici che stiamo attraversando sia per la conferma di un interesse verso linguaggi musicali  meno tradizionali e più sperimentali. Pur essendo un’opera sul tema della morte, Le Grand Macabre lo affronta con leggerezza e ironia, invitando il pubblico a ridere delle proprie paure esistenziali. L'opera è ambientata in un mondo immaginario e grottesco, denominato Breughelland, un chiaro riferimento al pittore Pieter Bruegel il Vecchio, e si sviluppa attorno al tema dell’apocalisse imminente. Il protagonista, Nekrotzar, è una figura del "Grande Macabro", un personaggio che annuncia la fine del mondo. Tuttavia, il racconto si sviluppa in modo paradossale, ribaltando continuamente le aspettative del pubblico e i personaggi e le situazioni rappresentano archetipi di vanità, potere e debolezza umana, spesso enfatizzati in modo grottesco. La narrazione produce  una visione grottesca e sarcastica di un'apocalisse imminente  e l'ispirazione surrealista intreccia elementi del teatro d’opera tradizionale, del music hall e del teatro delle marionette per indagare temi come sesso, politica e la lotta tra i sessi, venandoli di  critiche alle bassezze dell'umanità. Verrebbe da dire che si tratta di un opera di "teatro totale". L’opera, eseguita nella versione del 1996 in lingua inglese, è stata diretta da Omer Meir Wellber e presentata con la rutilante regia della pluripremiata Barbora Horáková. Si tratta di una produzione che fonde provocazione, critica sociale e un linguaggio musicale sperimentale e ironico. La messa in scena ha potuto contare su di  un cast internazionale di alto livello, con Zachary Altman nel ruolo di Nekrotzar, il messaggero dell’apocalisse, e Dan Karlström come Piet il Boccale, l’ubriacone. Altri ruoli chiave includono Maya Gour e Magdaléna Hebousse come amanti Amando e Amanda, e Helena Rasker nei panni di Mescalina, la moglie sadica di Astradamors. La resa  musicale ha richiesto un'orchestra dotata di strumenti insoliti come clacson, sirene, campanelli e maracas, che hanno contribuito a creare un’atmosfera sonora unica e rivoluzionaria e ha tenuto gli spettatori tesi verso il palcoscenico piuttosto che affondati negli schienali delle poltrone e ho sentito suoni e reazioni che di solito non sento nel corso delle altre opere. Le scenografie di grande effetto sono state curate da Thilo Ullrich, i costumi dalle mille fantasie da Eva-Maria van Acker, mentre le rutilanti proiezioni video che hanno accompagnato i momenti più salienti dell'opera sono state affidate ad Adrià Reixach.  Dopo tanto gioco, affondi taglienti, gags paradossali, brandelli di cori che riemergono dal profondo e immagini pregnanti, l'opera si chiude con un senso di sospensione: non offre risposte, ma pone domande sulla condizione umana, la natura della vita e il significato della morte e questa sospensione è quella in cui si colloca questo nostro tempo presente di cui  l'arte  ci permette di avere maggiore consapevolezza. Ci ha consegnato una domanda e con quella più ricchi siamo tornati a casa. 

Valeria Patera

Ultima modifica il Mercoledì, 08 Gennaio 2025 21:08

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