mercoledì, 25 giugno, 2025
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MITRIDATE, RE DI PONTO / LES TALENS LYRIQUES - direttore Christophe Rousset

“Mitridate, re di Ponto / Les Talens Lyriques”, direttore Christophe Rousset. Foto Brescia Amisano, Teatro alla Scala “Mitridate, re di Ponto / Les Talens Lyriques”, direttore Christophe Rousset. Foto Brescia Amisano, Teatro alla Scala

Concerti straordinari
Mitridate, re di Ponto K 87
Mitridate, Levy Sekgapane
Aspasia, Jessica Pratt
Sifare, Olga Bezsmertna
Farnace, Rose Naggar-Tremblay
Ismene, Maria Kokareva
Marzio, Alasdair Kent
Arbate, Nina van Essen
Direttore Christophe Rousset
Milano Teatro alla Scala, 18 maggio 2025

www.Sipario.it, 21 maggio 2025

Il Teatro alla Scala di Milano ha portato sul palcoscenico del Piermarini, in forma di concerto, il Mitridate re di Ponto di Wolfgang Amadeus Mozart, nel progetto a cura de Les Talens Lyrique coordinato dal direttore francese Christophe Rousset, tappa di un breve tour che toccherà Parigi. 

K 87, Mitridate re di Ponto, fu scritta da Mozart nel 1770 a 14 anni (anno di nascita 1756). Prima di questo numero il Catalogo Köchel, elenco tutte le composizione fino al K 626 (anno di morte 1791) può annoverate la prima composizione mozartiana del 1764 e a seguire oltre a suonate e brevi composizioni d’assieme, 11 sinfonie e 2 opere da camera e già intrapreso il primo viaggio in Italia. Di viaggi in Italia Mozart assieme a padre Leopold ne intraprese tre tra il 1769 e il 1773 alla ricerca di nuove committenze e per raffinare lo studio compositivo. La corrispondenza del padre Leopoldo documenta tutte le varie tappe di questi viaggi di formazione che culminarono nella committenza per una nuova opera al Teatro Ducale di Milano per il 1770 da parte del Governatore di Milano, Carlo Giuseppe Firmian, nobile di Trento e già reggente per Maria Teresa d'Austria del regno di Napoli nella breve parentesi asburgica. E fu a Milano che il giovane Wolfgang compose gran parte del Mitridate, la sua prima opera milanese. Materia letteraria fu il libretto di Vittorio Amedeo Cigna-Santi derivata alla traduzione che l'abate Parini (peraltro futuro autore del libretto dell’Ascanio in Alba) fece del dramma Mithridate di Jean Racine in una composizione che mostra piena attenzione alla successione dei numeri e alle forme musicali. Il successo del Mitridate gli garantirà in effetti due ulteriori commissioni, nel 1771 Ascanio in Alba e nel 1772 Lucio Silla

Bagaglio importante della sua esperienza italiana fu senza dubbio il lavoro sulle voci. Nel primo cast del Mitridate ebbe a che fare con ben tre castrati: due soprani (il Sifare di Pietro Benedetti e l'Arbace di Pietro Muschietti) e un importante contralto (Carlo Cicognani come Farnace). L’opera evidenzia una scrittura matura che conferma una caratteristica della musica vocale di Mozart: la cantabilità in cui le linee melodiche riescono sempre con leggerezza ad emergere, frutto di un’elaborazione poetica ed estetica acquisita fin dalla fanciullezza concentrandosi sul virtuosismo vocale anche fine a sè stesso ma anche la capacità di modellare il fraseggio sul canto.

La realizzazione in forma di concerto ha permesso di portare  l'attenzione proprio sulla struttura musicale dell'opera in una versione costruita sulle parti in travesti dei rispettivi ruoli affidati ai castrati il tutto sotto la guida attenta e filologica di  Christophe Rousset non solo un direttore specializzato nel repertorio del Settecento, ma che lavora da anni su Mitridate, essendo tra l’altro artefice di un’edizione discografica di riferimento (Decca, 1998), alla guida del suo complesso Talens Lyriques. La sua gestione ha puntato sulla restituzione di una interpretazione puntata sulla galanteria settecentesca piuttosto che sulle insistenze stilistiche barocche specie nel canto, approntando qualche sforbiciata nei recitativi.

La forze di questa realizzazione è stato nel cast che si presentava variamente articolato tra belcanto e persistenze barocche. Principale artefice del successo dell'improba prova è stata sicuramente il soprano Jessica Pratt nella parte di Aspasia presentandosi in palco con sontuosi ambiti da concerto realizzati appositamente per l'artista dal costumista Giuseppe Pallella.

Prova eccelsa a dimostrazione anche di aver acquisito gli stilemi mozartiani. Nei virtuosistici passaggi di agilità che Mozart scrive per Aspasia, la Pratt ha dato dimostrazione delle sue caratteristiche vocali definendo un personaggio avvinto da un senso di malinconia e quasi di oppressione, in linea con un personaggio che si vede essere desiderata da tutti gli uomini presenti, e a cui sembra essere sempre negato di poter vivere il suo amore per Sifare. È, il suo, un canto di grande intensità, sempre tendente al virtuosismo ma sempre risolto nella morbidezza di un timbro sempre più delicato e consapevole con le incursioni al sopracuto chiare, i piani e i legati che compaiono in una grande aria come Pallid’ombre, o le perfette messe di voce in Nel grave tormento che sono i principali punti di forza della sua interpretazione. Le tre voci contraltili si presentavano in abiti a foggia maschile. Nella non facile la parte di Sifare con Olga Bezsmertna che ben si destreggia in colorature chiare, precise e ben articolate, sapendo sempre trovare un suono pieno e sicuro senza mai risultare sforzato. Solo i suoni più gravi, con cui ogni tanto Mozart punteggia una parte dalla tessitura normalmente piuttosto acuta, tendono talvolta a sparire. Tessitura più grave invece quella dell’altro fratello, Farnace, interpretato da Rose Naggar-Tremblay che, con il suo timbro brunito, sa rappresentare un personaggio tormentato per l’amore non corrisposto per Aspasia e apatico nei confronti di Ismene. Anche il comandante delle truppe di Ponto, Arbace, è interpretato en travesti dall’intonata e precisa Nina van Essen. Ottimo successo anche per l’Ismene del soprano Maria Kokareva voce estremamente duttile capace senza alcuno sforzo di sviluppare l'insidiosa scrittura mozartiana con arie che presentano complesse colorature e picchettati. Protagonista maschile nel ruolo eponimo il tenore sudafricano Levy Sekgapane protagonista nella seconda parte del primo atto con la vertiginosa Se di lauri il crine adorno, tra salite e le repentine discese. Notevole anche la ripresa in pianissimo con un effetto di grande intensità. Certo vocalità di grazia più improntata alla coloritura di inizio ottocento fondamentalmente leggera ma che comunque ha risolto con professionalità e capacità anche attoriale la parte improba del protagonista tra le agilità e salti di registro. Chiudeva il cast il Marzio di Alasdair Kent capo delle truppe romane, impegnato in una singola aria ma non priva di difficoltà, in particolare per gli attacchi delle frasi in acuto. Successo pieno e convitto da parte di chi è rimasto in sala per tutta la durata dell'evento (3 ore e mezza con una breve pausa). Qualche defezione durante l'intervallo e qualche fuga durante lo svolgimento.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Sabato, 24 Maggio 2025 09:02

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