di Giuseppe Verdi
direttore: Daniele Callegari
regia, scene e costumi: Pier Luigi Pizzi, coreografia: Gheorghe Iancu
con Giuseppe Altomare, Pavel Kudinov, Olha Zhuravel, Alexandra Cabala, Rubens Polizzari, Marco Voleri
danzatori: Anbeta Toromani, Alessandro Riga, Soimita Lupu, Danilo Calmieri, Myrna Kamara, Giacomo Bevilacqua
Macerata, Sferisterio Opera Festival, 26 luglio, 2, 5 e 12 agosto 2007
Macbeth e la Lady tripudio cromatico
La 43a stagione lirica dello Sferisterio di Macerata, seconda dell' era Pizzi, ruota tutt' attorno al tema del potere e si snoda in una serie di spettacoli di vario genere. Non solo l' opera di repertorio all' Arena, ma anche la prosa, l' opera contemporanea (in scena il Saül di Testi) e, tra gli annessi e connessi, momenti di riflessione filosofica come la dotta conferenza di Massimo Cacciari al Teatro Lauro Rossi. Di tutto ciò, il «grande apparatore» è Pier Luigi Pizzi, ogni anno più forte e combattivo, come se l' iperattività artistica costituisse il suo elisir di lunga vita. Sua è anche la confezione di regia, scene e costumi per il Macbeth inaugurale, titolo imprescindibile ove si parli di potere. Un bello spettacolo, dove alle ossessioni della coppia shakespeariana si sommano le ossessioni architettoniche e cromatiche del Pizzi autore di bozzetti e figurini, felicemente risolte nel disegno di un doppio piano inclinato (si sale e si scende, la metafora è ovvia) e di splendidi costumi finto d' epoca: il tutto in un rigoroso, diabolico rosso e nero, rotto solo dal grigiastro dei fumi che abitano incessantemente la scena. Tutto bellissimo. Ma c' è anche il Pizzi regista. Che ai fantasmi che agitano le menti di Macbeth e della Lady (laddove cioè la fantasia dei registi su può scatenare), dà forma nel modo più realistico possibile. Fa vedere il cadavere straziato di Duncan, fa vedere pure gli otto re di Scozia che Macbeth «sente» nel proprio cuore dilaniato dal rimorso. È scelta rispettabile. La compagnia, peraltro sa recitare (stupenda, in tal senso, la Lady, soprano ucraino di ammaliante bellezza e che sa stare in scena come poche), e lui giustamente ne approfitta. Macbeth è Giuseppe Altomare; la Lady è Olha Zhuravel. L' uno dà il meglio quando canta a tutta forza ma sparisce nelle mezzevoci; l' altra quando si muove nel registro acuto, ma senza eccellere appena atterra verso il medio e il grave. Fatto sta che i più applauditi (meritatamente) sono il Macduff di Rubens Pellizzari e il Banco di Pavel Kudinov. Molto convincente infine la direzione di Daniele Callegari: sente il passo drammatico e lo sa trasmettere all' orchestra, senza paura di sporcarsi le mani nei luoghi «gagliardi» della partitura verdiana. Talora ci dà dentro un po' (quei piatti!), però restituisce musica viva, con tempi congrui al suono della Filarmonica Marchigiana e allo spazio areniano. Già annunciati i titoli 2008, tutti nuovi. Ma sarà possibile che Pizzi scritturi anche nuovi registi, oltre a sé e all' apostolo Gasparon? Sarebbe un po' meno un Pizzi Opera Festival.
Enrico Girardi