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ORLANDO FURIOSO - regia Fabio Ceresa

"Orlando furioso", regia Fabio Ceresa. Foto Ennevi "Orlando furioso", regia Fabio Ceresa. Foto Ennevi

Dramma per musica in tre atti di Antonio Vivaldi
Libretto di Grazio Braccioli
Edizione critica a cura di Federico Maria Sardelli
Casa Ricordi, Milano
Orlando Teresa Iervolino
Angelica Francesca Aspromonte
Alcina Lucia Cirillo
Bradamante Chiara Tirotta
Medoro Laura Polverelli
Ruggiero Sonia Prina
Astolfo Christian Senn
Direttore Giulio Prandi
Regia Fabio Ceresa
Scene Massimo Checchetto
Costumi Giuseppe Palella
Luci Fabio Barettin
Orchestra, Coro e Tecnicidella Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Allestimento della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
in coproduzione con il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca
Verona, Teatro Filarmonico, 8 maggio 2022
Stagione lirica 2021-2022

www.Sipario.it, 10 maggio 2022

Partì proprio dal Teatro Filarmonico di Verona nel 1978 la vicenda musicale dell'Orlando Furioso di Vivaldi in tempo moderni che sancì la Renaissance Barocca in Italia. Allora, trecento anni esatti dalla nascita di Antonio Vivaldi, l’ente lirico Arena di Verona gli dedicò un festival e tre recite di Orlando furioso, alla prima messa in scena contemporanea dal 1727. Claudio Scimone diresse i Solisti Veneti, con un cast guidato da Marilyn Horne: fu un trionfale successo di pubblico e critica. Ripresa l’anno successivo e fortunatamente immortalata da una ripresa televisiva. Dopo tanti anni l'opera di Vivaldi vi ritorna nell' allestimento che il regista Fabio Cesera, ripreso da Federico Bertolani, ha creato per il festival di Martina Franca nel 2017 in coproduzione don il teatro la Fenice di Venezia dove approdò nel 2018. Vicenda complessa quella dell'Orlando vivaldiano, ispirata al poema ariostesco, rappresentato nell’autunno 1727 al Teatro Sant’Angelo di Venezia dopo alcune versione tra il 1713 e il 1714, su libretto di Braccioli, cui forse aveva contribuito lo stesso Vivaldi che non ebbero fortuna. Anni dopo Vivaldi decise di riprendere il libretto della versione del 1714 per una nuova opera. Secondo una prassi allora consueta, dovuta anche al tempo limitato a disposizione, Vivaldi riprese arie dalle opere precedenti, in un intreccio di prestiti che ancor oggi la critica non ha individuato in modo univoco. Il risultato prodotto è una perfetta macchina teatrale e musicale che traduce la meraviglia della finzione e il gioco di seduzioni e inganni dell’opera barocca. La struttura dell’opera e le sue forme musicali in numeri chiusi mostrano i diversi affetti che i personaggi provano, le loro battaglie interiori e i conflitti risolti perlopiù in un lieto fine che coglie lo spirito dell’opera barocca come meraviglia e festa. Gli equivoci e le diverse combinazioni dei paladini cavallereschi e dei loro incostanti o contrastati amori, veri o frutto di sortilegi e seduzioni, sono in realtà una ricchissima cornice intorno ad Alcina, vero motore dell’opera vivaldiana con i suoi incanti d'amore. La regia ha ben ricreato in modo essenziale l’immaginifico barocco, con la grotta-reggia di Alcina, che si trasforma in Luna il richiamo alle rovine di un mondo classico che con abili spostamenti ricreavano lo spazio scenico, come d’effetto l’apparire dell’ippogrifo e del guerriero incubo di Orlando, costruito con elementi portati in scena a vista. La magnificenza dell’illusione e dell’incanto è stata apportata dai costumi di Giuseppe Palella. Artefice musicale dell'operazione veronese è stato il direttore Giulio Prandi, un ritorno al Filarmonico dopo il successo del Dido and Aeneas trasmesso in streaming, con l'orchestra della Fondazione Arena su strumenti moderni integrandoli ai suoni di un continuo storicamente informato con due cembali e tiorba: per la prima volta 
l'Orlando furioso si è eseguito nell’edizione critica curata da Federico Maria Sardelli. Una gestione musicale che ha puntato sull'amalgama dei suoni, evitando gli eccessi ritmici, esaltando la musicalità della scrittura vivaldiana, che va oltre ai momenti di sola concitazione musicale tipica dell'estro creativo di Antonio Vivaldi e che ha permesso ai cantanti di gestire al meglio le loro parti.
Un cast ben assortito ha contribuito al successo dell'allestimento tra voci d'esperienza di chi quei ruoli li ha già praticati nelle precedenti realizzazioni di Martina Franca e di Venezia, assieme a giovani e a illustri debutti. Il mezzosoprano Teresa Jervolino debuttante nel ruolo di Orlando, ha dimostrato di possedere i mezzi per gestire, con la giusta spavalderia e destrezza le agilità nel primo atto e lo stato di pazzia del terzo atto definito da forte escursioni vocali e nonsense vocali capace quindi di transitare verso altro repertorio oltre a quello fin qui praticato. Altre debutto quello del mezzosoprano Chiara Tirotta, in Bradamante, che ha ben risolto il suo personaggio tra il guerriero e l’amoroso sortendo con ottimi mezzi vocali i suoi numeri musicali. Laura Polverelli si è cimentata con convinzione nel ruolo del giovane Medoro, con accanto l'Angelica dell'esperta Francesca Aspromonte che ha dimostrato sensibilità e sicurezza nel ruolo di Angelica, nelle agilità che definiscono la sua parte. Come il contralto Sonia Prina, da Orlando delle precedenti edizioni, passata al ruolo di Ruggero, dimostrando di possedere sempre quell'impeto vocale che la caratterizza sfoderando le agilità che caratterizzano il suo stile in un ruolo che sfiora l'eroico.
Una veterana nel ruolo di Alcina alla fine vera protagonista attorno a cui ruota la vicenda di Orlando voluta da Vivaldi, Lucia Cirillo infaticabile in scena nel gestire la sua presenza dai mille risvolti or sensuali ora di furore. Il baritono Christian Senn offre un Astolfo meditativo rispetto ai funambolismi vocali dei personaggi che lo circondano. Belli gli inserimenti del coro, dai palchi di proscenio, preparato da Ulisse Trabacchin che ha restituito alla compagine corale la percezione di essere osservatore e commentatore della vicenda di Orlando. Nella prima rappresentazione, in festiva pomeridiana, il pubblico ha risposto numeroso, accogliendo con favore e evidenziato con applausi e da ripetute chiamate degli artisti, una proposta al di fuori dei consueti cliché di repertorio.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Mercoledì, 11 Maggio 2022 16:48

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