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PAGLIACCI (I) - regia Franco Zeffirelli

"I Pagliacci", regia Franco Zeffirelli. Foto Fabrizio Sansoni, Teatro dell'Opera di Roma "I Pagliacci", regia Franco Zeffirelli. Foto Fabrizio Sansoni, Teatro dell'Opera di Roma

Musica di Ruggero Leoncavallo
Opera in un prologo e due atti
Libretto di Ruggero Leoncavallo
In occasione del centenario della nascita di Franco Zeffirelli
Prima rappresentazione assoluta Teatro dal Verme, Milano 21 maggio 1892
Prima rappresentazione al Teatro Costanzi, 18 gennaio 1894
Durata: Prima parte 49' - intervallo 25' - seconda parte 30'
DIRETTORE Daniel Oren
REGIA E SCENE Franco Zeffirelli
MAESTRO DEL CORO Ciro Visco
COSTUMI Raimonda Gaetani
REGIA RIPRESA DA Stefano Trespidi
LUCI Vinicio Cheli
PERSONAGGI E INTERPRETI
NEDDA, NELLA COMMEDIA COLOMBINA Nino Machaidze / Valeria Sepe (16, 18 )
CANIO, NELLA COMMEDIA PAGLIACCIO Brian Jagde/ Luciano Ganci (14, 16, 17, 19)
TONIO, NELLA COMMEDIA TADDEO Amartuvshin Enkhbat/Roman Burdenko (16, 19)
SILVIO, CONTADINO Vittorio Prato
BEPPE  Matteo Falcier
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
Con la partecipazione del Coro di Voci Bianche del Teatro dell’Opera di Roma
Con la partecipazione della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma
Allestimento Opere Scenografiche S.R.L.
integrazioni tecniche per Scene, Costumi e Attrezzeria a cura di Teatro dell’Opera di Roma
Roma – Teatro dell’Opera dal 12 al 19 marzo 2023

www.Sipario.it, 14 marzo 2023

Quale modo migliore di ricordare Franco Zeffirelli in occasione del suo centenario? L’Opera di Roma ha scelto una delle regie più singolari del Maestro recentemente scomparso: Pagliacci. Singolare perché l’opera di Leoncavallo è stata rappresentata senza l’altra alla quale solitamente si accompagna: Cavalleria rusticana. Singolare perché, come lo stesso Zeffirelli ha dichiarato, è l’unico caso in cui ha deciso di attualizzare la vicenda. Perché? Erano le intenzioni di Leoncavallo, il quale voleva realizzare un’opera moderna, contemporanea, ambientata in un certo mondo pittoresco. E così “ho attualizzato la vicenda, perché ritengo che tutto ciò sia quello che l’autore voleva”. E chiunque sa quanto Zeffirelli propendesse, invece, per un certo classicismo nel teatro lirico. Chi non ha davanti agli occhi le scene della sua fastosa Aida?
Ma anche i suoi Pagliacci non sono certo meno ricchi. Scene d’insieme meravigliose, popolate di persone che formicolano per i vicoli di Montalto dove, un giorno, giunge una carovana di pagliacci a dare spettacolo. Carretti, palazzine con balconi, clowns del circo che coi loro numeri annunciano l’inizio della rappresentazione alla quale i cittadini assisteranno: tutto è improntato a un realismo, viene quasi da dire, alla Visconti: meticoloso in ogni minimo particolare. Zeffirelli iniziò proprio come assistente regista di Luchino Visconti. Ma, a differenza di questi che nel teatro fu distante anni luce dalla veridicità cui era solito immergersi quando girava i suoi colossali film, Zeffirelli si può definire un verista del teatro, ma di gusto ricco ed incredibilmente raffinato.
Innanzitutto nell’impostazione della regia, che consiste principalmente nel portare in scena le intenzioni primarie dell’autore dell’opera. E abbiamo visto quanto le dichiarazioni di Leoncavallo abbiano costituito il perno della sua messinscena di Pagliacci. In secondo luogo, nella recitazione degli interpreti: i quali si sono trovati a dar vita ai loro personaggi dilatando, approfondendo gli stati d’animo via via da rappresentare. L’esempio lo si ha nella celebre “Ridi, pagliaccio”, che Brian Jagde – un Canio sublime – interpreta assaporandola nota per nota, concentrandosi sugli acuti e sottolineando i bassi, accompagnando la vocalità con movenze lente ma intense, quasi a voler marcare la profondità del dolore provato nell’apprendere del suo amore per Nedda non ricambiato.
Anche il ritmo dell’azione scenica è molto analitico: estremamente accorto nella cura del dettaglio. Altra trovata che suggerisce l’idea di un realismo di stampo viscontiano.
Sublime la direzione di Daniel Oren: mai pomposa, mai esasperata; solenne, eppure lieve e a tratti ironica – laddove ce ne fosse necessità.
Amartuvshin Enkhbat è stato un Tonio meraviglioso, con una tessitura vocale rotonda, pulita, limpida e un vibrato eccellente.
Stefano Trespidi ha realizzato un’ottima ripresa della regia di Zeffirelli. Più di un omaggio: un capolavoro evocativo di un grande capolavoro.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Giovedì, 16 Marzo 2023 13:03

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