Concerto
Di F. Schubert
Direttore, consulente alla regia video e direttore musicale di palco Maurizio Agostini
Direttore di scena Paola Greco
Coordinatore maestri di sala Roberto Moreschi
Aiuto maestro del coro Vincenzo Caruso
Direttore allestimenti scenici Pasqualino Marino
Con Orchestra del Teatro di San Carlo
Regia Antimo Campanile
Registrato dal vivo il 26 novembre 2020
Disponibile tramite biglietto sul sito del Teatro San Carlo fino al 28 febbraio 2021
La vita non fu sempre molto clemente con Franz Schubert, vissuto tra il ‘700 e il 1800 e morto prematuramente, a soli 31 anni, per una malattia contratta molto prima. Secondo alcuni dovette anche nascondere la sua omosessualità, cercando di ostentare invece la frequentazione assidua di molte donne. Fu, per volere del padre, maestro elementare, ma in realtà solo per breve tempo, in quanto la sua vocazione, la sua passione è sempre stata la musica, di cui imparò i primi rudimenti grazie a suo fratello maggiore. In seguito all’ammissione al Convitto Imperiale di Vienna, iniziò a comporre le prime opere e studiò la musica sul serio ed in maniera approfondita. Ma come purtroppo spesso capita, quelli che per noi sono oggi grandi capolavori della musica detta poi romantica, secondo i principi e gli ideali dell’estetica del Romanticismo, all’epoca non ebbero quella risonanza che meritavano. Il triste destino che molti artisti devono subire e sopportare, quando le competenze sono più che valide, ma non vengono riconosciute. Dopo la morte, infatti, partì una ricerca delle sue carte musicali e molte furono ritrovate a casa del fratello. Tra queste, anche le dieci sinfonie, anche se non del tutto complete, che addirittura avevano superato di una quelle del modello a cui sempre si ispirava, Beethoven.
La Sinfonia n. 9 in do maggiore (D. 944), composta negli anni tra il 1825 ed il 1828, quindi negli ultimi anni di vita, fu definita La Grande, per distinzione dalla Sinfonia n. 6 pure in do maggiore D. 589, che invece fu definita per contrasto La Piccola e che fu completata invece nel 1818. L’intera sinfonia si presenta come un crescendo, un aumentare del ritmo e del tempo, della tensione verso il momento conclusivo, il gran finale che ne rappresenta la vera e propria esplosione grandiosa e maestosa. Una forma – sonata scritta in dialogo tra le varie sezioni di strumenti musicali e piena di una forte ritmica, che caratterizzava la musica del tempo. Dopo l’esposizione, lo sviluppo e la ripresa, classiche tre parti, è presente una coda che conduce al finale spettacolare musicalmente. Molto bello poter osservare durante lo spettacolo una trionfale ripresa del San Carlo che spicca nella sua bellezza, nonostante non siamo presenti dal vivo a sederci sulle sue poltrone di velluto. Per di più ad un prezzo anche irrisorio, questa musica sublime che risolve le ombre della vita del suo compositore traghettandole verso l’alto dei toni, merita di essere ascoltata.
Francesca Myriam Chiatto
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