IN L’ISTESSO TEMPO di Giya Kancheli e QUINTETTO IN FA MINORE OP.34 di Johannes Brahms
con Sonig Thackerian, violino, Sara Mazzarotto, violino, Danilo Rossi, viola, Mario Brunello, violoncello e Andrea Lucchesini, pianoforte
programma : In L’istesso tempo, quartetto per violino, viola, pianoforte e violoncello di G. Kancheli
Quintetto in fa minore op.34 per pianoforte e archi di J. Brahms
Rassegna Settimane Musicali al Teatro Olimpico – I canti della terra
Vicenza, Teatro Olimpico, 30 maggio 2025
Nel segno presente e immediato della sperata accoglienza dove I canti della terra si rivolgono a a tutti gli esseri viventi, un altro appuntamento di grande musica per le Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza ha visto qualche giorno fa altri due momenti che se non si sono avvicinati alla perfezione poco, davvero, ci è mancato. Tra i musicisti presenti sulla scena lignea del teatro palladiano, una superstar (non me ne vogliano gli altri, comunque altrettanto di grande livello), ovvero Mario Brunello che col suo violoncello storico ormai è un tutt’uno in una fusione di armonia e talento, sempre, come si suol dire, sul pezzo. Occasione stavolta è stato prima l’Istesso tempo, di Giya Kancheli (1935-2019), e successivamente il Quintetto in fa minore op. 34, di Johannes Brahms. Spigolosamente meraviglioso il primo dei due momenti, più classicamente (anche conosciuto) il secondo, hanno saputo dare al pubblico una giusta, lunga emozione culminata in un bis di cui accennerò tra poco. Insomma, si è vista un’altra grande serata, complici le sonate, certo, e quel livello di esecuzione di cui prima che oltre a Brunello ha visto altri importanti maestri protagonisti, Sonig Thackerian, Sara Mazzarotto, Danilo Rossi e l’attento Andrea Lucchesini al pianoforte. Dinanzi a un teatro completamente sold out che al termine ha tributato lunghi e calorosi applausi, il quintetto si è ben alternato nelle proprie esecuzioni, in certi momenti davvero di ottimo autocontrollo perfezionista. In questo proseguo della manifestazione, dunque, non si può che cominciare anche per questa 34.ma edizione un primo approccio di bilancio, che senz’altro è positivo e va a raggiungere sempre più consensi, cosa non sempre scontata. Nella partitura del georgiano Kancheli, appunto, spigolosa e magnifica, intrisa di soavità e bellezza, la stessa che secondo il compositore e molti altri salverà il mondo, le note si sono sparse nell’aria con un significato di invito al pensiero, quello più nobile. Di tenore diverso la seconda parte, quella scritta da Brahms, dove ogni solista ha potuto far vedere il meglio di sé, con la viola di Rossi e il pianoforte di Lucchesini in grande espressione. Di emozione allargata, eppure intimo allo stesso tempo, il bis, quel 4.33 di John Cage, ovvero quattro minuti e mezzo di silenzio inframezzato, un vero e proprio invito a celebrare e a richiamare un’introspezione, dedicato da parte dei musicisti per voce di Sonig Tchakerian a tutti i popoli che della guerra subiscono atrocità vergognose, Palestinesi in testa (ma ricordiamoci anche di tutti gli altri conflitti nel mondo, che sono tantissimi e ben pochi ricordano). Il brano era stato presentato anche lo scorso anno ma nessuna occasione può dirsi sia in più, è un rimarcare per qualche minuto dentro sé quello che in giro sta succedendo, e rendersi conto che certe persone, pensiamo soprattutto ai bambini, sono nati da una parte sbagliata, e l’invito, dunque che Tchakerian ha espletato era rivolto ai potenti del mondo, a chi decide ogni giorno e ogni minuto delle sorti degli altri negando la vita a cominiciare dai più piccoli. Una vergogna internazionale, che ha raggiunto e superato i limiti e che il brano di silenzio di Cage rende al massimo nel suo non essere suonato, ma in quel silenzio profondo pieno di significato. Una lezione che anche stavolta, come ogni volta risuona e rintocca cruda, aspra, tragica, dalla quale imparare. Appunto, in silenzio. E contro ogni tipo di indifferenza. Francesco Bettin