con Ensemble Musagète diretto da Gabriele Dal Santo
testo, drammaturgia e voce narrante Guido Barbieri
musica Giovanni Bonato
dal racconto Nevi di Mario Rigoni Stern
Rassegna Settimane Musicali al Teatro Olimpico – I canti della terra
Vicenza, Palazzo Chiericati, 8 giugno 2025
prima esecuzione assoluta
Un viaggio nel tempo andato dove ispirazione e tradizione, complice un evento meteo che evocava ricordi e palpabili, sentite sensazioni, ed ecco svelato questo penultimo appuntamento della 34.ma edizione delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza, sebbene la location nel caso specifico è stata un luogo diverso e speciale, centralissimo come Palazzo Chiericati. C’era un po’ tutto il Rigoni Stern (Mario) dei boschi asiaghesi e dei dintorni, qui, a omaggiare la musica e viceversa, in questa drammaturgia scritta e letta dal musicologo Guido Barbieri in una fusion con la composizione di Giovanni Bonato, un excursus musical letterale sulle diverse nevi e sui diversi nomi (otto) che lo scrittore di Asiago ha ben tratteggiato proprio nel suo racconto. Le più nevi, dunque, quelle che in tutto l’anno si possono vedere, ascoltare, e toccare, dove ognuna ha la sua storia e il proprio significato. Un concerto esclusivo e d’impatto, disturbato solo da un cattivo stato fonico che però non è riuscito a rovinare i 75 minuti dove Barbieri si è introdotto con rispetto nel mondo montano di Rigoni Stern, sempre abilissimo nei suoi scritti. Altrettanto è stato Bonato con la sua partitura musicale, ricca di suggestioni e visioni, progetto nato dalla passione per la montagna e per, ovviamente, la neve in primis, e ciò che di silente, magico la contorna. 8 brani, ognuno dei quali dedicato a un nome diverso della neve, 7 gli interludi che si sono intersecati nell’animo profondo di questa bianca coltre disegnata musicalmente e nel testo, in uno dei rendez vous del festival vicentino diretto da Sonig Tchakerian probabilmente tra i più momenti più ispirati. L’atmosfera era quella dell’evento, ancora una volta, importante, una grande sala centrale ricchissima di sontuose, affascinanti tele di Luca Giordano (e non solo), un pubblico molto numeroso, un rigore particolarmente sentito. I racconti di Bonato e di Barbieri erano introdotti dalle testimonianze di cinque testimoni a loro volta accompagnanti alla neve e alle sue caratteristiche, raccolte in Altopiano e rinchiuse nei loro ricordi, dove la stessa è diventata protagonista assoluta, canto della terra, appunto, espressione naturale ed evolutiva, passaggio nel mondo. Bisogna, anche qui, naturalmente, fermarsi ad ascoltarla, a viverla questa neve col suo soffice manto bianco, impegnarsi a sentirla come per tutte le cose che ci stanno attorno di cui non ci accorgiamo, non così tanto almeno. Questo nei racconti di neve di Barbieri, studioso e attento ricercatore. Ma altrettanto lo si è visto e sentito tra le note della composizione di Bonato, altro egregio maestro delle sette note classiche e fine pensatore omaggiante il mondo della musica che con questo lavoro è riuscito a coniugare più aspetti della propria professione, e del proprio sapere, in un dualismo con Barbieri affiatato, genuino, di alto livello. Con richiami che hanno toccato una certa consuetudine cimbra, radici che arrivano da lontano e che fanno parte di questo territorio. Tutta la montagna, quella di Asiago e di Roana, dei dintorni ha avuto insomma la sua bella dimostrazione di saper evocare, distribuire emozioni, con delle esecuzioni rigorose e attente della formazione degli Ensemble Musagète, emblema stesso della musica cameristica tra la ricerca e il classico, molto apprezzate dagli spettatori, che hanno applaudito convinti al termine del concerto. Appuntamento ora all’edizione 2026, alla 35.ma edizione. Francesco Bettin