giovedì, 10 ottobre, 2024
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TRILOGIA D’AUTUNNO - RAVENNA FESTIVAL

"Le nozze di Figaro", regia Ivan Alexandre. Foto Zani Casadio "Le nozze di Figaro", regia Ivan Alexandre. Foto Zani Casadio

Mozart - Da Ponte

Le nozze di Figaro
lunedì 31 ottobre
Il Conte di Almaviva Clemente Antonio Daliotti
La Contessa di Almaviva Ana Maria Labin
Figaro Robert Gleadow
Susanna Arianna Venditelli
Barbarina Manon Lamaison
Cherubino Lea Desandre
Bartolo/Antonio Norman D.Patzke
Marcellina Valentina Caladonato
Don Basilio/Don Curzio Paco Garcia
direttore Giovanni Conti

Don Giovanni
martedì 1 novembre
Don Giovanni Christian Federici
Donna Anna Iulia Maria Dan
Don Ottavio Julien Henric
Il Commendatore/Masetto Callum Thorpe
Donna Elvira Arianna Venditelli
Leporello Robert Gleadow
Zerlina Chiara Skerath
direttore Erina Yashima
Coro Luigi Cherubini

Così fan tutte
mercoledì 2 novembre
Fiordiligi Ana Maria Labin
Dorabella José Maria Lo Monaco
Guglielmo Florian Sempey
Ferrando Anicio Zorzi Giustiniani
Despina Miriam Albano
Don Alfonso Christian Federici
direttore Tais Conte Renzetti
Coro 1685 dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Giuseppe Verdi”

Ivan Alexandre regia
Antoine Fontaine scene e costumi
Tobias Hagström-Ståhl luci
Lars Henrik Johansen Fortepiano
Antonio Greco maestro dei cori
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

visto 31/10/22, 1,2/11/22 Teatro Alighieri, Ravenna

www.Sipario.it, 9 novembre

La XXXIII edizione del Ravenna Festival chiude con la X edizione di Trilogia d'Autunno, segmento di programmazione ideato da Cristina Muti nel 2012. Oltre alle evidenti finalità di eccellenti offerte artistiche, la Trilogia è stata e si conferma occasione per sperimentare tecnologie scenografiche, foniche e illuminotecniche, ma anche per coinvolgere la nuova generazione di cantanti, musicisti e direttori. Quest’anno protagonisti sono i capolavori della collaborazione Mozart - Da Ponte: Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini tre allievi dell’Accademia del maestro Riccardo Muti, rispettivamente: Giovanni Conti, Erina Yashima e Tais Conte Renzetti.
Questa trilogia operistica da sempre è stata considerata un unicum del teatro musicale, ed è legata da un filo conduttore che ben giustifica la regia unica scelta da Ivan Alexandre, che l’ha giustamente letta come il ciclo della vita di un libertino. Ma le agili scelte registiche di Alexandre, l’immediatezza degli interpreti diretti a ridisegnare lo spazio scenico, racchiuso in una specie di palcoscenico mobile, richiamano anche la commedia dell’arte, ancora tanto presente in questo teatro mozartiano. Così le vicende del nostro libertino (Cherubino in giovinezza, Don Giovanni in età adulta e Don Alfonso in età matura) si sono avvicendate per tre sere su un unico palcoscenico, con un unico regista, un'unica orchestra, con coerenza estetica.
Le nozze di Figaro, tratta dalla Commedia teatrale di Pierre Augustin Caron de Beaumarchais, Le Mariage de Figaro, apre la trilogia. La vicenda si svolge in una giornata ripartita in quattro atti e ambientata nel palazzo del Conte d’Almaviva. Il Conte d'Almaviva è invaghito della cameriera della Contessa, Susanna, sulla quale cerca di imporre lo "ius primae noctis". La storia è una serie di equivoci amorosi, incontri clandestini e fughe. Per sventare i suoi progetti, Figaro, Susanna e la Contessa cercano di trarlo in inganno, ma questi trova aiuto nel maestro don Basilio, nella governante Marcellina e in Don Bartolo. A fare le spese della gelosia del Conte è il giovane paggio Cherubino, che corteggia tutte le donne del palazzo. In un intreccio serrato, donne e uomini si contrappongono in questa giornata piena di eventi drammatici e comici, che sorreggono la passione travolgente che la caratterizza e nella quale servi e padroni si alternano nei loro ruoli. Giunge la notte risolutiva: il Conte incontra nel giardino la Contessa travestita, la scambia per Susanna e la colma di promesse amorose; a sua volta Susanna, nei panni della Contessa, viene avvicinata da Figaro, il quale però la riconosce, ma finge comunque di corteggiarla. Quando il Conte scopre Figaro, chiama gente per strappare la Contessa dalle sue braccia e la burla viene alla luce. Il Conte implora il perdono di sua moglie e le nozze di Figaro possono finalmente essere celebrate. L'intera vicenda può essere una metafora dei diversi aspetti dell’amore: acerbo, tra Cherubino e Barbarina; nascente e in divenire, tra Susanna e Figaro; esacerbato e stanco, tra il conte e la contessa; profondo e consapevole, tra Marcellina e don Bartolo. E’ un crescendo di inciampi ed equivoci che si realizza con piccoli gesti che si accumulano soprattutto sull’impeccabile, luminoso Cherubino, principale forza di questo turbinio di alleanze estemporanee e complici tra le parti, in particolare tra Susanna e la Contessa. Ivan Alexandre ha scelto di rinunciare a spazi definiti che solitamente ospitano quest’intreccio preferendo una lettura libera degli stessi e agevolando il gioco interpretativo, anche a scapito di colpi di scena classici. La sua lettura scenografica cresce di atto in atto. L’azione in proscenio ha mostrato gli interpreti muoversi con disinvoltura e partecipare quasi con gaiezza al gioco di fughe e rincorse. Con sorpresa è stata indovinata ed accattivante la scelta di affidare all’immaginazione l’ultimo atto notturno, giocato su luci e ombre create dai drappi. Il cast di cantanti è stato soprattutto una piacevole conferma a cominciare dalla bellissima prova di Arianna Vendittelli (Susanna), che ha usato con maestria i notevoli mezzi tecnici e vocali di cui dispone. Il suo timbro rotondo e sicuro in tutte le cromie è stato arricchito da un’interpretazione intrigante e vivace, con un’attenzione sempre tesa alla più chiara espressività musicale che ha trasferito anche ai recitativi. Ana Maria Labin (Contessa) in coppia con Arianna Vendittelli (Susanna) richiederebbe una vocalità più estesa ma l’indubbio gusto della loro complicità ha funzionato e le parti soliste hanno valorizzato la sua interpretazione. Il baritono Clemente Antonio Daliotti (Conte D’Almaviva) è stato meno brillante nell’interpretazione. La sua vocalità scura e morbida messa a servizio della seduttività è stata un po’ lontana dal carattere del personaggio. Il basso-baritono Robert Gleadow (Figaro) ha dato prova di una forte presenza scenica e di uno strumento vocale chiaro, con pronuncia e dizione corrette, anche se, soprattutto nei recitativi, è risultato un po’ sopra le righe. L’aria conclusiva in cui è riuscito a trattenere la sua esuberanza pur offrendo una lettura brillante bilancia alcuni momenti in cui si è lasciato andare a piccole esagerazioni. Il mezzosoprano italo-francese Lea Desandre è stata un credibile Cherubino che ama la conquista, non si è limitata a cantare molto bene, ma nei recitativi ha dato prova di grande forza istrionica. La sua presenza sempre convincente e il bel colore mezzosopranile della sua voce sono stati una sferzata di leggerezza e seduzione sin dal primo atto. Valentina Coladonato è stata un’autoironica Marcellina anche se meno bisbetica di quanto previsto dal personaggio. Precisi e convincenti anche nel gioco scenico la vivace interpretazione di Manon Lamaison (Barbarina), Norman D. Patzke (Bartolo e Antonio) e Paco Garcia (Don Basilio e Don Curzio). Plauso al giovane Giovanni Conti alla guida dell’orchestra Cherubini, che si è confermata versatile. Il direttore ha retto la tensione narrativa della partitura senza dimenticare la raffinata scrittura mozartiana, ha sostenuto il canto e dedicato pari attenzione alle parti strumentali calibrando e curando il fraseggio musicale e intrecciando un dialogo con gli interpreti, che ha accompagnato e sostenuto, dando il giusto risalto anche alle arie e alle scene più distese. A tratti ha armonizzato troppo le sfumature.
Tratto dal libretto di Giovanni Bertati, ‘Don Giovanni o sia il convitato di pietra’, nell’originale versione di Praga del 1787 perché “più chiara, naturale e vivace”, come dichiara il regista, è il secondo appuntamento del trittico. Don Giovanni è un nobile cavaliere con una passione sfrenata per le donne, per conquistare le quali ricorre a qualsiasi mezzo, incluso l’inganno e la menzogna. Nelle sue imprese coinvolge anche il suo servitore Leporello. Donna Elvira, da lui sedotta e abbandonata, spera di redimerlo; Donna Anna vuole invece vendetta per la tentata violenza subita e l’uccisione del padre da parte dello stesso Don Giovanni. Don Giovanni intanto si invaghisce di Zerlina, contadina che intravede col suo promesso sposo Masetto, così come della cameriera di Donna Elvira. Per conquistare la cameriera di Donna Elvira si scambia gli abiti con Leporello. A causa di questo scambio di vestiti, Masetto, Zerlina, Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio (fidanzato di Donna Anna), vedendo Leporello, lo scambiano per Don Giovanni e lo vogliono uccidere; ma lui riesce a fuggire. Leporello e Don Giovanni si ritrovano al cimitero, vicino alla tomba del Commendatore, padre di Donna Anna. Don Giovanni sfida la sua statua e la invita ironicamente a cena. La statua accetta, e quella sera stessa si presenta a casa di Don Giovanni: gli chiede più volte di pentirsi, ma lui si rifiuta. Allora una grande voragine di fuoco si apre sotto i suoi piedi, e Don Giovanni precipita all’Inferno. Arrivano Don Ottavio, Donna Anna, Donna Elvira, Masetto e Zerlina per acciuffare Don Giovanni; Leporello spiega quanto è successo, e tutti concludono che ha avuto quel che si meritava. Donna Elvira decide di ritirarsi in convento; Zerlina e Masetto vanno a cenare; Don Ottavio chiede a Donna Anna di sposarlo, ora che tutto è finito; e a Leporello non resta che andare all’osteria a cercare un altro padrone. Arianna Vendittelli, nel ruolo di Donna Elvira ha confermato la grande qualità delle sue doti vocali e la sua spiccata capacità di cogliere e saper trasmettere l’essenza dei personaggi che interpreta. La sua donna Elvira en travesti è ferita ma forte e volitiva e a tratti nervosa, ma sempre entro i confini del personaggio. Robert Gleadow, in veste del servitore Leporello, strabordante di energia, porta scritti sul corpo tutti i nomi delle conquiste di Don Giovanni, idea registica che sottolinea la fisicità del personaggio, che mentre canta il catalogo si spoglia un po’ alla volta. E’ disinvolto in questo ruolo e riempie la scena, ma la sua interpretazione ha sottolineato sì le diverse sfaccettature del personaggio, ma ha pure esagerato forse un po’ sul versante farsesco, a scapito di una resa vocale solo discreta. Il baritono Christian Federici (Don Giovanni) conferma di possedere una voce piena e ben controllata, calda e omogenea. Il suo Don Giovanni è giovane, senza dubbi e ripensamenti. Il suo canto è sorretto da un fraseggio naturale e chiaro capace di comunicare appieno l’arroganza del protagonista dell’opera. “Don Giovanni è rappresentato in prospettiva, con l’eroe in primo piano e tutti gli altri a rincorrerlo trafelati – spiega Ivan Alexandre – Il protagonista si guarderà alle spalle solo una volta, quando avrà il primo dubbio della sua vita, per pochi secondi, prima di scomparire”. Ha solo un’aria tutta sua, Deh vieni alla finestra, che intona perfettamente interpretando un personaggio altro da sé. Iulia Maria Dan(Donna Anna promessa a Don Ottavio) ha regalato un’interpretazione da grande attrice, con una linea di canto elegante e sicura grazie alla sua voce scura e rotonda, vocalmente all’altezza del ruolo, che ha interpretato con equilibrio tra nobiltà e tormento. Nei recitativi è stata precisa ed espressiva. Julien Henric (Don Ottavio) canta con grande naturalezza, voce fresca e gradevole, duttile e una elegante espressività. Il basso Callum Thorpe (Commendatore e Masetto) ha interpretato due personaggi estremamente diversi. Il ruolo del Commendatore è risultato più convincente, grazie al suo timbro di basso profondo e scuro. Come Masetto è sembrato meno calato nel ruolo. Chiara Skerath è stata una Zerlina vocalmente corretta, anche se non altrettanto ben caratterizzata come personaggio. La sua vivacità vocale non è però sempre stata all’altezza di quella scenica. Preciso il Coro Luigi Cherubini sotto la guida di Antonio Greco. L’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini è stata diretta con energia e sicurezza da Erina Yashima, allieva di Riccardo Muti per la prima edizione dell’Italian Opera Academy.
Tratto dal poema epico di Ovidio, Le metamorfosi, Così fan tutte, ambientata a Napoli, racconta di due giovani ufficiali che sotto la spinta provocatoria di Don Alfonso scommettono sulla fedeltà delle loro fidanzate. Per metterle alla prova, fingono di partire per la guerra e ricompaiono subito dopo travestiti. Sono irriconoscibili. Cercano di conquistare l’uno la fidanzata dell'altro e dicono di volerle sposare. Dopo qualche resistenza, ottengono il loro consenso. A questo punto si fanno riconoscere, suscitando imbarazzo e pentimento nelle due fanciulle. Architetto della cinica scommessa nonché burla crudele, Don Alfonso trova nella cameriera Despina un'abilissima complice. Il vecchio Don Alfonso è freddo, privo di emozioni, mentre i quattro innamorati le provano tutte. La narrazione ha un andamento circolare sviluppato su due livelli: il palcoscenico collettivo e un palcoscenico centrale, dove a turno le giovani sono amanti fedeli e abbandonate, è un gioco delle parti, e dei ruoli che si invertono sotto lo sguardo del maestro di cerimonie Don Alfonso, che impartisce un insegnamento: il sentimento è cosa fragile, necessariamente imperfetta. un gioco serio che richiede lucida consapevolezza e tolleranza. Attraverso mascherate ed equivoci la geometria delle coppie si complica e moltiplica per ritornare al punto di partenza. Delle tre opere tragicomiche questa è teatralmente la più complessa per la difficoltà di mantenerne costante la tensione tra brillantezza ed ironia per tutta la sua durata. In questa terza opera l’interpretazione attoriale dei cantanti è di importanza molto più rilevante ed è stata ben sostenuta dai protagonisti, tutti capaci di calarsi nei ruoli con naturalezza. Il personaggio più coerente della vicenda è Don Alfonso. Interpretato da Christian Federici con eleganza nella linea di canto, è stato un personaggio perfettamente equilibrato, non vecchio, non cinico, forse un po’ disincantato, come la parte richiede. La mezzosoprano Miriam Albano è stata una Despina molto divertente, sempre in movimento, aggraziata e vivace sempre puntuale come presenza scenica, un po’ discontinua dal punto di vista vocale. Il baritono francese Florian Sempey, in sostituzione di Robert Gleadow, è stato un Guglielmo inappuntabile con voce potente, bel timbro e costante attenzione a non lasciarsi andare ad esagerazioni. Anicio Zorzi Giustiniani, ha interpretato un Ferrando senza particolari punte, ma nel complesso ha reso bene il personaggio. Ana Maria Labin è stata una Fiordiligi sensibile e disincantata, che ha affrontato gli scogli canori con grazia e freschezza. José Maria Lo Monaco ha interpretato una Dorabella ambigua e vivace, sostenuta da una voce piena e ricca nelle note gravi. Tais Conte Renzetti sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini si è forse un po’ trattenuta. E’ vero che la buca non ha mai coperto le voci, che non hanno però nemmeno beneficiato di quella varietà di accenti che la complessità di quest’opera prevedrebbe. Preparato da Antonio Greco il Coro 1685 dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Giuseppe Verdi” di Ravenna è stato inappuntabile.
La produzione di questo trittico ha coinvolto altri due teatri europei, lo svedese Drottningholms Slottsteater e l’Opéra Royal de Versailles.

Giulia Clai

Ultima modifica il Giovedì, 08 Dicembre 2022 13:20

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