Una produzione Art-Swiss
Marco Vannucci, Giorgia Aluzzi
Con Mirela Florentina Sârbea, Elena Carlotto, Francesca Piscitelli,
Antonio Piscitelli, Alberto Centorame, David Mitrani Velasquez,
Luca Carlotto, Sebastiano Bosco, Elena Cavallo
Scritto da Giorgia Aluzzi
Musiche scelte e ordinate da Marco Vannucci
Coreografie di Giorgia Aluzzi
Luci Alessandro Vannucci
Contenuti led wall ideati da Giorgia Aluzzi e realizzati da Marcello Conforti
Teatro Th-Marilleva 5 marzo 2020
Tempi duri per il mondo del teatro. Tutti sanno perché, quindi inutile spiegare. Dove, allora, trovare realtà artistiche che possono catturare la nostra attenzione se platee e palchi ufficiali sono inattivi? Laddove è ancora possibile sperimentare, osare, mettere alla prova i talenti delle varie persone che salgono su una ribalta. Prima che le misure restrittive del Governo proibissero ogni forma di spettacolo nei luoghi ufficiali, in un’arroccata comunità montana poco distante da Trento – Marilleva – nella sala teatrale d’una struttura alberghiera ho assistito all’ultima replica di un musical, Voice of soul, metafora dei dubbi e della paure che un artista si trova a dover affrontare nella difficile società contemporanea.
Un giovane solitario, ricco di sogni, speranze, che vagamente ricorda un Werther meno romantico e disperato, si trova d’improvviso a dialogare con la sua coscienza. La quale lo incalza: perché non fa qualcosa per cambiare la sua vita? Perché non prova a esprimere il suo universo interiore, a condividerlo per osservare come verrà accolto? Il giovane artista ha paura. È schivo, geloso di ciò che si agita nel suo animo. E se fosse frainteso? O peggio: se venisse disprezzato per questo mondo che mai a nessuno ha rivelato? Che fare, però, quando troppo potente è il desiderio d’esprimersi? Non resta che immaginare cosa potrebbe accadere se tale turbinio d’immagini e archetipi diventassero realtà. Ma riusciranno mai, un giorno, queste chimere a divenire opere d’arte, spettacoli e canzoni in una società che per la cultura continua a mostrare sempre meno interesse?
Ispirandosi alle musiche dei Queen (cantate dal vivo), omaggiando la celeberrima band senza però dover tracciare l’ennesimo ritratto di Freddie Mercury, Voice of soul esprime al meglio – soprattutto in tempi come questi simili al beckettiano Finale di partita – l’estraniazione, la solitudine che gli uomini di spettacolo si trovano a vivere loro malgrado.
A impersonare il giovane artista, un bravissimo Marco Vannucci. Slanciato nel fisico, stralunato ma sicuro di sé pur non mostrando alcuna spavalderia, Vannucci ha disegnato un personaggio consapevole della propria singolarità e solitudine. Non se ne cruccia. Anzi: è vagamente orgoglioso di questa sua condizione malgrado vorrebbe scendere dalla torre d’avorio presso cui una società, dedita solo a sciocchi divertimenti, lo ha obbligato. Notevole anche come cantante, oltre che come attore, Vannucci ha eseguito alcuni tra i brani più noti dei Queen con una voce potente, chiara, rotonda, di tanto in tanto sporcata da un lieve restringimento delle corde vocali.
Bellissime le coreografie curate dalla prima ballerina Giorgia Aluzzi. Movenze caratterizzate, tutte, da passi decisi e corporali, quasi a sottolineare l’essere superficiale e terragno della società, contrapposto alla singolarità dell’artista che, disgustato da chi lo circonda, non può che ripetere a se stesso i versi di Calderón: “La vita è sogno? E allora sogniamo anima mia!”
Pierluigi Pietricola