Wiener Symphoniker
Petr Popelka direttore
Anna Vinnitskaya pianoforte
Pëtr Il'ič Čajkovskij Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore Op. 23
Béla Bartók Concerto per orchestra
Verona, Teatro Filarmonico, 22 settembre 2024
Accademia Filarmoncia di Verona
Il Settembre dell'Accademia 2024
Merita soffermarsi sulla storia di questo complesso orchestrale che alla pari con i loro colleghi della Filarmonica è uno dei pilastri della vita musicale viennese. La Wiener Symphoniker è uno dei complessi storici della capitale austriaca, fondata nel 1900, inizialmente con il nome di Wiener Konzertverein. La Nona Sinfonia di Bruckner, il Concerto per la mano sinistra di Ravel, Pelleas e Melisande e gli innovativi Gurre-Lieder di Schönberg, sono solo alcuni brani di un’importante serie di prime esecuzioni assolute di opere diventate poi colonne portanti del repertorio sinfonico odierno. Il 31 marzo 1913, l’orchestra fu protagonista di un rilevante evento storico: Il Watschenkonzert o Skandalkonzert (concerto delle sberle o concerto scandalo). In quell’occasione Schönberg oltre alle proprie composizioni, diresse musiche di Zemlinsky, Webern e Berg. Il programma prevedeva anche i Kindertotenlieder di Mahler che in realtà non furono eseguiti perché il pubblico, scioccato dalle armonie troppo estreme della seconda scuola viennese, boicottò il concerto che dovette essere interrotto prima dell’esecuzione del brano mahleriano. Tra i direttori principali si ricordano personalità illustri come Hans Swarowsky, Herbert von Karajan (come direttore dei Gesellschaft der Musikfreunde), Carlo Maria Giulini, Gennady Rozhdestvensky, Georges Prêtre, Rafael Frühbeck de Burgos, Vladimir Fedoseev, Fabio Luisi, Philippe Jordan, in ordine di tempo. E già dal 1946 il corpo musicale è ”orchestra in sede” del Festival di Bregenz. Petr Popelka è il nuovo capo direttore d’orchestra per la stagione 2024/25 affermatosi come esperto del mondo musicale a cavallo tra i due secoli 800/900. Il programma presentato rispecchia quindi quello che sono le finalità della compagine orchestrale e le caratteristiche direttoriali inserendo di Pëtr Il'ič Čajkovskij il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore Op. 23 con il Concerto per orchestra di Béla Bartók: due mondi sonori che sembrerebbero distanti eppure sono accomunati da una particolarità pur distante di diversi decenni l'uno dall'altro. Il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 di Čajkovskij fu eseguito per la prima volta nella città di Boston, nell’ottobre del 1875 come a Boston fu eseguito il concerto di Bartok, composto fra l’estate e l’autunno del 1943, quando il musicista si trovava, oramai da tre anni, negli Stati Uniti per sfuggire alla repressione del regime nazista che lo aveva bandito dalle sale da concerto europee. I brano fu eseguito per la prima volta presso la Symphony Hall di Boston nel dicembre 1944 e dedicato alla “Koussevitzky Music Foundation”, ente nato per promuovere e valorizzare la musica contemporanea dei compositori di tutte le nazionalità. Il concerto di Čajkovskij si presentava con la solista d'origine russa Anna Vinnitskaya che si è imposta all'attenzione del pubblico nel 2007 vincendo il premio Reine Elisabeth di Bruxelles, e attualmente docente alla Musik Hochschule di Amburgo. Ha offerto una lettura quanto mai puntigliosa del famosissimo concerto ma originale e in qualche modo sorprendente. Meticolosa nel fraseggio pianistico ha condotto l'esecuzione incentrata sull'alleggerimento nel procedere sul pianoforte: ha tolto pesantezza e tormento restituendo un Čajkovskij più incline al mondo delle composizioni per balletto piuttosto che il mondo complesso delle sue sinfonie. L'orchestra che di conseguenza espletava la sua funzione di accompagnamento a questa leggerezza di lettura. Successo pieno e condiviso dal pubblico veronese che ha riempito il teatro Filarmonico compreso i famosi palchi di proprietà dell'accademia filarmonica. I due bis che la solista ha concesso rientrano in questa sua visione di salotto con un estratto dal ciclo pianistico Le stagioni di Čajkovskij e con un estratto delle Romanze senza parole di Mendelssohn D'altro canto anche il concerto di Bela Bartok si presenta nella sua complessità nel definire mondi musicali anche distanti ma che caratterizzano la scrittura del compositore ungherese, tra ricerca ma anche la riscoperta del mondo della tradizione musicale popolare. Non rinuncia infatti al dialogo tra strumenti amplificando la presenza di ritmiche dalle danze balcaniche e della tradizione ungherese ma anche all'innovazione del dettame musicale tra dissonanze e alterazioni ritmiche fatta da dialoghi innovativi tra gli strumenti. Il pubblico entusiasta acclama ben due bis che i Wiener Symphoniker dedicano alla loro amata tradizione con due brani di Strauss padre e figlio. Federica Fanizza