di Alfredo Catalani
Regia, scene, costumi, luci e video: Massimo Gasparon
Direttore d’Orchestra: LU Jia
Wally: Oksana Dyka/ Rachele Stanisci
Stromminger: David Cervera
Afra: Sonia Maria Fortunato
Walter: Elena Scirru
Hagenbach: Kostantin Kipriani/ David Cecconi
Gellner: Enrico Di Geronimo
Pedone di Schnalls: Andrea Tabili
Coro orchestra e balletto del Lirico di Cagliari
Allestimento del Teatro Lirico di Cagliari dal 24 aprile al 4 maggio 2025
Bisogna riconoscere del coraggio al Lirico di Cagliari che, sebbene raramente riesca a riempire un teatro forse sovradimensionato rispetto alla domanda della città, tuttavia sa osare più di altri teatri di maggior lustro e rinomanza. Un coraggio già dimostrato in precedenti occasioni con la scelta della Cecilia di Refice per l’apertura della stagione 23, il Mefistofele di Boito per quella del 24..., e ora questa Wally di Catalani, che dopo l’ inaugurazione della stagione 53 alla Scala (fu la Tebaldi a interpretarla), era uscita (sembrava definitivamente) dai circuiti nazionali, mentre in quelli mondiali non è in effetti mai entrata. Del resto La Wally è opera facile da dimenticare. Drammaturgia povera, caratteri privi di sfumature, trama di scuola verista, discreta elaborazione musicale con suggestioni wagneriane nella scelta di eliminare duetti, terzetti e arie chiuse, nonchè nell’uso dei corni e altri fiati evocativi di una sostanza tuttavia ben lontana dalla complessità drammatica, musicale e filosofica del maestro di Bayreuth. E tuttavia lo spettacolo non è mancato. Grazie soprattutto al magnifico balletto, alla sperimentata bravura del coro, alla direzione orchestrale e alla bella messa in scena di Gasparon Contarini. Cantanti: così così. Balletto, dicevo. Preciso, leggero, vaporosi veli bianchi, una iniezione di eleganza nel magma verista di una tragedia che ha le movenze di un’operetta. Gasparon ha padroneggiato con sicurezza gli elementi scenici, luci piene, cime svettanti, cielo dapprima terso poi sempre più minaccioso man mano che il dramma giungeva a compimento, spazi ben riempiti, buona elaborazione scenica, con 4 cambi di scena, uno per atto. Tranne qualche punta di eccessiva sonorità, l’orchestra diretta dal maestro cinese ha ben aderito al racconto. Da segnalare il magnifico ottavino solista dell’inizio del terzo atto. I cantanti. La Dyke ha retto bene il suo ruolo, buona gestualità, dizione discreta, è stata sicuramente all’altezza nei due vertiginosi acuti dell’ “ Ebben ne andrò lontana”, l’ aria iconica dell’ opera, ma per quanto limpida, la sua voce è rimasta fredda, scolastica, scarsa di colore e di velluto. Kipriani (Hagenbach) è tenore di buona scuola, ma non riempie la scena. Di Gironimo (Gellner, baritono) ha voce e presenza di maggior sostanza, ma è forse un pò goffo nei movimenti, data anche la sua stazza. Walter è uno spiritello che aleggia innocente con la voce gentile di soprano leggero della Scirru. Fortunato (Afra) è un buon mezzosoprano all’altezza del personaggio ambiguo che interpreta. Strominger – il padre di Wally, personaggio già scialbo nel libretto – quasi scompare nella interpretazione di Cervera, che peraltro è un buon basso. Il pubblico ha molto applaudito. A incoraggiare, forse, il Lirico sulle strade meno battute. Attilio Moro