Stampa questa pagina

AMLETO DIE FORTINBRASMACHINE - di e con Roberto Latini

"Amleto die fortinbrasmachine", di e con Roberto Latini "Amleto die fortinbrasmachine", di e con Roberto Latini

di e con Roberto Latini
musiche e suoni di Gianluca Misti
luci e tecnico Max Mugnai
drammaturgia di Roberto Latini, Barbara Weigel
regia di Roberto Latini
movimenti di scena di Marco Mencacci e Federico Lepri
organizzazione di Nicole Arbelli, foto di Fabio Lovino
produzione di Fortebraccioteatro, in collaborazione con L'arboreto Teatro Dimora di Mondaino, Ater, Teatro comunale Laura Betti, FondazioneOrizzonti Arte
visti a Orizzonti Festival 2016, il 30 luglio 2016

www.Sipario.it, 31 luglio 2016

Non si vorrebbe anticipare alcunché di Amleto die Fortimbrasmachine di Roberto Latini per lasciare allo spettatore il piacere assoluto di una prova di attore di inusuale intensità. Si vorrebbe svelare il meno possibile di questa riscrittura di Amleto che viaggia con coraggio e vertigine fra Shakespeare e Heiner Muller, passando per Marilyn Monroe, Blade Runner, Totò, Leo de Berardinis, Carmelo Bene... Questa renitenza inattuabile vorrebbe solo tutelare il piacere e lo stupore assoluti percepiti assistendo allo spettacolo in scena a Chiusi. Roberto Latini si presenta fasciato in una camicia di forza, con un caschetto biondo che è omaggio a Lawrence Olivier e subito si avverte che l'Amleto a cui si sta per assistere è di più di Amleto e di una qualsiasi tentazione di rileggere gli interrogativi del principe di Danimarca. Roberto Latini in camicia di forza è contemporaneamente il fantasma del padre Amleto e Amleto stesso, è fabula e racconto, è l'attore che accetta il gioco della finzione come disperato bisogno di verità. Latini tiene come punti di riferimento i capitoli di Hamletmachine di Muller ma li fa esplodere in una sequenza di azioni in cui la parola detta e quella registrata, il dire amplificato e la presenza non mediata dell'attore sono un tutt'uno di un meccanismo impietoso e di tortura dell'essere e non essere. La tragedia di Amleto per Latini è tragedia di figli passati dalla parte dei padri, è l'impossibilità di riabbracciare il padre, ma anche il dolore della perdita e del lutto per la madre/matrigna. Amleto è pensiero, è eredità impossibile dei padri, è contenitore di mondi. Ecco allora che Amleto è uno, nessuno e centomila: per Latini è Il fantasma del padre, è colui che attende guardando il mare e avendo alle spalle le rovine dell'Europa, è Fortebraccio impossibilitato a intervenire prima che Amleto muoia; e come Amleto porta lo stesso nome del padre, un peso che è anche passaggio di testimone insopportabile e forse insostenibile. Tutto questo è agito da Latini con atletica performante intensità, vive sulla scena di un profondità dello stare sul palco che toglie il fiato, commuove fino alle lacrime nel monologo di Ofelia e dei fiori, nel pianto di Ecuba e nel dolore del suo Polidoro. La macchina di Amleto costruita da Roberto Latini è bellezza assoluta, è emozione pura e pensiero che si fa teatro. La scena in cui la morte/Amleto porta il padre in armatura sulla carrozzella è di straziante bellezza, è la traduzione di Amleto che parla:bla bla bla con alle spalle le rovine dell'Europa. Un interno familiare per dire del marcio che c'è in Occidente. Roberto Latini regala al teatro d'arte un Amleto con cui bisognerà fare i conti.... Sublime

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Martedì, 02 Agosto 2016 00:10

Articoli correlati (da tag)

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.