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AMLETO TAKE AWAY - uno spettacolo di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari

Gianfranco Berardi in "Amleto take away", uno spettacolo di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari Gianfranco Berardi in "Amleto take away", uno spettacolo di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari

uno spettacolo di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
musiche di Davide Berardi e Bruno Galeone
luci Luca Diani
con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
produzione Compagnia Berardi Casolari / Teatro dell'Elfo con il sostegno di Emilia Romagna Teatro Fondazione, Festival di Armunia Castiglioncello, Comune di Rimini-Teatro Novelli
Teatro Elfo Puccini, Milano, dal 27 novembre al 9 dicembre 2018

www.Sipario.it, 28 novembre 2018

Amleto e i suoi dubbi nel tempo dei social network

Gianfranco Berardi, attore tarantino non vedente, interpreta un Amleto moderno che indossa la maglia di calcio dell'Inter. Lo vediamo entrare in scena con i polsi legati a un asse di legno mobile che ricorda la crocefissione di Gesù Cristo. Da qui, il via a una confessione intima della propria vita. Fino alla tappa importante della scoperta della cecità, crocefissione esistenziale ma anche possibilità trasformativa verso nuove mete e interessi quali la scoperta del teatro. La prima parte dello spettacolo scorre su queste note drammaturgiche, assistite registicamente dalla presenza in scena, sempre, di Gabriella Casolari. È un pezzo della pièce in cui Berardi scherza con il personaggio che interpreta, ora calandosi al suo interno, ora uscendone per interpretare se stesso. È un balletto in cui il protagonista danza con Amleto con l'obiettivo di raccontarci la sua vita: il rapporto con il padre, la scoperta della malattia e la decisione di seguire, contro la volontà dei genitori, il percorso artistico. Ma il punto più interessante di questo racconto è rintracciabile nell'ultima parte, quella in cui Berardi ci svela cosa siamo diventati in rapporto all'uso estremo dei social network. È qui che vediamo le note comiche di alcuni momenti recitativi culminanti nell'incontro virtuale con una donna. Il finale è un monologo sentito sull'impossibilità di essere autentici nell'era in cui il virtuale fa rima con sembrare. Siamo o sembriamo? Ci penseremo. Intanto abbiamo visto un attore in scena, autentico, che è. E non è poco.

Andrea Pietrantoni

Ultima modifica il Giovedì, 29 Novembre 2018 10:03

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