di Steven Berkoff
con Chiara Francini e Andrea Argentieri
regia e video di Luigi De Angelis
drammaturgia di Chiara Lagani
produzione Pierfrancesco Pisani – Isabella Borettini per Infinito Teatro ed Estate Teatrale Veronese
in collaborazione con Argot Produzioni
al Teatro Romano, Verona, 16 settembre 2020
Può capitare ed è capitato che all’Arena Massimo Cacciari parli di Eros e Filo-sophia e che al Teatro Romano, sempre a Verona, vada in scena L’amore segreto di Ofelia di Steven Berkoff, nella riscrittura di Chiara Lagani, con la regia di Luigi De Angelis e l’interpretazione di Chiara Francini e Andrea Argentieri. Ovviamente a legare i due appuntamenti – l’uno all’insaputa dell’altro - il tema dell’eros, dell’amore, quella forza ingenerata che spinge verso l’altro, a desiderare l’altro. Massimo Cacciari – al centro dell’Arena con intorno 300 persone distanziate sulle grandi gradinate e il simbolo dell’infinito riletto dall’estro di Pistoletto – sembra un gladiatore del pensiero e lotta con le parole, con l’etimo che disvela il lato segreto del linguaggio, la sua origine, il suo essere parte concreta, materica del nostro stare nel mondo. Eros ingenerato è come la terra e il cielo, pre-esiste agli dei e all’uomo, è forza che arriva direttamente dal caos. Nel racconto di Cacciari si fonde l’amore che unisce a Dio, l’amore che rende unici e l’amore che è tensione, desiderio, il guardar le stelle, il compiersi nella libertà che si dà all’altro, nella indipendenza dall’altro e nel definirsi proprio grazie all’altro da sé. Ed è proprio il concetto di distanza, il de-siderare nella consapevolezza che il desiderio tace laddove raggiunge lo scopo e che l’amore invece vive di questa tensione a raggiungere ciò che si desidera attraverso la spinta di Eros… Carichi di queste parole, carichi dell’argomentare serrato di Massimo Cacciari, protagonista di un agone del pensare e interrogare il legame d’amore che è conoscenza dell’altro, la visione de L’amore segreto di Ofelia finisce con l’offrirsi come versione pop di un pensiero della distanza che si attua nel fare teatro, ma anche nella distanza inventata dall’epistolario erotico che Berkoff immagina e che lega l’amore impossibile di Amleto e Ofelia. Da qui lo stupore per i richiami fra la lectio magistralis di Cacciari e lo spettacolo, produzione dell’Estate Teatrale Veronese e di Infinito di Pierfrancesco Pisani, in collaborazione con Argot Produzioni.
Luigi De Angelis ha giocato con cura e raffinatezza l’obbligo del distanziamento, affidandosi all’epistolario erotico fra Amleto e Ofelia, immaginato da Berkoff. La distanza epistolare fa a pugni con l’intensità erotica raccontato in quelle lettere che Chiara Francini (Ofelia) e Andrea Argentieri (Amleto) leggono/recitano a leggio. Quel testo scottante presuppone un contatto fisico che in tempi di Covid non è possibile e così la drammaturgia di Chiara Lagani s’inventa una cornice metateatrale: i due attori in pieno lockdown iniziano le prove via Zoom. Sulla scena due grandi schermi in cui Francini e Argentieri provano, si incontrano, lei non troppo convinta di quell’Amleto un po’ floscio e poco prestante, lui tutto preso dal ruolo ed anche un po’ intimorito. Ciò che accade in scena è un rimpallo fra storia narrata e messa in scena, in un divertito ed elegante gioco iconico che Luigi De Angeli affida a tonalità e immagini che strizzano l’occhio a Frida Khalo.
L’amore segreto di Ofelia è un lavoro elegante, che si interroga sulla distanza, sulla forza dell’amore che cresce dalla separatezza, che nella lontananza sembra potersi fortificare, che nella libertà che l’amante dà all’amato o all’amata si compie come atto di fiducia, ma anche desiderio. Quella distanza è la stessa che ci separa sempre e comunque dal desiderio e l’amore, Eros è la forza che ci spinge verso l’altra/altro, in cerca di una compiutezza che nel non realizzarsi è fiamma che arde e realizzazione d’amore. Tutto ciò ne L’amore segreto di Ofelia si compie con sfumature technicolor e con una controllata variatio dei toni: più compito, teatrale, impostato quello dell’Amleto di Argentieri, succube dell’esuberanza di un’Ofelia/Francini cui sta stretto il confinamento in convento e che in un entrare e uscire dal personaggio diverte e spiazza, pur non sottraendosi all’intensità del dire e del re-citare, quando la drammaturgia di Chiara Lagani lascia spazio al testo shakespeariano. Ma l’ingresso di Chiara Francini nei panni di una carnevalesca regina Gertrude di nuovo stravolge i toni e dice che non ci è concesso il privilegio di credere all’Amore segreto di Ofelia… ma solo a una rappresentazione di quell’amore destinato a non sbocciare. Francini si mangia la scena, chiama l’applauso e il sorriso del produttore Pierfrancesco Pisani è quello del produttore che si immagina una lunga tournée anche in tempo di Covid e distanziamento sociale.
Nicola Arrigoni