di Licia Lanera
adattamento e regia Licia Lanera
con Giandomenico Cupaiuolo, Danilo Giuva, Licia Lanera, Roberto Magnani
luci Martin Palma, sound design Francesco Curci,
costumi Angela Tomasicchio, aiuto regia Nina Martorana,
tecnico di compagnia Massimiliano Tane
produzione Compagnia Licia Lanera, coproduzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro,
si ringrazia Compagnia La Luna nel Letto, foto di Manuela Giusto
Visto al Teatro Arena del Sole, ospite di ERT Emilia Romagna Teatro, 15 dicembre 2024
Icastico, etimologicamente con grande capacità di rappresentazione, si dice, ampliandone la valenza significativa, di ciò che non rappresenta solo sé stesso, ma è in grado altresì di rappresentare, con semplice e immediata efficacia, un contesto più complesso ovvero, teatralmente parlando, uno 'scenario'. Altri libertini, sia l'omonimo romanzo ad episodi del compianto Pier Vittorio Tondelli morto di Aids a soli 36 anni nel 1991, che la sua drammaturgica traslazione nella scrittura, insieme e paradossalmente ascetica e carnale, di Licia Lanera sono per questo entrambi 'icastici', in quanto capaci di rappresentare la vita non solo letteraria del primo ma anche la vita, essenziale e spesso sconosciuta anche a noi suoi protagonisti, tout court di allora (il romanzo è stato pubblicato con scandalo e sequestro nel 1980), di prima di allora e di dopo allora, fino all'oggi, perchè quello sguardo di allora guardava già al nostro oggi. Tra l'altro la stessa situazione 'personale' del romanziere e di molti suoi personaggi non ne fanno mai un racconto per così di dire di genere, anche se la sessualità 'diversa' vi gioca indubbiamente un 'ruolo', ma sono al contrario una sorta di chiave di lettura per aprire ad uno sguardo mai settoriale, né esistenzialmente né storicamente, né politicamente, e io credo che di 'politico' vi sia molto in questa narrazione. È brava poi Licia Lanera a trascendere e trasfigurare un racconto geneticamente generazionale ma anche profeticamente ipotetico, quali molte storie di Pier Paolo Pasolini, in un esercizio di consapevolezza senza tempo, che riguarda le generazioni in sé, come movimento e come storico contingente rigurgito sulla spiaggia del Tempo. Nel narrare di Tondelli precipitano con amara lucidità i tormenti degli anni che visse, profugo con altri profughi dalle illusioni e dalle utopie degli anni '60, direttamente scaturite dall'entusiasmo anche economico del dopoguerra e poi stroncate prima dal sangue degli “Anni di Piombo” e della “Strategia della Tensione” e poi dal diffondersi della droga (torsione grottesca e diabolica anche di quelle ansie di libertà), sull'orlo di un precipizio da cui sarebbe tra l'altro scaturita la sua prematura morte. In quegli stessi anni nasceva Licia Lanera in una sorta di ideale staffetta, in cui nulla è autobiografismo poiché tutto e sempre nell'arte e nel teatro è in fondo autobiografia rigenerata esteticamente, in cui però il testimone di molte speranze e di una sinistra incapace di ritrovare una sua anima era già caduto nel fondo di quell'abisso imbellettato dai sogni fasulli dell'era berlusconiana. Tutto questo nel romanzo e poi nella drammaturgia non è 'detto' direttamente ma emerge con la chiarezza del vero teatro, quello in cui la rappresentazione supera la sua rappresentazione e quindi la annulla facendosi aristotelica mimesi. C'è infatti nel transito scenico che illumina la narrazione letteraria un continuo iniettarsi ed incistarsi della parola dei personaggi nella esistenzialità degli attori, in un continuo mescolarsi e confondersi tra episodi di vita letteraria ed accadimenti (la nascita, il rapporto con le madri e con la propria famiglia) di drammaturga e attori, in un reciproco fecondarsi e generarsi che alla fine li rende scenicamente e significativamente quasi indistinguibili. Ne nasce un effetto straordinariamente fuori dall'ordinario (un bel bisticcio questo!) in cui nemmeno gli attori o la drammaturga (che è anche protagonista in scena) possono o, riconoscendolo, vogliono districarsi, un effetto di meraviglia o stupore e per questo immediatamente 'liberatorio' del senso nascosto della parola nel suo essere detta, del significante oltre il significato, accentuato in particolare nell'intrigante monologo citazionale di Giandomenico Cupaiuolo che molto sarebbe piaciuto ad Alberto Arbasino. Un paradosso benefico di cui mi parlò già Edoardo Sanguineti quando, nel corso di una intervista, mi disse: “Devo dire che quando mi capita di assistere ad un mio pezzo teatrale, quello che provo è persino, mi è accaduto già di confessarlo, quasi un senso di imbarazzo, perché mi trovo dinanzi a un testo che non sento totalmente mio, e certe volte, con un certo stupore, scopro di aver detto, cioè fatto dire, da un personaggio, da una voce, delle cose che in fondo mi meravigliano”. Così nel qui e ora della scena scorrono pertanto il tempo e la vita e se i personaggi esordiscono in mutande e canottiera, metaforicamente 'liberi' dunque, concludono però, quella loro effimera ma concreta esistenza scenica, elegantemente rivestiti e costretti in abiti 'convenzionali' e socialmente spendibili. Specchio dei tempi nuovi che cacciano i vecchi tempi? Forse, ma forse il tempo non si ferma così facilmente e non dimentica agevolmente anche se qualcuno cerca di costringerlo a farlo, tanto che si dice popolarmente che le generazioni si saltano reciprocamente e spesso riescono, ciascuna, a recuperare un po' del passato dell'altra. Specchio di una speranza che rimane nonostante lo scorrere del tempo come suggerisce il tema musicale Siamo solo noi di Vasco Rossi riproposto prima nella versione giovanile e combattiva di quando fu scritta e poi in quella, solo un po' arrocchita dal tempo, di oggi. Con Altri libertini Licia Lanera ha confermato la sua grande qualità di scrittura, la sua abilità registica, tra l'altro nell'uso degli oggetti di scena che riescono ad accompagnare visivamente e simbolicamente il transito generazionale, e anche la sua sapienza recitativa che trova conforto e supporto in quella di tutti gli altri tre co-protagonisti, uno per ciascuno dei tre racconti - Roberto Magnani per Viaggio, Giandomenico Cupaiolo per Autobahn e Danilo Giuva per Altri libertini - scelti a base della drammaturgia tra i sei del romanzo. Un bello spettacolo, prodotto dalla stessa Licia Lanera in associazione con il Teatro delle Albe di Ravenna, ed erano molti i giovani e i giovanissimi al Teatro Arena del Sole di Bologna, in una sala interamente piena che ha a lungo, molto a lungo, applaudito. Maria Dolores Pesce