mercoledì, 26 marzo, 2025
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ASOLA E BOTTONE. STORIA DI UN SARTO E DELLA SUA ANIMA – regia Roberto Andolfi

“Asola e Bottone. Storia di un sarto e della sua anima”, regia Roberto Andolfi “Asola e Bottone. Storia di un sarto e della sua anima”, regia Roberto Andolfi

Drammaturgia: Annarita Colucci
Con: Annarita Colucci e Dario Carbone
Scene: Federico Biancalani e Illoco Teatro
Costumi: Annarita Colucci
Luci: Emilio Barone e Roberto Andolfi
Regia: Roberto Andolfi
Produzione: Straligut Teatro, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Compagnia Dracma
Parma, al Teatro al Parco, stagione Briciole Solares, 4 marzo 2025

www.Sipario.it, 4 marzo 2025

Raffinato spettacolo di teatro ragazzi, da un racconto di Olga Tokarczuk
“Asola e bottone”, teatro d’attore, d’ombre, di sorprese, 
Molto bravi Annarita Colucci e Dario Carbone, il sarto e la sua anima

Una messa in scena che è insieme svelamento del teatro con corde intorno che sollevano oggetti, fanno scivolare pareti, costruiscono mondi, importanti le luci nel rivelare nuove situazioni da vivere, il negozio del sarto, la capanna dove ritrovarsi, in una storia solo apparentemente semplice, priva di dialoghi e dalle molteplici stratificazioni simboliche ed emotive. Bellissimo. 

Come sipario per “Asola e Bottone”, protagonisti Dario Carbone e Annarita Ciolucci, che firma anche drammaturgia e costumi, regia di Roberto Andolfi, proprio un ampio tessuto con impuntura e un grande bottone: una voce esterna racconta, “tiene il filo” degli eventi, l’avvio con un consiglio che è insieme pratico e per la vita intera, “per fare una cucitura resistente non si usa un unico filo lungo perché, se per sfortuna o sbadataggine un punto salta, tutto si sfila”. Intanto va la macchina da cucire, con una striscia di stoffa che viene raccolta al volo da una figura femminile che è insieme l’anima, Alma il suo nome, del sarto, ma forse anche memoria di una fanciulla amata in gioventù di cui avvertire intensa la nostalgia. 

“E’ l’abito che fa l’uomo o è l’uomo che sceglie il proprio abito…?”. Tempo di scelte: sempre? Lo spettacolo prende spunto dal racconto di Olga Tokarczuk, vincitrice del Nobel per la letteratura nel 2018, “L’anima smarrita”, che a sua volta pare evocare tante altre perdite, d’ombra, d’identità, dell'intima essenza della persona, Peter Schlemihl, Faust, il soldato di Stravinskij…quel nocciolo profondo di sé che a volte si crede sia possibile dimenticare. E allora si vive correndo, inseguendo la quotidianità del guadagno, le necessità che il senso di realtà sembra esigere ogni giorno: dall’alto le persone sembrano “abiti che camminano”, tutti in gran fretta. 

Nello spettacolo intervengono a tratti le intemperie, il vento, una forte pioggia: momenti di passaggio, di cambiamento. E’ Alma che, con una lanterna, osservando il sarto a cui era stata unita, ormai vecchio, solo, sempre curvo al lavoro, a iniziare a ricordare, a volerlo raggiungere nuovamente. Ma sarebbe stato possibile quel commovente abbraccio finale se anche lui non avesse deciso di aspettarla, di averla nuovamente con sé?

Come si realizza un abito? Ecco, su schermo, teatro d’ombre, disegni e mani che spiegano i passaggi artigianali, riconoscendo al sarto sensibilità d’artista: “è come un pittore, ma i suoi pennelli sono l’ago e il filo”. E l’abito, una volta terminato, è unico, “fatto solo per colui che l’indosserà…come un’asola è fatta per un unico bottone”.

E la memoria si fa teatro: il sarto è giovane, con la sua Alma compra quel laboratorio/atelier e insieme, su un gran librone, disegnano schizzi che diventano deliziose creazioni che però nessuno compra…neppure messe in saldo. Arriverà quindi uno strano signore, alto, imponente (Mefistofele?) che gli farà firmare un contratto dalle molte clausole: il giovane finirà per invecchiare lavorando per altri, perduto lo spirito di un tempo, libero, creativo. Capendo infine il proprio errore: aver perso fiducia in se stesso, incapace di aspettare quell’anima che sapeva stimolarlo meravigliosamente… 

Una corda solleva un mucchio di stoffe che andrà quindi componendo una sorta di capanna dove, dopo un vano cercarsi, i due protagonisti potranno nuovamente stare insieme. C’era stato un momento di sconforto, quando si era arrivati a pensare che le idee e la realtà non corrispondessero quasi mai. Ma forse bisognava indagare meglio, come si fa osservando un vestito alla rovescia: allora si vedono “le cuciture, i tagli, e così scopri come lo puoi aggiustare”.

Sembra che in un paese lontano, quando una tazza si rompe, i pezzi vengano riattaccati “senza nascondere le fratture, lasciando ben visibili le cicatrici…”. Bravi gli interpreti di “Asola e Bottone. Storia di un sarto e della sua anima”, tutto di una speciale bellezza, intelligenza e originalità, raffinato e coinvolgente, teatro ragazzi di alta qualità come non si vedeva da tempo.

Valeria Ottolenghi 

Ultima modifica il Domenica, 09 Marzo 2025 09:07

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