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ANNA KARENINA – regia Luca De Fusco

“Anna Karenina”, regia Luca De Fusco “Anna Karenina”, regia Luca De Fusco

adattamento Gianni Garrera e Luca De Fusco
con Galatea Ranzi
regia Luca De Fusco
con Galatea Ranzi
e con (in o.a.) Debora Bernardi, Francesco Biscione, Giovanna Mangiù, Giacinto Palmarini, Stefano Santospago, Paolo Serra, Mersila Sokoli, Irene Tetto
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
musiche Ran Bagno
coreografie Alessandra Panzavolta
proiezioni Alessandro Papa
aiuto regia Lucia Rocco
luci Gigi Saccomandi
produzione Teatro Stabile di Catania / Teatro Biondo di Palermo
Trieste, Politeama Rossetti, 21 marzo 2025

www.Sipario.it, 9 marzo 2025

“Come raccontare a teatro una delle storie più belle del mondo?” È l’interrogativo che si è posto Luca De Fusco, accostandosi ad un classico della letteratura come “Anna Karenina”. Dal romanzo di Tolstoj ha tratto uno spettacolo solenne, cinematografico e visionario nel suo porsi allo spettatore. Come in un enorme fotogramma incorniciato dalla pellicola nera, emergono i percorsi affrontati dai personaggi, ciascuno dei quali ingarbugliato alla sorte che lo attende. Si tratteggia così, dietro a un velario scuro che garantisce la quarta parete, inespugnabile per la persona che guarda a cui è vietato soccorrere gli irrisolti protagonisti, le lente spirali di un amore declinato nelle infime sfumature del rifiuto e del desiderio. Ad essere valorizzata nelle brevi scene che si susseguono è soprattutto la letterarietà del testo: le parti narrative si insinuano nei dialoghi, racchiudendo i commenti dell’autore e i pensieri dei personaggi stessi. Anche degli “a parte”, così frequenti nel linguaggio della drammaturgia, vengono inseriti in funzione di coro, offrendo un corto circuito mimetico-diegetico che affascina sin dal primo quadro. Il montaggio è poi veloce, caratterizzato dalla “grammatica visivo-musicale” che lo stesso regista ci ha abituato ad ammirare nelle sue creazioni: a firmarla sono Marta Crisolini Malatesta (con scene e costumi di un Ottocento cupo ed elegante), Gigi Saccomandi (con un complesso gioco di luci di taglio) e Ran Bagno (con musiche melanconiche e avvolgenti). Tutto inizia e finisce con un treno, con una stazione che fa da sfondo alla storia che è soprattutto storia d’amore, declinata nei sentimenti di tre coppie strette in uno stesso legame familiare (“Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”, recita infatti la proiezione dell’incipit). Alla liason maledetta tra Vronskij e Anna, lotta impari tra Eros e Thanatos, fanno da contraltare quella serena ma di ripiego tra Levin (Francesco Biscione) e Kitty (Mersila Sokoli) e quella fallimentare tra Oblonkij (Stefano Santospago) e Dolly (Debora Bernardi). Le videoproiezioni di Alessandro Papa si impongono poi come un controtesto psichico degli innamorati che amplificano le emozioni e gli sguardi, dai primi momenti della seduzione ai dolorosi conflitti della passione senza fine.

La Anna di Galatea Ranzi scandaglia le vibrazioni dell’animo della protagonista con veemente trasporto e offre un’eroina vivida e inquieta, che abbraccia inesorabilmente il suo destino tragico assieme a Vronskij (Giacinto Palmarini). La fisicità è fiera, seduttiva, disperata, con uno sguardo ed un eloquio che disarmano per verità e testimoniano con forza che amare significa morire.

Applausi e apprezzamenti per uno spettacolo che si inscrive nella tradizione del grande teatro di prosa italiano, di cui De Fusco è ancora una volta indiscusso testimone.

Elena Pousché

Ultima modifica il Lunedì, 24 Marzo 2025 12:41

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