EMILIO SOLFRIZZI
CARLOTTA NATOLI
L’ANATRA ALL’ARANCIA
di W. D. Home e M. G. Sauvajon
RUBEN RIGILLO, BEATRICE SCHIAFFINO
e con ANTONELLA PICCOLO
Regia CLAUDIO GREG GREGORI
Scene FABIANA DI MARCO
Costumi ALESSANDRA BENADUCE
Disegno luci MASSIMO GRESIA
Roma – Teatro Ambra Jovinelli 2-13 aprile 2025
Se la moglie si presenta a casa con un amante, non disperatevi. Anzi: ordite una trama da commedia. E non una commedia qualsiasi, ma una in particolare: L’anatra all’arancia che, dopo il successo della passata stagione, torna di nuovo all’Ambra Jovinelli registrando, già in prevendita, una serie di “tutto esaurito” ad ogni replica. Come spiegare tanto gradimento? Certo, la bravura degli attori: Carlotta Natoli ed Emilio Solfrizzi sono straordinari ed esilaranti. Indubbiamente la regia di Claudio Greg Gregori, che si sposa alla perfezione sia con l’ironia e i meccanismi del testo che con le caratteristiche recitative dei due interpreti. Ma il punto, almeno credo, è un altro. E mi è venuto in mente leggendo le Lezioni di teatro di Eduardo De Filippo dove c’è un passaggio nel quale afferma che la tragedia moderna non è quella dove si piange, ma dove si ride. E non grazie a boutade o battute da infimo e facile avanspettacolo, ma perché il pubblico assiste a quelle che sono le loro tragedie quotidiane e personali; e siccome le persone, sotto sotto, un po’ perfide lo sono, allora ridono di sciagure che toccano ad altri e non a loro direttamente. Ecco perché la storia di un uomo che scopre il tradimento di sua moglie ci fa ridere: l’adulterio è sempre un ottimo e classico pretesto comico. Ma nell’Anatra all’arancia vi è un sovvertimento di questo stereotipo narrativo. Nessun dramma, niente lacrime né dolori. Semmai, il desiderio di convivere con tale situazione cercando di distruggerla con l’arma sottile dell’ironia, della goliardia. Occorre intelligenza per applicare simile strategia nella vita di tutti i giorni. E però può darsi che seguendo l’esempio del protagonista della commedia: di invitare a casa l’amante della moglie, metterlo a suo agio per poi fargli ogni tipo di scherzo e tiro mancino; e contemporaneamente di far ingelosire la moglie con la presenza di un’altra donna: ordire una simile trama non vuol dire solo padroneggiare la propria intelligenza al di sopra delle passioni del momento, ma tentare di salvare il salvabile di una storia d’amore che, consapevolmente, si comprende essere fondamentale. L’anatra all’arancia è un toccasana rispetto a quello che la cronaca ci racconta in merito a femminicidi e violenze. Il problema è quanti comprendono un simile messaggio a favore dell’intelligenza contro la forza bruta, mascherato dietro la parvenza di commedia. Come che sia, anche se non si arriva a tale intuizione, si può godere di questo spettacolo per la bravura dei due interpreti: Solfrizzi è perfetto nel ruolo del marito gigione, goliardico ma tutt’altro che superficiale; e quanto sono belle sue le improvvisazioni: misurate e mai fuori tema. La Natoli tratteggia una moglie distante anni luce dallo stereotipo dell’oca giuliva. Evviva! E quei suoi silenzi interlocutori, accompagnati da occhiate di disappunto ma simpaticissime, con le labbra serrate: tutto questo è esilarante. Specie quando la recitazione è spontanea e mai forzata. Che gran teatro! Pierluigi Pietricola