venerdì, 23 maggio, 2025
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ALICE AUGMENTED - regia Giuseppe Scutellà

“Alice Augmented”, regia Giuseppe Scutellà “Alice Augmented”, regia Giuseppe Scutellà

di Carroll/Scutellà  
Produzione: Fondazione TIM - Teatro PuntozeroBeccaria
In scena Compagnia Puntozero, formata da giovani detenuti e non: Carlotta Bruschi - Marta Calluso -
Marcello Ciani - Dilip Loundo Tejaswini - Matteo Esposito -  Fatemeh Ghanean - Miguel Frizzella - Habib Madame - 
Pasquale  Minichiello,  Lisa Mazoni - Maria Mou - Mouhib Naffeti - Manuel Rezkalla - Joseena Rigo -
Roy Ilagou - Sara Santelli  -  Alex Simbana - Alessandra Turco  
Costumi e implementazioni 3D: Lisa Mazoni - Bruschi Carlotta - Pellizzoni Sara 
Videomapping, realtà virtuale/aumentata, editing in tempo reale e streaming: laboratorio professioni digitali con i giovani ristretti.  
Musiche: Joseena Rigo 
Immagini: Joseena Rigo - Sara Ruggiero
Suono: Olmo Giani 
Light design: Enea Pablo Zen  
Organizzazione: Greta Greppi - Martina Medici
Regia, scene e rielaborazione scenica: Giuseppe Scutellà  
Visto a Milano al Teatro Puntozero Beccaria 23 marzo 2025

www.Sipario.it, 17 aprile 2025

Al Teatro Puntozero Beccaria tante repliche, molto pubblico e caloroso successo
“Alice Augmented. Un viaggio immersivo nella meraviglia della tecnologia e dell’inclusione”
Tra immaginazione, nuovi saperi e progetti per il futuro

Già l’avvio è un fantastico cortocircuito: nel senso dell’attesa di figure sospese, Alice e una sorella, giornata afosa, tra noia e sonnolenza, un libro tra le mani, un pigro immaginare, ecco la canzone “White Rubbit” del gruppo psichedelico Jefferson Airplane - brano acid rock dell’album “Surrealistic Pillow”, 1967, che già si nutriva di personaggi, di citazioni, del romanzo di Carroll, filtrato da visioni stimolate da sostanze della controcultura del tempo, LSD e affini - lasciare spazio sulla scena a quella “realtà aumentata” del titolo creata dalla tecnologia. “Una pillola ti rende grande/ e una pillola ti rende piccolo….vai a chiedere ad Alice/ quando sarà alta tre metri”: le sensazioni del corpo che mutano tra le più varie allucinazioni si traducono in apparizioni straordinarie di proiezioni e fumi fondendo l’affascinante mondo onirico di Carroll e i molti nuovi saperi acquisiti dai ragazzi del Beccaria, svelando sorprendenti forme di creatività teatrale.

Si segue da tempo e con molta ammirazione il lavoro di Giuseppe Scutellà e della sua compagnia Puntozero “formata da giovani detenuti e non”, di colto pensiero e intensa energia gli esiti replicati ogni volta per molti giorni a Milano, numerosi sempre gli spettatori nella bella sala teatrale, la prima in Europa aperta al pubblico all’interno di un istituto penale con doppio ingresso. E con “Alice Augmented” si coglie l’orgoglio del valore dell’esperienza teatrale, di per sé motivante, con la possibilità della crescita professionale: lo spettacolo è frutto di due anni di intensa ricerca e formazione durante i quali i giovani detenuti coinvolti nel progetto hanno seguito percorsi formativi mirati, “acquisendo competenze tecniche e creative che li hanno portati a sviluppare soluzioni innovative e fantasiose, ora protagoniste della scena”.

Amava il teatro Carroll, così intratteneva i numerosi fratelli, scrivendo storie e rappresentandole nel teatrino di marionette costruito con l’aiuto di un falegname del paese, seguendo quindi diverse sue grandi passioni, sempre con elevate competenze, la matematica - docente a Oxford - e la logica fusa alla creatività linguistica, ma c’è anche la fotografia, il piacere di ritrarre bambine, in particolare Alice Liddell che il balbettante reverendo Dodgson amava intrattenere, lei e le sue sorelle, con affascinanti favole, divenendo quindi Lewis Carroll, nome con cui avrebbe quindi firmato le sue opere non scientifiche. Con qualche cesura nella sua vita, non scattando più foto di bambine nude (pettegolezzi intorno, timori suoi personali), non andando oltre nella carriera ecclesiastica, preoccupato forse anche dall’idea di non poter più andare a teatro.

Nei versi iniziali di “Alice nel paese delle meraviglie” Carroll rievoca la famosa gita in barca sul Tamigi con le tre sorelle Liddell, l’autore allora trentenne, le loro insistenze perché lui raccontasse una storia, “assurda!”, così la voleva la seconda delle tre fanciulle, proprio Alice, una favola dedicata a lei: “riponila là dove i sogni infantili/ sono intessuti alla mistica garza della memoria”. Sulla scena una condizione di libertà e di rigore, di gioco controllato, spesso in gruppo saltando, danzando, tra le prime situazioni anche l’imbarcazione ondeggiante sull’acqua: così diviene spesso l’esperienza teatrale fatta da ragazzi, un tempo magico, ma qui, con Puntozero e la realtà aumentata, si fondono, come la logica e il gusto inventivo in Carroll, creatività e nuovi saperi propri di questo nostro presente, quali esperienze personali e trasformazione del teatro. 

Questo si legge nell’elenco delle principali novità di “Alice Augmented”: luci di ultima generazione a basso impatto ambientale, per un’illuminazione suggestiva ed ecosostenibile; abiti scenici realizzati con stampanti 3D, unendo design futuristico e attenzione al riciclo; scenografie potenziate con il videomapping, che trasformano ogni scena in un quadro animato; realtà virtuale e aumentata, utilizzata sia nella progettazione che nell’esecuzione delle soluzioni artistiche. Cominciando, come nell’enigmatico romanzo, con Biancoconiglio in gran ritardo, l’inseguimento di Alice che, senza troppo sorprendersi, lo insegue in una tana dentro cui precipita a lungo. Bellissime le luci che partecipano alla drammaturgia evidenziando tinte sgargianti, oggetti volanti, linee chiare che sembrano indicare un cammino nell’irrealtà. 

Continuo il cambio di costumi, nel buio apparizioni fantastiche, danze di gruppo piene di ritmo, botole che svelano presenze inattese, vera pratica teatrale e sorprese tecnologiche. Tutto scorre  veloce in una speciale allegria surreale, un po’ folle, divertita. L’energia si trasmette al pubblico che ride in diverse occasioni, anche quando Alice, dentro la sua avventura onirica, tende piuttosto ad accettare quanto le sta accadendo, con un sentimento di sorpresa attutito, proprio come accade spesso nei sogni. Tanti gli animali - che Carroll aveva sempre protetto, difeso - qui tra le prime scene un topo, un granchio e un pappagallo. E Alice nomina più volte Dina, la sua gatta, “la migliore del mondo”, ma ci sono anche sedie, elementi vaganti. Tutto è - meravigliosamente - in subbuglio.

“Stranissimo, moltissimo stranissimo”: Alice cresce e vede i suoi piedi tanto lontano che pensa di poter comunicare con loro solo scrivendo. “Povera me! Quante sciocchezze dico!”. E s’interroga, quasi come il Sosia plautino sulla sua identità: “Chi sono io?”. Gli interrogativi si moltiplicano e s’immagina siano compresi con immediatezza dagli interpreti in scena, in età, in situazioni di radicali cambiamenti, tra rielaborazione del proprio passato, bisogno di sperimentare altre realtà, magari contando di costruire un futuro legato a quell’esperienza, non solo come attori, ma anche per scene, luci, costumi, in generale, con quanto hanno appreso del vasto mondo del digitale. 

La stratificata opera di Carroll è di complessa interpretazione, per i giochi linguistici, i livelli psicanalitici e simbolici, le numerose allusioni alla figura paterna e materna (più crudele?), ma anche al cibo. Certamente Carroll amava ogni tipo di indovinelli, di rompicapo, di trovate linguistiche, giocava a scacchi e a biliardo.

Ma lo spettacolo di Puntozero pare affrontare con intelligente leggerezza questa materia magmatica, quasi posti tra parentesi, senza mai negarli, i tanti significati possibili con il piacere del lavoro collettivo, il divertimento da trasmettere in platea. Anche se non saranno mancati pensieri, riflessioni, ricordi dolorosi con le numerose presenze di giurati, processi e verdetti. Nella bellissima prefazione di Martin Gardner al volume Garzanti che comprende “Alice nel paese delle meraviglie” e “Dietro lo specchio” viene ricordata l’affermazione di Reinhold Niebhur, “Il riso è una sorta di terra di nessuno fra la fede e la disperazione”. Forse davvero così per Carroll che però dagli straordinari interpreti del Beccaria, viene accolto in tutta la sua ricchezza immaginifica senza timori, con ritmo, voglia di stare insieme, con un’allegria di colori e azioni di gruppo che arriva in belle ondate a tutto il pubblico, che ha applaudito a lungo, ancora e ancora, tutti gli attori, autori/ tecnici creativi di questa “Alice Augmented”, sottotitolo “Un viaggio immersivo nella meraviglia della tecnologia e dell’inclusione”. 

Valeria Ottolenghi

Ultima modifica il Domenica, 20 Aprile 2025 05:27

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