Raccontate da lui medesimo
Compagnia del Sole
da Carlo Collodi
diretto e interpretato da Flavio Albanese
al pianoforte Roberto Vacca
collaborazione artistica Marinella Anaclerio
voce della fatina Cristina Spina
musiche di Fiorenzo Carpi (a cura di Giulio Luciani)
disegno luci Mattia Vigo
scenografia Iole Cilento
burattino gigante Renzo Antonello
CineTeatro Baretti, Torino Fringe Festival dal 27 maggio al 1 giugno 2025
Un classico che ci precede tutti e che, senz’altro, ci seguirà: di più, la favola che (come poche altre) unisce grandi e piccoli, si presta a una serie di letture, interpretazioni e suggestioni che cambiano con gli anni, senza mai smettere di sortire attenzione e coinvolgimento nel pubblico più trasversale possibile. Se a questo si aggiunge la rivisitazione in stile vaudeville e anche un po’ stand-up comedy, con un accompagnamento musicale cui è impossibile restare indifferenti, il gioco è fatto! Parola di Flavio Albanese (regista e protagonista) e della Compagnia del Sole, che propongono al Torino Fringe Festival 2025 (nella location del CineTeatro Baretti) Le avventure di Pinocchio. Flavio Albanese si racconta in prima persona, come fosse il burattino di Carlo Collodi: e questo, unitamente alla simpatia dell’interprete e alla familiarità estrema del personaggio, basterebbe a determinare partecipazione immediata da parte della platea. In più, Albanese, nel solco del Teatro per Ragazzi (potremmo dire, ma meglio e più ampiamente del Teatro di Varietà), si serve sapientemente di filastrocche, di arie e canzoni, per ripercorrere la storia del naso di legno più famoso di tutti i tempi. Nell’impresa divertente (e anche emotiva, perché Pinocchio non smette di far ridere e di commuovere con intensità), il regista e attore è accompagnato dal pianoforte del maestro Roberto Vacca, che esegue dal vivo la colonna sonora scritta da Fiorenzo Carpi per il popolarissimo film-TV di Luigi Comencini. Avete, forse, bisogno di ulteriori dettagli, o siete già attraversati dai dolci brividi e dalla pelle d’oca della nostalgia? Flavio Albanese ha pochi oggetti con sé in scena e – più che cambiarsi d’abito – non indossa che elementi simbolici, per passare da un personaggio all’altro, da una sequenza del racconto alla successiva, senza mai abbassare il tono, né perdere il ritmo. Lo scambio tra lui e il pubblico (non solo di ragazzi, nelle prime file) è continuo, senza sosta: energia pura. Troviamo sia questo il principale punto di forza di una messinscena che conquista, grazie anche alla scenografia evocativa di Iole Cilento e dal disegno luci di Mattia Vigo. Il burattino gigante (realizzato da Renzo Antonello) che campeggia al centro del palco – insieme al suo entourage di fatine, mangia fuochi, somari, gatti e volpi che popola da sempre il nostro immaginario collettivo – ha ancora molto da raccontare e da interrogarci. La sua sola presenza è la musica della banda, le luci della giostra, l’allegria di una festa di paese e l’abbraccio dell’infanzia più tenera (che non risparmia prove e cimenti). Giovanni Luca Montanino