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A PÀ. PER PIER PAOLO PASOLINI - con Stefano Massini

"A Pà. Per Pier Paolo Pasolini", con Stefano Massini e la Filarmonica di Parma. Foto Elisa Morabito "A Pà. Per Pier Paolo Pasolini", con Stefano Massini e la Filarmonica di Parma. Foto Elisa Morabito

Spettacolo concerto
con Stefano Massini (voce narrante), Elena Pau (Voce solista), Alessandro Nidi (Pianoforte e progetto artistico) e la Filarmonica di Parma
Nell'ambito del “Festival della Parola” dodicesima edizione, co-organizzato da “Musica in Castello”,
al Labirinto della Masone di Fontanellato (PR), 25 giugno 2025

www.Sipario.it, 27 giugno 2025

Più che uno spettacolo su Pier Paolo Pasolini, A Pà recital lirico musicale con Stefano Massini e Elena Pau sulla musica di Alessandro Nidi, è una ricognizione lirica nel cuore e nella mente del poeta e scrittore nel cinquantensimo anniversario della sua morte dolorosa, ma insieme è una ricognizione epica e storica del mondo che lo circondava, divorandolo, e degli eventi che quasi ne prepararono la tragica morte nell'anno del Signore 1975.

Costruito come una via crucis in cinque stazioni, a volte è uno spettacolo di puro dolore, e puro colore, ma anche di ingenua malinconia, è una litania di passaggio che ad ogni stazione si sofferma a giudicare quello che forse ci hanno fatto dimenticare ma di cui è fatta, irriducibilmente, la sostanza del nostro presente, grigio come il fumo degli incendi e la nebbia che li nasconde (ricordiamo che la Procura di Roma fu soprannominata “Il porto delle Nebbie”), grigio come il colore che domina l'ultima stazione, la più dolente.

Quando la musica di Alessando Nidi e la bella voce di Elena Pau, in cui si trasfigurano le parole di e per Pasolini (da De Gregori a De Andrè, da Gaber a Dacia Maraini), Stefano Massini racconta ed è un racconto, come raramente accade nell'oggi come nell'ieri di Pasolini due volte ucciso sulla spiaggia e nella televisione bugiarda e ipocrita, che non ripropone ma giudica, un racconto a quattro dimensioni in quanto alle tre canoniche sa unire e amalgare la dimensione, insieme sentimentale e psicologica, del tempo e della memoria.

Dall'impunità dello stragista del SIFAR Guido Giannettini, al massacro del Circeo ad opera dei ricchi fascisti romani dei Parioli, dalla strana evasione di Curcio alla altrettanto strana morte di Mara Cagol, dall'acciaieria di Taranto costruita sulle menzogne e sull'affossamento dei rischi ben documentati alla salute pubblica, all'azzurro e basagliano “Marco Cavallo” che apre i manicomi, fino all'omicidio del poeta, uno dei tanti, dei troppi misteri d'Italia, su una spiaggia di Ostia trovando subito il 'ragazzo di Vita', il Pelosi 'espiatorio'.

Nella parole di Massini tutto ciò non è semplice resoconto ma è un 'giudizio' kantiano, non è cronaca né storia, è la 'carne viva' di questo nostro paese ferito dalla stagione delle stragi e ormai scotomizzato da quella delle rivolte e delle grandi riforme di un sanguinoso '900, e che oggi sopravvive nelle pieghe della nebbia fitta del revisionismo, sociale ma anche politico, che ci circonda.

Un oggi ancora fatto di “domande senza risposta”, un oggi purtroppo e forse per sempre “lontano dalla verità”.

La parola è qui come un pianeta sospeso nell'Universo, un pianeta in cui l'atmosfera è man mano creata dalla musica e dal canto che avvolgendo quel pianeta ne consente la vita, consente la consapevolezza del vivere dentro di noi e dentro il racconto che si fa di noi.

La 'chiarezza' melodica del pianoforte da cui scaturiscono le musiche di Nidi, l'accompagnamento dei bravissimi musicisti della Filarmonica di Parma e l'armonia della voce di Elena Pau riempiono il vuoto tra ognuna delle cinque rotazioni di quel pianeta, il vuoto, il silenzio e anche lo stupore di un pubblico 'affamato' di una perduta 'innocenza'.

Un silenzio che si fa ancora più esigente e rumoroso con l'ultima e bellissima canzone che chiude lo spettacolo: Le tue parole scritta per l'occasione da Dacia Maraini e per l'occasione musicata dal maestro Nidi. 

Un dono, di cui è giusto ricordare l'ultima e così presente strofa:

“dacci una mano, con le tue parole lontane a ritrovare la forza vicina di una ragione rotonda e filante che allontani e cancelli per sempre una terza guerra mondiale.”

Uno spettacolo, molto politico in fondo, in quanto rivolto alla Polis come l'arte di Pier Paolo Pasolini è sempre stata, che non esiterei a definire 'coraggioso' oltre che teatralmente commovente, cioè capace di far 'muovere' insieme, quasi 'all'unisono', le coscienze degli artisti in scena e del pubblico in sala.

Coraggioso come l'evento che, per l'anniversario pasoliniano, lo ha ospitato in una doppia condivisa organizzazione tra “Gentilmente”, Festival della Parola di Parma giunto alla XII edizione, e “Musica in Castello”.

L'Oratorio teatral-musicale, così si autodefinisce, è stato preceduto dai saluti istituzionali e dalla presentazione di alcune Associazioni, tra cui “La casa della Pace” dei Salesiani le cui parole hanno rivelato un'attualità straordinaria ed una presa sui 'tempi che corrono' davvero profonda.

Nello scenario straordinario del “Labirinto della Masone” di Fontanellato nei dintorni di Parma, il pubblico che ha riempito ogni spazio ha a lungo applaudito.

Maria Dolores Pesce

Ultima modifica il Sabato, 28 Giugno 2025 11:31

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