Il tono oscuro di un'Apocalisse incombente con il progressivo diffondersi di strani mali fisici che distruggono gli uomini, dà il via allo spettacolo. Ben presto tuttavia la tragedia cede il passo alla commedia e la scena si popola di personaggi presi dalla nostra vita e visti con graffiante ironia nei loro vizi e difetti, e seguiti fino al loro disfacimento. Sul palco è Ugo Dighero, al cui talento è affidato lo svolgimento delle azioni e che, con provata maestria e padronanza scenica, porta al successo la rappresentazione, ricreando i vari personaggi con le loro singole storie e nei diversi aspetti. La regia di Giorgio Gallione accentua l'humour e dà al succedersi delle scenette una cadenza a volte caotica, quasi improvvisata e di sicuro effetto, mentre riserva al senso critico degli scritti di Nicolò Ammanniti sul tema della nostra società in decadenza, il tono di una parodia dai risvolti farseschi, ma alla fine molto amari. Dal racconto di Ammanniti "Sei il mio tesoro" (pubblicato nel volume "Crimini) nasce uno sketch di irresistibile comicità, sostenuto con bravura da Dighero, abile nei camuffamenti dei protagonisti, dalla diva televisiva al chirurgo plastico, al famoso calciatore. La scena informale si giova di pochi, essenziali elementi.

Etta Cascini