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BUCEFALO IL PUGILATORE - di e con Alessio De Caprio

"Bucefalo il pugilatore", di e con Alessio De Caprio "Bucefalo il pugilatore", di e con Alessio De Caprio

Scritto, diretto e interpretato da Alessio De Caprio
Fisarmonica Fabio Raspa
Fonica Nicola De Santis    
Produzione Associazione Artinmusica
Decima stagione 2019/2020
Festival Il Teatro che non c’era “Ho bisogno di sentimenti”
Teatro Studio Keiros - Roma dal 6 all’8 Dicembre 2019

www.Sipario.it, 8 dicembre 2019

Vedendo lo spettacolo Bucefalo il pugilatore, scritto diretto e interpretato da Alessio De Caprio e in scena al Teatro Studio Keiros di Roma, tornano alla mente queste parole di Giovanni Macchia: “Il compito del teatro, ancora oggi, soprattutto oggi, è quello di svegliare come meglio può, nelle grandi antiche sale o nelle cantine, questa selva di spettatori seralmente immersi in uno stato ipnotico… Il vero teatro non si è mai rivolto a platee oceaniche. La sua forza è nella continuità; la sua sopravvivenza non dura una sola serata, ma anni, decenni, secoli addirittura”. È in virtù di tale essenza segreta e manifesta, al contempo, del palcoscenico che De Caprio porta sulla scena questo spettacolo da svariati anni. E lo fa con grande intensità e misurata partecipazione, sapendo mediare bene fra il tono leggero e quello drammatico, senza mai cedere al patetico.
Prima di dar voce e interpretare il personaggio di Lazzaro Anticoli detto Bucefalo per la sua leggendaria rapidità nello sferrare i colpi, Alessio De Caprio fa il suo ingresso salutando il pubblico e presentandosi come un attore. Come a voler dire che quanto si vedrà e ascolterà è rappresentazione, racconto, memoria: materiale vivo che deve divenire patrimonio comune e mai cadere nell’oblio. La vicenda dello sportivo romano, ebreo di nascita, ucciso come molti altri nel vergognoso eccidio delle fosse ardeatine ad opera dei soldati nazisti, viene fatta precedere da un prologo nel quale si illustra, seppur succintamente, il razzismo esercitato nei secoli verso il popolo ebraico. Perché la storia cos’altro è se non un insieme di irregolarità che, per via della distanza dei secoli, assumono parvenza di normalità? Da qui l’importanza del ricordo e del teatro: per ribadire l’eccezionalità, la singolarità di episodi eclatanti e anche orrendi come quello dell’olocausto.
Terminato il prologo, ecco De Caprio rappresentare Lazzaro Anticoli. Egli non si immedesima in questo personaggio, e credo neppure lo voglia né mai lo abbia desiderato. De Caprio comprende appieno che non vi è personaggio più potente e intenso sulla scena di quello rappresentato. A conferire anima e sentimenti alla storia inscenata e al suo protagonista non deve essere l’attore, ma il pubblico. È lui, presenza fondamentale per il teatro, a scegliere le tinte che paiono più adatte per colorare lo spettacolo. L’attore offre, simultaneamente, una gamma cromatica ampia, simbolica, ricca di addentellati sul nostro tempo, per mai interrompere il rapporto fra l’uomo e il mondo attuale, ma anche di ieri e di un misterioso domani.
La recitazione di De Caprio è dolce e virulenta, spesso innocente, malinconica. Mai tragica. Anche quando giunge all’istante della fucilazione di Bucefalo, egli sa mantenere uno stoico distacco, quella temperata distanza sia da una carnale passionalità che da un’austera freddezza. In tal modo, Lazzaro Anticoli viene riscattato: non più vittima, ma eroe. Il simbolo di un coraggio di cui oggi tanto si avrebbe bisogno.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Lunedì, 09 Dicembre 2019 12:55

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