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BUONI DA MORIRE - regia Emilio Solfrizzi

“Buoni da morire”, regia Emilio Solfrizzi. Foto Elia Pozzan “Buoni da morire”, regia Emilio Solfrizzi. Foto Elia Pozzan

di Gianni Clementi
con Debora Caprioglio, Pino Quartullo, Gianluca Ramazzotti
scene Alessandro Chiti
costumi Sandra Cardini
disegno luci Pietro Sperduti
regia Emilio Solfrizzi
produzione Compagnia Moliére, Ginevra Media Production
teatro Mattarello, Arzignano (Vicenza), 17 marzo  2023

www.Sipario.it, 20 marzo 2023

Molti e fragorosi applausi al trio di attori in scena ad Arzignano, con “Buoni da morire” di Gianni Clementi, e bel successo per il trio Caprioglio Quartullo e Ramazzotti nella piéce comica-brillante sicuramente più spassosa delle ultime stagioni  di prosa, che ha saputo coniugare una bella trama, affiatamento e bravura degli interpreti mai sopra o sotto tono una volta, così perfettamente a loro agio che è stato un gusto vederli. Una serata dunque che come sempre in questi frangenti è di buon auspicio per il teatro e che riscontriamo più che volentieri. Siamo nei giorni che precedono il Natale, e al suono di Jingle Bells i preparativi nelle case stanno terminando. E’ così anche in quella di una coppia borghese, un medico e sua moglie, che pensano a una vigilia della festa diversa dal solito, andando ad aiutare altri volontari a portare beni di prima necessità ai più sfortunati e senzatetto. La cosa rende anche al loro menage, e li fortifica, facendoli sentire più buoni mettendosi l’anima in pace (già hanno un figlio che gli crea qualche problemino…che si trova ad Amsterdam). Tutto sembra dunque avviarsi a un Natale in piena pace con se stessi quando all’improvviso capita in casa un ciclone…umano. Che altri non è che un vecchio compagno di scuola di entrambi, diventato barbone nel frattempo (e che ha trovato per terra il biglietto da visita del suo amico di un tempo, così da pensare di fargli visita): Irriconoscibile, naturalmente. Maleodorante, vestito a dir poco malandato. I due sono spiazzati, e fuori comincia una tempesta di neve. Si può mandar fuori Ivano, il vecchio amico di un tempo, in quelle condizioni, anche meteorologiche? Difficile pensarlo, e da lì in avanti è un susseguirsi di situazioni esilaranti, sia per la bella costruzione del copione che per la bravura dei tre attori, che si inseguono e si susseguono continuamente senza lasciare scampo alla noia. Il ciclone Ivano sta per rivoluzionare casa e animi, scoprendo il suo passato (da gran bevitore di un famoso vino in cartone), e nonostante tutto riuscendo ancora a suggestionare in qualche modo la bella padrona di casa, Barbara. La situazione si evolve di continuo, si fa strada e varia minuto dopo minuto con piccoli colpi di scena e di teatro, che l’autore Gianni Clementi costruisce ad arte, con i tre ottimi attori che lo seguono. Il contorno è assai congegnato bene, con Ivano (un Pino Quartullo in splendida forma) che una volta docciato e sbarbato ritrova la forma migliore, quella di un seduttore) che porta scompenso e turbinio in quella casa così perfettina, e i due coniugi a rincorrere la situazione che sembra stia fuggendo loro di mano. Al pari di Quartullo, attore deciso, sicuro, Debora Caprioglio e Gianluca Ramazzotti disegnano alla perfezione moglie e marito curando tutte le sfumature, con una fine che forse non ci si attende del tutto ma che gioca anche sul titolo, con garbo e sobrietà drammaturgica. Come si dice, un’ottima occasione per stare a teatro e divertirsi, con una scena che forse più di tutte resta nella memoria collettiva, quando Ivano entra, già docciato e sbarbato, in salotto, in frac, accennando la celebre canzone di Modugno sull’elegante abito, con quel suo “Buonne nuit, bonne nuit bonne nuit....” che dimostra tutta la verve dell’interprete d’esperienza, raccontando un barbone colto che stupisce non poco la coppia. Nel copione c’è un po’ di tutto, un volo cancellato, una fuga da delusione, e nella sua leggerezza il testo mostra tra le righe anche una critica al sistema borghese, e una riappropriazione dell’individuo al quale si dà occasione di rimettersi in corsa. La regia di Emilio Solfrizzi è piacevolmente lineare, corretta, adeguata ai ritmi del testo. Lo spaccato di vita, il salotto borghese, nella scena di Alessandro Chiti dichiara la benestante provenienza della coppia con un arredo elegante. 

Francesco Bettin

Ultima modifica il Martedì, 21 Marzo 2023 13:49

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