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CAINO. HOMO NECANS - regia Auretta Sterrantino

"Caino. Homo Necans", regia Auretta Sterrantino "Caino. Homo Necans", regia Auretta Sterrantino

Regia e drammaturgia Auretta Sterrantino
Musiche originali Vincenzo Quadrella
Scenografia Giulia Drogo
Assistente alla regia  William Caruso
Con
Abele – Livio Bisignano
Caino – Oreste De Pasquale
QA-QUASIANONIMA – Produzioni

Sala Laudamo di Messina 19 e 20 giugno 2016

www.Sipario.it, 21 giugno 2016

Gli spettacoli di Auretta Sterrantino sembrano dei rituali. E questo Caino. Homo Necans, alla Sala Laudamo di Messina, come dire uomo uccidente con l'utilizzo del participio presente del verbo necare=uccidere, non è da meno. Addirittura questa volta la Sterrantino, con un passato teatrale presso l'Inda di Siracusa, è andata alle origini bibliche del genere umano. A quella coppia di fratelli generati da Adamo ed Eva che tutte le versioni delle sacre scritture descrivono Caino come agricoltore, Abele come pastore. Il primo passa per peccatore, traditore e assassino del fratello, il secondo come osservante delle regole umane e divine, la prima vittima ad essere uccisa. Sebbene la Bibbia designi l'invidia come causa del crimine commesso da Caino, il punto di vista di molti altri testi non-biblici è differente. Il Midrash per esempio (uno dei metodi ebraici di interpretazione e commento dei testi sacri ebraici) afferma che alla base dell'omicidio ci fosse una donna bellissima, di nome Aclima, che sia Caino che Abele avrebbero voluto sposare. Il padre Adamo interessa lo stesso Dio, che sia lui a decidere a chi dei due deve andare sposa la donna. Addirittura Caino vuole dedicargli un sacrificio che Dio rifiuta quale segno di disapprovazione e allora Caino in un raptus di gelosia uccide Abele. Secondo un testo apocrifo Caino elimina Abele come risultato di un accordo con Satana ricevendo in compenso le greggi del fratello. Questa è la medesima versione dei mormoni secondo i quali le pecore sarebbero il motivo dell'assassinio di Caino. Nello spettacolo della Sterrantino cui si deve regia e drammaturgia, pare non interessino queste antiche versioni e interpretazioni, piuttosto le interessa lo studio per una messinscena che veda Caino e Abele "come due facce di una stessa medaglia, un'unica entità spaccata da una dicotomia massacrante: l'istinto del più forte, il tentativo di resistere del più debole". In concreto, un unico essere, un "doppio" che contenga in sé i cromosomi danzanti del bello e del brutto, dell'istinto e della ragione, della ferocia e della saggezza, che il tutto insomma sia il contrario di tutto, come del resto è l'uomo nella storia dei secoli e seculorum. «Il rapporto tra i due fratelli - sottolinea la Sterrantino- viene affrontato sia dal punto di vista fisico che dialettico, seguendo il solco segnato dalla drammaturgia di Koffka, senza ignorare il sapore irriverente della visione di Saramago o il lavoro di stampo prettamente poetico di Mariangela Gualtieri». Sulla scena di Giulia Drogo composta da un paio di inginocchiatoi con due gradini ciascuna e in mezzo una sfilza di soli forconi (senza bastoni) che pendono giù legati da catenelle, come una sorta di arcano lampadario, e un paio di sgabelli lignei su cui siedono in posizione yoga il Caino di Oreste De Pasquale con il volto da maori e l'Abele del biondo Livio Bisignano, si consuma un sacrificio che dura 75 minuti, tra buie luci, rituali vari accompagnati dalle musiche seriali di Vincenzo Quadarella. La voce dei due giovani protagonisti, agghindati di nero, alle prime è da tragedia greca, per assottigliarsi più avanti sotto forma dialogica a guisa che Caino sembra Abele e viceversa, al punto che alla fine Caino stringendo a sé Abele con una pietra in mano esclamerà "ti chiedevo la vita, tu mi hai dato la morte". Caino. Homo Necans è il primo capitolo d'uno studio che sfocerà in una trilogia dei Traditori o dei portatori di colpa, incentrata su Caino, appunto, Giuda e infine Gesù.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Mercoledì, 22 Giugno 2016 04:56

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