omaggio dedicato a Ferdinand Céline di Paride Acacia
Interpreti: Gabriella Cacia, Michele Falica, Elvira Ghirlanda
Movimenti coreografici: Sarah Lanza
Luci e Fonica: Giovanna Verdelli e Adriana Bonaccorso
Scenografie: Valeria Mendolia
Organizzazione Giovanna Verdelli
Aiuto Regia Chiara D'Andrea
Regia: Paride Acacia
Produzione: Associazione culturale Compagnia Efremrock- Messina
ai Magazzini del Sale Teatro dei Naviganti 17 e 18 marzo 2018
Nomini Celine e ti vengono le pulci in testa. Non capendo perché questo singolare scrittore francese che ha affrontato la vita nel modo più disperato e sarcastico, scrivendo nel 1932 uno dei libri capitali del Novecento, Voyage au bout de la nuit (Viaggio al termine della notte), largamente autobiografico, diventando di colpo il beniamino della sinistra culturale francese espressa dal Fronte Popolare, dopo pochi anni abbia cambiato completamente idea ponendosi su posizioni anarchiche, assecondando nel contempo atteggiamenti misantropici, fobici e paranoidei, che lo condurranno all'antisemitismo e al fascismo, come si evidenza a chiare lettere nel suo Bagattelle per un massacro (1937). Il suo antisemitismo, scrive Enrico Filippini, è stato interpretato nei modi più diversi. Per André Gide è stato un innocuo gioco letterario, mentre per Jean-Paul Sartre è stata un'insorgenza sanguinaria piccolo-borghese prezzolata, ricordando pure che nel 1945 viene imprigionato e confinato in Danimarca, mentre in Francia si celebra un processo a suo carico per collaborazionismo con la Repubblica di Vichy del maresciallo Petain, che lo condannerà ad un anno di carcere. Non è facile mettere in scena un'opera di Celine. L'ultima volta, a mia memoria, ci provò la Societas Raffaello Sanzio di Romeo Castellucci mettendo in scena nel Cortile del liceo Saint-Joseph all'interno del Festival d'Avignone del 1999 il Voyage... dividendo la platea tra chi l'inneggiava e chi gridava Intellectuels de merde... Adesso in maniera scanzonata con musiche e canzoni di David Bowie, Paride Acacia, omaggiando Celine, mette in scena nello spazio dei Magazzini del Sale del Teatro dei Naviganti, Confessione di un demone, un pot-pourri di pezzi diversi tratti dalle sue opere. Tre i personaggi sulla scena di Valeria Mendolia identificabile in un salone di coiffeur per donna, con un paio di toilette e tre poltrone colorate e una sfilza di flaconi di lacca e coloranti vari, con un paio di santini del biondo Bowie sparsi sopra a delle panchette. Michele Falica è il coiffeur Ferdinando che all'inizia indossa occhiali da stagnaro, Elvira Ghirlanda è Elisabeth, una ballerina con veletta in viso e qualche chilo in più, sposata ad un avvocato e il pensiero rivolto al suo ganzo nerboruto che è sparito e non risponde alle sue lettere; Gabriella Cacia è Cecilia una scrittrice dal piglio di Oriana Fallaci che scrive dei pamphlet sugli ebrei, avendo come obiettivo quello di barattare col suo editore la pubblicazione del suo prossimo libro in cambio di alcune consuete fellatio. E' la notte di capodanno e all'inizio tutti e tre indossano delle mascherine col volto di Celine, come se fossero state possedute dal suo spirito paranoico. Parlano i tre delle loro vite frastagliate, dei loro amanti che spariscono e ricompaiono, dei loro piccoli segreti e dei traffici sottobanco, concordando che l'amore è un vomito di dolci sussurri, non lesinando d'imbottirsi di ammoniaca corretta con acqua ossigenata. La vanitas li coglie in ogni momento, in particolare coglie il coiffeur che cerca una tintura per ottenere il biondo perfetto e pare che alla fine l'ottenga, apparendo alla fine il trio appare con capigliature bionde in stile ariano come sarebbero piaciute tanto allo stesso Celine.
Gigi Giacobbe