di Francesco Romengo
Regia di Francesco Romengo
Interpreti: Francesco Bernava, Alice Sgroi
Organizzazione Filippo Trepepi
Progetto grafico: Maria Grazia Marano. Produzione Mezzaria Teatro
Prima nazionale al Clan Off Teatro 30 novembre-1 dicembre 2019
Tra bidoni di plastica vuoti, foglie secche e due bacili ai lati della scena si muovono le vite di Rosa (Alice Sgroi) e Angelo (Francesco Bernava) stranamente insieme in una stanza carceraria, architettata nello spazio del Clan Off Teatro di Messina. Anche perché mi pare che in nessun luogo esistano celle promiscue. E in effetti l'uomo è solo un'immagine fantasma di sé stesso, una proiezione immaginaria della donna finita dentro per spaccio di droga quando avrebbe potuto fare un altro mestiere per accudire i suoi due figli che se ne stanno intanto con la madre visto che il marito s'è dileguato come uccel di bosco. Angelo invece è un poliziotto sfortunato caduto in depressione per l'incidente occorso a moglie e figlio morti ammazzati da un camion impazzito e per essere stato giudicato colpevole d'avere sparato ad un giovane durante una manifestazione di protesta. Sono lì adesso entrambi a leccarsi le proprie ferite, lei lamentando lo status indecente in cui è costretta a vivere, lui cercando di incoraggiarla a sopravvivere nonostante tutto, aiutandola pure a cucire un drappo di stoffa per una recita natalizia alle porte durante la quale Rosa vestirà il ruolo della Madonna. Lei è esuberante, vitale e spontanea, lui più bonario, accomodante e riflessivo, due anime che si ritrovano attorno a un paio di tazzine di Cicoria, questo il titolo della fragile pièce di Francesco Romengo, metafora d'una vita amara, alleggerita dalle radici tostate della pianta dai fiori azzurri utilizzate come surrogato del caffè. Al pari della la loro surrogata vita-non-vita durante la quale lei immagina che il loro rapporto possa tramutarsi in un sentimento più alto, certamente impossibile perché lui non esiste e svanirà via come in un sogno.
Gigi Giacobbe