martedì, 18 febbraio, 2025
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COSÌ È (SE VI PARE) - regia Geppy Gleijeses

Milena Vukotic in "Così è (se vi pare)" regia Geppy Gleijeses Milena Vukotic in "Così è (se vi pare)" regia Geppy Gleijeses

di Luigi Pirandello
regia Geppy Gleijeses
con Milena Vukotic, Pino Micol, Gianluca Ferrato
e con Maria Rosaria Carli, Luchino Giordana
e Stefania Barca, Armando De Ceccon, Antonio Sarasso, Giorgia Conteduca, Dacia D’Acunto, Walter Cerrotta, Giulia Paoletti
scene Roberto Crea
costumi Chiara Donato
musiche Teho Teardo
light designer Francesco Grieco
videoartist Michelangelo Bastiani
aiuto regia Giovanna Bozzolo
produzione Gitiesse Artisti Riuniti
Teatro La Nuova Fenice 17 dicembre 2024

www.Sipario.it, 19 gennaio 2025

Pirandello: l’oltre tra realtà e finzione nel teatro contemporaneo

Il teatro di Luigi Pirandello continua a esercitare una potente influenza sul panorama culturale contemporaneo, andando ben oltre la semplice rappresentazione scenica. Le sue opere esplorano non solo il conflitto tra realtà e finzione, ma anche  l’identità e il destino dell’individuo, che si intrecciano in modo profondo nei suoi testi. Questi temi, ripresi e attualizzati, danno vita a nuove riletture e interpretazioni. Un esempio recente di questa rivisitazione è la messa in scena diretta da Geppy Gleijeses, con un cast che include Luchino Giordana, Armando De Ceccon, Maria Rosaria Carli, Giorgia Conteduca, Antonio Sarasso, Stefania Barca, Walter Cerrotta, Dacia D’Acunto e Giulia Paoletti. Così è (Se vi pare) è stato messo in scena al Teatro Nuova Fenice di Osimo (17-18 dicembre) e a Porto Sant’Elpidio, al Teatro delle Api (19 dicembre).

Il tema dell’oltre emerge con forza in questa produzione, portando la narrazione teatrale oltre i confini della semplice finzione. In molti dei testi di Pirandello, la tragedia nasce dalla consapevolezza del protagonista di vivere una vita che non gli appartiene, creata da un mediocre scrittore. Questo conflitto esistenziale viene introdotto a sipario chiuso da una voce fuori campo, che, utilizzando le parole di Filelfo – protagonista della novella Tragedia di un personaggio – annuncia la sua determinazione a non accettare passivamente la sua condizione. Il personaggio lotta per riscrivere la propria vita e rivendicare un’identità che corrisponda ai suoi desideri più profondi. Non è un individuo che si lascia definire dalle circostanze, ma uno che cerca un nuovo senso di sé. E chi non lo farebbe, del resto, quando la vita sembra scritta da qualcun altro? Un po’ come trovarsi in una storia d’amore che non hai mai scelto.

Il regista non si limita a esplorare la superficie della realtà, ma scende nelle profondità dell’animo umano, invitando gli attori a esplorare l’inconscio. Piuttosto che fare ricorso a concetti filosofici, Gleijeses si serve di immagini evocative per esplorare l’infinito oltre: il “limite” tra la realtà che conosciamo e quella nascosta sotto la superficie della vita quotidiana. In questo modo, l’opera non solo riflette sulla nostra condizione, ma ci invita anche a riflettere sull’incertezza e sul conflitto che segnano la nostra esistenza. Perché, si sa, quando la vita ti offre una "realtà alternativa", bisogna sempre chiedersi se è davvero un viaggio di scoperta o un abbaglio.

Uno dei temi centrali di questa produzione, realizzata da Gitiesse Artisti Riuniti e United Artists, è lo specchio, simbolo pirandelliano per eccellenza. Non si limita a riflettere un’immagine, ma diventa uno strumento traumatico che costringe l’uomo a confrontarsi con una realtà che spesso non corrisponde alla sua percezione di sé. In Così è (se vi pare), uno dei testi più noti di Pirandello, i personaggi tentano di decifrare la verità di sé e degli altri, ma l’immagine che vedono nello specchio è sempre parziale e distorta. Lo specchio, insomma, è un po’ come il filtro di  “Instagram o Facebook” : non puoi mai essere davvero sicuro di cosa stai vedendo. Questa riflessione sulla verità incompleta si fa ancora più pregnante in questa produzione teatrale, dove lo specchio diventa un luogo in cui la verità si rivela nella sua complessità e tragicità. Come nella celebre scena di Sei personaggi in cerca d’autore, i protagonisti si confrontano con la dicotomia tra ciò che sono e ciò che dovrebbero essere. Lo specchio diventa una metafora del continuo sforzo dell’individuo di riconoscere se stesso. Tuttavia, come nelle opere pirandelliane, la verità non è mai chiara e definitiva; è piuttosto un frammento che rivela la miseria dell’essere umano, incapace di trovare un equilibrio tra realtà e finzione. E alla fine, forse la verità sta proprio nel non avere mai una verità assoluta. Paradossale, ma affascinante.

La messa in scena diretta da Geppy Gleijeses restituisce la potenza straordinaria di Pirandello, che ha saputo esplorare la condizione umana, il conflitto tra realtà e finzione e l’ambiguità della verità e dell’identità. Le sue opere, sempre vive e attuali, continuano a emozionare e provocare, come dimostra questa produzione, che porta in scena i temi pirandelliani con freschezza e forza, parlando direttamente alla contemporaneità. Un Pirandello che non smette mai di sorprenderci, come una vecchia fotografia che, con il tempo, rivela nuovi dettagli.

La scenografia gioca un ruolo fondamentale nel creare un’atmosfera che esplora la relatività della verità e la confusione tra realtà e finzione. La scena oleografica satura la scena con dettagli che suggeriscono una “realtà artificiale”. Il regista utilizza questa concezione scenografica per rappresentare un mondo borghese che sembra familiare, ma che risulta anche carico di artificiosità, rimandando al tema pirandelliano della finzione. La scenografia diventa così una contraddizione visiva: oggetti e ambienti, pur sembrando quotidiani e verosimili, risultano esageratamente perfetti o falsamente naturali, come se fossero parte di un quadro oleografico. Come in una di quelle case che sembrano perfette in ogni angolo, ma in cui nessuno si sente veramente a casa.

Gli oggetti e i materiali di scena si collegano direttamente alla concezione pirandelliana del mondo come un teatro, dove le apparenze ingannano e la verità è spesso celata dietro maschere e dietro alle cose. Le soluzioni registiche, quindi, non sono solo un elemento estetico, ma diventa uno strumento di riflessione critica sul tema centrale dell’opera: la verità, l’inganno e la continua ricerca di un senso che sfugge, come le immagini in un’oleografia.

Nel contesto di Così è (se vi pare), l’interpretazione di Milena Vukotic nel ruolo della Signora Frola è considerata una delle più memorabili. Con la sua vasta esperienza teatrale e cinematografica, l’attrice incarna perfettamente le contraddizioni tipiche dei personaggi pirandelliani. L’anziana donna vive nella tensione tra apparenza e realtà, e la sua interpretazione restituisce magnificamente questa doppia dimensione, oscillando tra serenità apparente e incertezze interiori. La sua performance è intensa e misurata, capace di suscitare sia comprensione che disorientamento nel pubblico, proprio come richiede il testo pirandelliano.

Anche l’interpretazione di Pino Micol nel ruolo di Laudisi è un esempio straordinario di come l’attore possa dar vita alla complessità dei personaggi pirandelliani. Laudisi incarna la filosofia della relatività della verità, osservando con distacco la follia degli altri e facendone emergere la sua ambivalenza. L’interprete alterna ironia e amarezza, dando vita a un personaggio che, pur consapevole della relatività della verità, si sente sopraffatto dalla superficialità della vita.

Infine, la performance di Gianluca Ferrato nel ruolo del Signor Ponza si distingue per la sua intensità emotiva e intellettuale. Ferrato conferisce al personaggio una dimensione unica, navigando tra sarcasmo, malinconia e disillusione, rendendo la sua interpretazione brillante. La sua capacità di modulare la voce e il corpo, alternando ironia e riflessioni più profonde, arricchisce il significato di un personaggio che, pur vivendo una realtà contraddittoria e frammentata, non riesce mai a liberarsi dalla tensione tra verità e apparenza.

Lo spettacolo, prodotto da Gitiesse Artisti Riuniti e United Artists, si avvale delle scenografie di Roberto Crea, dei video di Michelangelo Bastiani, dei costumi di Chiara Donato, delle musiche di Teho Teardo e del disegno luci di Francesco Grieco. Con l’aiuto regia di Giovanna Bozzolo, questa produzione non solo riprende i temi classici pirandelliani, ma li rinnova con freschezza e potenza, offrendo una riflessione profonda e contemporanea sulla condizione umana, sulla verità e sulla finzione. Una riflessione che, come sempre nel teatro di Pirandello, rimane aperta, ambigua e inquietante.

Andrea Carnevali 

Ultima modifica il Martedì, 21 Gennaio 2025 12:00

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