mercoledì, 26 marzo, 2025
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COLLEZIONISTA (LA) – regia di Marco Lorenzi

"La Collezionista", regia Marco Lorenzi. Foto Laila Pozzo "La Collezionista", regia Marco Lorenzi. Foto Laila Pozzo

di Magdalena Barile
con Ida Marinelli, Yuri D’Agostino, Barbara Mazzi, Angelo Tronca
scene Marina Conti 
costumi Elena Rossi
luci Giulia Pastore 
suono e video Gianfranco Turco
effetti scenici Tommaso Serra
assistente alla regia Giorgia Bolognani
assistente alla regia stagista Alessio Boccuni
foto proiettate sulla scena di Guido Harari e Armin Linke foto di scena dello spettacolo Laila Pozzo
produzione Teatro dell’Elfo, Ama Factory
San Pietro in Vincoli, Torino, 7 febbraio 2025

www.Sipario.it, 9 febbraio 2025

Si esce dalla sala non poco disorientati dopo aver assistito a La collezionista, commedia agrodolce su testo di Magdalena Barile che Marco Lorenzi dirige, e l’applaudito cast di Ida Marinelli, Yuri D'Agostino, Barbara Mazzi, Angelo Tronca interpreta per una pagina di teatro “spiazzante”.

Ambientata in una Venezia viale del tramonto, luogo edenico dove far rivivere l’ultimo ballo di una mecenate dell’arte, la collezionista del titolo è personalità immaginaria ispirata alle figure di Peggy Guggenheim e Luisa Casati Stampa: creatura rinchiusa, e reclusa, nella sua casa museo con un vecchio leone dal flebile ruggito a protezione di quel che resta di opere sigillate in un caveau, retaggio di un passato che ha visto la donna affermarsi nel mondo dell’arte contemporanea, e oggi solo più vivere di ricordi e suggestioni. Insieme a lei divide i bianchi spazi della dimora il lacchè Marcel, factotum in livrea ed ultimo tramite con un mondo di fuori che la donna sembra rifuggire. 

E se da un lato l’istinto di Doris sarebbe quello di far calare l’ultimo sipario sull’intensa esistenza, è proprio grazie a Marcel che la potenza della memoria e del ricordo invadono la scena sotto forma di inaspettate visite: prima una giornalista con operatore al seguito alla ricerca di un’improbabile intervista, poi due giovani artisti intenti a giocarsi le loro carte al cospetto della divina signora. Tutto questo è sviluppato nella drammaturgia della Barile, contenitore di idee tanto ricco quanto a tratto disordinato nell’affrontare tematiche di valenza universale, il rapporto artista/pubblico ed il ruolo stesso dell’artista inteso come elemento fondante di quel sistema arte verso il quale oggi, forse più del passato, trovano spazio approcci contrastanti.

Ad accrescere lo spiazzamento di cui sopra concorre l’inizio performativo con il pubblico sollecitato, prima di prendere posto, a visionare opere collocate nello spazio scenico allestito con cura da Marina Conti, e ben illuminato da Giulia Pastore, prologo di un racconto che alterna sequenze dialogiche di impatto ad altre un po’ sopra le righe, per poi risolversi in un epilogo, questo sì, di assoluta umanità: in questo mare magnum di parole e situazioni, dove realtà ed immaginazione vanno a braccetto, la regia di Marco Lorenzi si adatta al ritmo delle onde, alternando toni da commedia ad altri più severi, sempre attenta a non perdere quell’equilibrio richiesto nella decodifica di un testo il cui obiettivo finale è riflettere a tutto campo sull’arte e sulle sue dinamiche, più che concentrarsi sul dato biografico delle personalità cui si ispira.

Riferito del valido apporto di Yuri D’Agostino, Barbara Mazzi ed Angelo Tronca, i settantacinque minuti filati vedono la Peggy/Luisa di Ida Marinelli consapevole di vivere il suo finale di partita: subito donna nervosa ed irrequieta quando incrocia gli inaspettati ospiti, in seguito umanissima creatura capace di esorcizzare i fantasmi del passato per sposare la causa dell’estrema razionalità. E proprio questo è a ben vedere l’ennesimo spiazzamento, la capacità di uscire per sempre di scena senza quei colpi ad effetto che in tutta la vita l’hanno accompagnata, semmai come una candela che lentamente si spegne e consuma. 

Roberto Canavesi

Ultima modifica il Domenica, 09 Febbraio 2025 16:09

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