drammaturgia Elisabetta Pozzi
con la collaborazione di Massimo Fini
con Elisabetta Pozzi
musiche e disegno luci Daniele D’Angelo
spazio scenico Guido Buganza
movimenti Alessio Romano
produzione Centro Teatrale Bresciano
Teatro Biondo di Palermo dal’11 al 16 febbraio 2025
Elisabetta Pozzi è la protagonista di Cassandra o dell’inganno, che ha debuttato nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo martedì 11 febbraio alle ore 21.00. Repliche fino al 16 febbraio. Scritto dalla stessa Pozzi con la collaborazione di Massimo Fini e prodotto dal Centro Teatrale Bresciano, lo spettacolo parte dalle tragedie di Eschilo ed Euripide per compiere un affascinante percorso intorno alla profetessa troiana cui Apollo ha dato il dono di prevedere il futuro e insieme la condanna di non essere creduta. Le musiche e il disegno luci sono di Daniele D’Angelo, spazio scenico di Guido Buganza e i movimenti di Alessio Romano. "Nella mia fine è il mio principio e nel mio principio la mia fine" è il mantra drammaturgico che apre la narrazione e ne anticipa la circolarità della struttura dal cui fuoco si dipartono, quasi fossero i raggi di una ruota cosmica, le citazioni, i passaggi, la eco di grandi voci dal tempo e allora è Seneca, Christa Wolf, Omero, Ghiannis Ritsos fino a Wislawa Szymborska e Pier Paolo Pasolini che tendono parole incisive e memorabili. Ogni passaggio letterario è un occhio, uno sguardo sul mondo, e la Pozzi riesce ad abitarlo con totale pienezza e in questo suo vagare prendendo corpo nelle parole dei vari autori, si concretizza in un'azione scenica molto bella ovvero quel raccogliere man mano delle grandi cornici abbandonate a terra. E' un gesto rituale che inquadra le parole in uno sguardo dilatato e al contempo è Cassandra che si lascia inquadrare da ciò che vede attraverso le parole che tracciano il suo sentimento d’impotenza e la tremenda solitudine che la connotano nel sostenere il peso della conoscenza. Questo corpo a corpo tra parola e gesto e respiro è la vera ossatura della rappresentazione, ciò che la ancora alla terra e che la fa volare al cielo assoluto dei veggenti, dei profeti. E' una somma di sguardi, di tanti fili annodati sapientemente che fanno un percorso del senso senza banalizzarsi in linearità forzata. È insieme frattura e continuità narrativa, singhiozzo e parola lanciata lontano, è Cassandra che vede il dopo dal prima e sa rivedere il prima dal dopo nell'inesorabile ciclicità dell'eterno fluire. La forza dell'epilogo raduna tutti gli sguardi precedenti a guardare il presente con un occhio dilatato da bruciante consapevolezza, visione del tempo attuale che produce un finale scritto dalla stessa Pozzi e Massimo Fini. È tutto lo spavento per il futuro incerto di questa nostra civiltà occidentale orfana di identità, in cui l’uomo moderno, con la sua incapacità di porsi dei limiti, «è ormai diventato un minuscolo ragno al centro d’una immensa tela che si tesse ormai da sola, e di cui è l’unico prigioniero». Valeria Patera