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CAPITOLO DUE – di Massimiliano Civica

"Capitolo Due", di Massimiliano Civica "Capitolo Due", di Massimiliano Civica

di Neil Simon
uno spettacolo di Massimiliano Civica
con Maria Vittoria Argenti, Ilaria Martinelli, Aldo Ottobrino, Francesco Rotelli
scene Luca Baldini, costumi Daniela Salernitano, luci Gianni Staropoli
traduzione e adattamento Massimiliano Civica
proprietà intellettuale della traduzione di MTP Associati Srls produzione Teatro Metastasio di Prato
al teatro Storchi, Modena, 30 gennaio 2025

www.Sipario.it, 25 marzo 2025

Massimiliano Civica ha deciso di ingaggiare un corpo a corpo con i testi, lo fa da sempre, è la sua cifra stilistica che a tratti rischia di divenire una maniera, ma mai priva di senso, mai buttata lì, come una scorciatoia per far prima, per risparmiare energie. È come se il regista romano volesse tutte le volte mettersi alla prova e invitare al cimento gli spettatori. È questo il pensiero che emerge, dopo aver visto Capitolo Due di Neil Simon che Civica ha tradotto, fatto proprio e affidato a un quartetto d’attori che sanno essere a loro volta autori e strumenti nelle mani del regista e al servizio del testo. 

Ciò che cerca di dimostrare Civica è che Neil Simon con Capitolo Due dimostra una intensità di azione e di pensiero che non può essere liquidata col puro intrattenimento. L’approccio di Civica è politico: il grande commediografo americano non è solo terreno di divertissement, è di più: la sua comicità, la costruzione dei suoi dialoghi fulminei sono più di meccanismi che sollecitano la risata. Tutto ciò funziona particolarmente in Capitolo Due, testo che segna una separazione fra il Simon dei grandi successi La strana coppia, A piedi nudi nel parco, e il drammaturgo che dopo la scomparsa della moglie sente la necessità di mettere in commedia questa dolorosa assenza. A suo modo, anche questa, è una messa alla prova, da parte di Neil Simon, della tenitura del suo linguaggio di autore, dato un contesto non appropriato, come la morte della moglie.

Capitolo Due è tutto giocato su un piano binario. In scena sono da una parte George Schneider (Aldo Ottobrino) che ha appena perso la moglie Barbara e dall’altra, Jennie Malone (Maria Vittoria Argenti) che è appena uscita da un doloroso divorzio. A venire loro in soccorso sono Leo, fratello di George (Francesco Rotelli) e Faye (Ilaria Martinelli), amica di Jenie. La scena è bipartita: da una parte l’appartamento di George e dall’altra quello di Jennie, due mondi separati, destinati a incrociarsi, nel segno di una nuova vita col desiderio di immaginare un nuovo inizio possibile che presto entra in crisi. Tutto ciò procede con impietosi parallelismi relazionali che porteranno George e Jennie a sposarsi, e Leo e Faye a frequentarsi. 

Se la prima parte della pièce mette in atto la carta della sit-com, della comicità che raggela, diverte e fa pensare, la seconda parte si fa più cupa, meno scoppiettante e forse più nelle corde di Civica. In tutto questo il regista va a nozze, la specularità delle azioni, la matematica precisione delle scene e del loro alternarsi sono un gioco troppo stuzzicante per Civica che ama mettere a nudo i meccanismi della scrittura teatrale, rendendoli essenziali e in fondo mostrandoli nella loro semantica. Tutto questo assume una certa ripetitività che è scongiurata solo dall’intreccio delle relazioni, dall’incrociarsi inatteso di quelle due vite parallele.

Gli attori rispondono con assoluto rigore ai dettami monastici di Civica, appaiono trattenuti e secchi, apparentemente prigionieri di un rigore in cui la leggerezza e l’imprevedibilità delle battute di Simon finiscono col fare da cortocircuito che scatena una risata dal vago retrogusto amaro. I quattro interpreti sono impeccabili esecutori e autori, sono tasselli di un ingranaggio che funziona, sa offrire la scoppiettante sequela delle batture, così come la spiazzante cupezza di quella fatica di aprire un nuovo capitolo della propria vita. Alla fine la sensazione è che quel nuovo inizio possa avere luogo e con questa sensazione si chiude Capitolo Due, la scommessa di Civica nell’affidare lo scoppiettante Neil Simon alla egotica necessità d’affermazione del teatro di regia. Un bell’esperimento che se possibile è un atto di amore nei confronti degli attori, della scrittura e in fondo di un teatro cui stanno strette le categorie. In questo c’è l’atto politico e poetico di Massimiliano Civica in lotta con sé stesso e col mondo solo per amore del teatro. E non è cosa da poco.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Giovedì, 27 Marzo 2025 10:00

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