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CASA DI BAMBOLA-L'ALTRA NORA - regia Leo Muscato

Casa di bambola-L'altra Nora Casa di bambola-L'altra Nora Regia Leo Muscato

drammaturgia e regia Leo Muscato
con Lunetta Savino, Paolo Bessegato, Ruggero Dondi, Salvatore Landolina, Carlina Torta
Milano, CRT Teatro dell’arte, dal 2 al 13 maggio 2007

Corriere della Sera, 8 maggio 2007
Il Giornale, 8 maggio 2007
L' intensa Savino non salva «Nora»

Che cosa vuol dire attualizzare un classico? Cambiarne il linguaggio e inserirlo in un contesto a noi vicino? Oppure svelare l' essere «nostro contemporaneo» di un autore scavando nelle sue parole? Il regista Leo Muscato decide in «Casa di bambola/L' altra Nora», la via dell' avvicinamento forzato all' oggi e disegna in un linguaggio povero, le vicende di una modesta famiglia nella quale Nora, la protagonista, è psichicamente turbata. In Ibsen Nora, che si è indebitata e ha truffato per amore, per permettere al marito malato di curarsi, ricattata e scoperta toccherà con mano l' ipocrisia del marito preoccupato di salvare «onore» e carriera piuttosto che capirla e proteggerla. La Nora ibseniana preso atto della falsità devastante del suo rapporto, abbandona coerentemente e coraggiosamente tutto per cercare se stessa. Risulta invece difficile capire come nella Nora di Muscato, così patologicamente fragile, possa avvenire la ribellione: le manca la consapevolezza di sé che le permetta di dire basta. Le sue marcate turbe psichiche poco si conciliano con il nitido ragionare e la lucida determinazione, e il finale ibseniano risulta così improbabile: Nora non è a quel punto una donna sull' orlo del suicidio, come la mostra il regista, ma sull' orlo di una rinascita. Ibsen chiede ai suoi protagonisti la pienezza della volontà, la forza del carattere e la tragedia nasce dallo scarto tra la volontà dei suoi personaggi di affermare se stessi e la fatalità delle cose morte, degli spettri, del mondo passato, che invade e infetta la società e l' aria ieri come oggi. E non bastano certo per salvare lo spettacolo le belle prove degli attori, tutti attenti al disegno registico, la nevrotica Nora, recitata con notevole intensità da Lunetta Savino, il marito ipocrita ben tratteggiato da Paolo Bessegato, il medico amico di famiglia innamorato di Nora, falso e opportunista del bravo Ruggero Dondi, o la credibilità dell' amica di Carlina Torta o la sofferenza del ricattatore di Salvatore Landolina. CASA DI BAMBOLA/L' ALTRA NORA, Teatro dell' Arte, fino al 13/5

Magda Poli

Lunetta Savino moglie ribelle nella nuova «Casa di bambola»

Mettere mano su un testo drammaturgicamente perfetto senza violarlo, amandolo e consegnandolo al pubblico rispettandone lo spirito. È come se Leo Muscato con la sua riscrittura e regia di Casa di bambola di Ibsen, avesse soffiato sulle creature ibseniane trasferendole dal 1879 al 2007. Portandole integre sulla scena, con la loro miseria e inalterato dolore, reso struggente dall’ironia sottile che ammanta di leggerezza un colorato interno borghese sotto le feste di Natale.
Luci calde su questa Casa di bambola chiamata L'altra Nora e in scena al Crt Teatro dell’Arte di Milano fino a domenica. Luci che si accendono e spengono per una scena dove tutto è a vista, salotto e ingresso, pianerottolo e scale, e una piccola porta che si apre a indicare un altrove. Nora è Lunetta Savino, capace di creare una donna fragile, che ama e si adegua all’immagine di angelo del focolare che gli uomini hanno scelto per lei, la madre che si indebita per amore, che fa spese folli e inutili per compensare il vuoto.
Nora-Lunetta è una «forzata della gioia» che fa doni, balla frenetica, scarta regali senza aspettare mezzanotte curiosa come una bambina. Ma non riesce ad accendere le luci intermittenti. L’ostentazione dell’allegria mostra una solitudine esasperante nonostante il brulichio di chi le sta intorno, marito (Paolo Bessegato), dottore (Ruggero Dondi), l’uomo che la ricatta (Salvatore Landolina), l’amica (Carlina Torta), il simpatico pony express (Barbara Bedrina). Tutti giusti nel loro ruolo, sostenitori di un ritmo perfetto. Nora, l’unico personaggio ad avere un nome, è soffocata dal ruolo di brava moglie e brava figlia, mai veramente se stessa se non con il dottore, malato e invaghito di lei, come Ibsen lo fu di Laura Petersen, drammatica figura affetta da disturbi mentali. Dopo la festa in maschera con il dottore nei panni di un malinconico Pierrot, il marito in frac e lei in abiti da signora di fine Ottocento le maschere cadono, Nora si ribella, pensa al suicidio, poi va via. Il duello verbale finale tra lei e il suo uomo è intenso. Un corpo a corpo spietato, tra un tentativo di trattenere e un’accusa, la paura del giudizio della gente e l’offesa. «Dove vai tu che non sei capace di fare niente», le dice lui. Ma Nora è decisa all’abbandono e l’uomo chiede: «Ma chi sei tu veramente?». Non la riconosce perché non l’ha mai conosciuta.

Miriam D’Ambrosio

Ultima modifica il Lunedì, 12 Agosto 2013 09:48

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