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DUELLANTI (I) – regia Mario Gelardi

Carlo Di Maro e Antonio Turco in "I duellanti", regia Mario Gelardi Carlo Di Maro e Antonio Turco in "I duellanti", regia Mario Gelardi

dal racconto di Joseph Conrad
scritto da Francesco Niccolini
con Carlo Di Maro e Antonio Turco
regia Mario Gelardi
aiuto regia Mario Ascione
costumi Rachele Nuzzo
produzione Solot, compagnia stabile di Benevento
in collaborazione con Centro culturale mobilità delle arti
Piccolo Bellini di Napoli dal 23 al 28 maggio 2023

www.Sipario.it, 26 maggio 2023

Che significato ha un duello? Tantissimi, tanto da diventare un’ossessione, un rito infinito, un qualcosa che accompagna la vita di due uomini Feraud e D’Hubert. O forse la ragione che ha spinto al duello si perde nel tempo. Al Piccolo Bellini Mario Gelardi dirige I duellanti dal racconto di Joseph Conrad, scritto da Francesco Niccolini con Carlo Di Maro e Antonio Turco.
Non si tratta di una delle opere più interessanti di Conrad; in essa è assente la densità contenutistica e concettuale che troviamo nelle altre opere di Conrad, ma la cifra registica di Gelardi supera questo ed anche la mancanza di spunti e la non evoluzione della trama. L’opera, infatti, si incentra interamente sul conflitto tra le due figure, l’una l’opposto dell’altra.
Ebbene il regista dà movimento con diverse trovate: i due attori entrano ed escono dai loro personaggi tornando ad essere i due attori alle prese con le prove di questo testo, dando, peraltro vita a brevi tirate che strappano anche la risata. Gelardi fa interpretare ai due protagonisti anche i personaggi secondari. Preferisce, inoltre, movimenti scenici frequenti che donano aria al racconto.
Gli attori sono bravi a mantenere la storia per un’ora esatta: i numerosi cambi di voce, di entrambi, qualche ‘a parte’ di sicura efficacia, garantiscono una buona interpretazione da parte di entrambi che appaiono convincenti sempre.
Resta, come giusto, il motivo di fondo di tutta l’opera lo scontro tra i due protagonisti. Una figura rappresenta la violenza mentre l’altra il buon senso. La tenacia ossessiva con cui Feraud costringe D’Hubert a battersi sembra trascendere la ragionevolezza per meglio rimarcare, appunto, il fatto che gli eventi drammatici della vita siano dolorosi e privi di alcun senso, di alcuna giustificazione. Ogni qual volta che D’Hubert sembra al sicuro, ecco che Feraud lo insegue, proponendogli l’eterna sfida mortale. 
Nell’uno o nell’altro lo spettatore si ritrova e fa il tifo per il suo prescelto creando ‘duelli’ anche tra il pubblico.
Ben studiato il disegno luci che conferisce le giuste atmosfere al racconto e che accompagna, con garbo e gusto, i due attori nei loro movimenti. 
Come detto la scelta di preferire il movimento dona allo spettacolo una mobilità che il testo non ha e rende il lavoro molto godibile.
Gelardi ha fatto proprio il testo inserendo nella ‘sua’ opera i ‘suoi’ due protagonisti che la abitano con giustezza. 

Roberta D’Agostino

Ultima modifica il Domenica, 11 Giugno 2023 08:12

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