di Gianni Guardigli
Regia di Alessandro Di Murro
Interpreti: Daniela Giovanetti e Amedeo Monda
Musiche: Amedeo Monda
Costumi: Giulia Barcaroli
Disegno luci: Matteo Ziglio
Assistente alla regia: Tommaso Emiliani
Direttrice organizzativa: Bruna Sdao
Produzione: Gruppo della Creta e TeatroBasilica
Teatro Basilica di Roma dal 13 al 16 febbraio 2025
Gianni Guardigli meriterebbe d’entrare – se ci sarà una ristampa – in quel volumetto edito da E/O intitolato Le più belle pagine della Letteratura sul MARE accanto a Salgari, Rimbaud, Hemingway, Whitman, Borges, Conrad…solo per citarne alcuni, dopo aver composto per le scene sei anni fa Bianca, un testo ricco di lirismo marino, quale omaggio al Moby Dick di Herman Melville nel duecentesimo anno della sua nascita, avendo come protagonista una straordinaria Daniela Giovanetti, lei stessa adesso solipsistica interprete, al Teatro Basilica di Roma, d’un secondo testo di Guardigli, Il dio dell’acqua, ancora insieme autore e attrice, pure romagnoli entrambi, lui di Forlì lei di Rimini, uniti in questa avventura per i mari del globo, imbastita con particolare cura da Alessandro di Murro, regista di entrambi i lavori. Qui, in questa nuovo spettacolo, Daniela Giovanetti (con i costumi di Giulia Barcaroli) sembra una Winnie beckettiana, non interrata sopra un cumulo di terra, ma seduta sopra una montagnola d’acqua salmastra, realizzata con parecchi metri di stoffa azzurrognola che finendo pieghettata a terra s’allarga tutt’intorno alla piccola scena, dove staziona di lato la figura di Antonio Monda che fa vibrare le corde della sua chitarra creando atmosfere sonore inquietanti e astratte. Lei/lui è un naufrago che da copione dovrebbe galleggiare sopra un tavolone d’un portone, invece se ne sta lì in alto per circa un’ora ondeggiando il suo esile busto e sciorinando un verbo somigliante ad una sinfonia mozartiana segnata da sei movimenti, in cui le parole assumono toni di adagio, andante, vibrante, andantino sognante, sino al finale struggente, e il corpo della Giovanetti, avvolto da una nebbia bianca o da nuvole alla De Andrè che “vanno, vengono, ogni tanto si fermano”, viene come risucchiato-inglobato-fagocitato da quei finti flutti marini. In queste fasi le luci di Matteo Ziglio hanno una grande importanza, facendo vivere allo spettatore notti chiare, albe infuocate e giorni assolati, mentre la protagonista segna o sogna alcuni momenti della sua vita, da quelli bellici, quando in prigione assieme ad altri compagni riescono ad evadere accecando un gigantesco carceriere infilandogli due canne di bambù negli occhi, a quelli pieni di birra e di canti, durante un’esistenza ricca d’avventure, quasi come quelle vissute da Corto Maltese raccontate e disegnate da Hugo Pratt in quella Ballata del mare salato. Un mare che la Giovanetti, arsa di sete, vorrebbe bere a piene mani, quasi impossibile per il suo 35% di cloruro di sodio. E se questa storia fosse solo un sogno? Raccontata da un drammaturgo che a tratti si esprime in romagnolo e da un’attrice che cerca di minimizzare il plot con tutti quei vari “valà”? Giusto per farci navigare per mari neuronali e viaggiare in una terra che ha dato i natali ad un uomo come Federico Fellini? Può anche darsi, visto che anche lui ha realizzato un film come E la nave va con un mare fatto di plastica nera. Un mare solo sognato, quello realizzato al Teatro Basilica, con un enorme drappo azzurro, dove c’è un naufrago che scompare per finta, a differenza di tanti migliaia di migranti che muoiono per davvero, affogati nel nostro Mar Mediterraneo. Concludo dicendo che forse Gianni Guardigli realizzerà un altro lavoro che riguarda il mare, giusto per farne una trilogia, mentre Daniela, certamente una delle più brave attrici che abbiamo nel nostro Paese, sarà la congeniale protagonista, forse anche sua musa ispiratrice. Gigi Giacobbe