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DUE DONNE CHE BALLANO - regia Veronica Cruciani

Maria Paiato e Arianna Scommegna in "Due donne che ballano", regia Veronica Cruciani Maria Paiato e Arianna Scommegna in "Due donne che ballano", regia Veronica Cruciani

di Josep Maria Benet i Jornet
traduzione: Pino Tierno
regia: Veronica Cruciani
con
Maria Paiato e Arianna Scommegna
scene: Barbara Bessi
luci: Gianni Staropoli
musiche: Paolo Coletta
produzione: Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano
Milano, Teatro Carcano dal 9 al 20 dicembre 2015
visto al Ponchielli di Cremona, 28 gennaio 2016

www.Sipario.it, 29 gennaio 2016
www.Sipario.it, 17 dicembre 2015
Due donne, due solitudini, destinate prima a scontrarsi, poi a incontrarsi e alla fine a ballare insieme... Sono le Due donne che ballano di Joseph Maria Benet I Jornet, testo messo in scena da Veronica Cruciani con Maria Paiato, nei panni di una vecchia signora sola e Arianna Scommegna, in quella della sua badante. Se ne La badante di Cesare Lievi di otto anni fa era il soggetto 'badante' ad essere motivo di interesse e di una certa inquietudine, oggi quel soggetto non è più corpo estraneo nelle nostre famiglie, ma è appunto presenza familiare, destinata a divenire tale fra mille possibili conflitti.. Questo in fondo è quello che accade in Due donne che ballano. La presenza della badante, imposta dai figli, diventa presenza sodale quando non solo le due donne trovano il modo di aprirsi l'una all'altra, ma quando entrambe vengono estromesse dalla vita. Per la donna più anziana l'estromissione dalla vita è la consapevolezza di dover andare all'ospizio e lasciare la casa. Per la più giovane è l'inconsolabile ricerca di quel figlio che non ha più, morto accidentalmente in seguito a un litigio col marito. Il resto dei dettagli: la collezione di giornalini della più anziana, completata la quale qualcosa si rompe, il viaggio a Venezia desiderato da sempre e regalato alla badante sono tasselli di una narrazione che procede con linearità di racconto e senza troppe sorprese, se non la decisione finale delle due di suicidarsi insieme in un buffo e un po' caricato inghiottir barbiturici. Ciò che il drammaturgo fa è mettere in scena due solitudini, forse al di là del ruolo di accudita e accudente, due donne che devono fare i conti col dolore. Veronica Cruciani gestisce tutto ciò con rigoroso realismo descrittivo e a questo piega anche le due attrici. Maria Paiato conferma la sua istintuale dote di attrice che regala al suo personaggio una carnalità e una naturalezza che per sfumature, gesti stupisce, diverte e commuove al tempo stesso. Arianna Scommegna sembra invece imprigionata in una legnosa rigidità che è forse quella del suo personaggio, in ostaggio del dolore e di se stessa, ma che alla prova della scena la rende se non meno credibile e più monocorde, malgrado si confermi un'interprete di razza e dotata. Due donne che ballano si fa seguire, descrive ciò che già sappiamo, ciò che la realtà del quotidiano ci offre e dal quotidiano non si stacca. Su tutto ciò il pensiero del drammaturgo e della regia è quello  di una fotografia corretta, visibile e vedibile, ma nulla di più. Rimane il piacere di stupirsi ogni volta per la potenza espressiva di Maria Paiato e non è cosa da poco.

Nicola Arrigoni

Un'appassionante e misurata pièce con una storia di apparente e banale quotidianità, ma di straordinaria e profonda umanità uscita dalla penna di Josep Maria Benet i Jornet (Barcellona, 1940), uno dei più importanti drammaturghi spagnoli, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti e premi e ha influenzato due generazioni di autori in lingua catalana. Benet ha scritto oltre quaranta opere teatrali, molte delle quali tradotte, pubblicate e messe in scena in varie lingue, oltreché le prime serie televisive in catalano.

Questa messa in scena - prima produzione del Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano (costituito nel gennaio 2015) per la stagione 2015/16 - si avvale di due straordinarie e pluripremiate interpreti: l'eccellente Maria Paiato nei panni di una signora anziana che vive sola, trascurata e soprattutto non amata da un figlio che quasi non la chiama e da una figlia che obtorto collo si occupa dell'essenziale tanto che a un certo punto, costretta dalla necessità, le procura un aiuto bisettimanale in una giovane laureata (l'altrettanto valida Arianna Scommegna) piena di problemi ancorché simile a lei di carattere.

Uno scontro/incontro casuale tra due persone con alle spalle pesanti fardelli di sofferenza che le ha rese scontrose, ruvide, angolose, ispide, acide fino alla perfidia e insieme forti tanto che i primi incontri sono battibecchi e battaglie a suon di sguardi, silenzi e un linguaggio essenziale, secco, ruvido e senza fronzoli con testimoni i muri malandati di un anonimo appartamento di una qualunque città: il proprietario forse a bella posta specula sulla trasandatezza dell'alloggio - dovuta a voluta incuria da parte sua - con lo scopo di ricorrere ad azioni che gli garantiscano un lucro maggiore rispetto all'affitto attuale.

Due sofferenze in balia dei perfidi interessi di alcuni, familiari compresi, e di una società che tende a eliminare chi è difficile, scomodo e non produttivo isolandolo e ghettizzandolo senza considerare dignità, umanità e forza che si trasformerà in eroismo da parte di due creature che amano la vita (come dimostra l'incontro e il sollievo in un singolare ballo), ma non riescono a viverla se non in estrema solitudine salvo che per rari incontri che permettono di riconoscersi, capirsi e aiutarsi in un'eguale diversità resa in modo misurato e coinvolgente dalle due eccezionali protagoniste dirette con fine tocco e grande acume da Veronica Cruciani la cui regia è capace di penetrare con commovente abilità le sfumature dell'animo umano.

Wanda Castelnuovo

Ultima modifica il Venerdì, 29 Gennaio 2016 12:22

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