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ELEONORA PIMENTEL FONSECA - CON CIVICA ESPANSIONE DI CUORE - regia Riccardo De Luca

"Eleonora Pimentel Fonseca/Con civica Espansione di Cuore", regia Riccardo De Luca "Eleonora Pimentel Fonseca/Con civica Espansione di Cuore", regia Riccardo De Luca

di Riccardo De Luca
con Annalisa Renzulli, Maria Anna Barba, Dario Barbato, Riccardo De Luca, Lucrezia Delli Veneri,
Gino Grossi, Francesca Rondinella, Salvatore Veneruso
alle musiche Giovanni Sicignano
alle luci Ciro Di Matteo
ai trucchi Maria Alfano
regia Riccardo De Luca

www.Sipario.it, 5 giugno 2016

Come leggere la storia del glorioso risorgimento napoletano, ma non da uno dei soliti volumi: bensì, inebriandosi attraverso dialoghi accorati, canzoni e coreografie che ricostruiscono l'atmosfera di un'epoca. La sacralità di un momento che, nel percorso della città, sarebbe stato uno spartiacque; di cui allora come oggi si percepiva tutta l'importanza. Perché il popolo, la gente, sapeva che niente più sarebbe stato come prima. E che donne simili a lei, la signora "Eleonora Pimentella", non ci sarebbero più state.
Come una meravigliosa tela la cui bellezza non viene chiusa, ma esaltata nella cornice giusta, nel cortile del Maschio Angioino – il 27 e il 28 maggio e poi il 3 e il 4 giugno – sono andate in scena le repliche straordinarie (dopo il sold out dell'inverno scorso) di Eleonora Pimentel Fonseca/Con civica Espansione di Cuore. Il dramma, di cui testo e regia sono curati da Riccardo De Luca, ripercorre l'epopea del risorgimento napoletano e di una delle sue più luminose protagoniste attraverso la trascrizione scenica di scritti come: i romanzi Cara Eleonora di Maria Antonietta Macciocchi e Il Resto di Niente di Enzo Striano (di entrambi alcune parti sono state tradotte in dialetto napoletano del 700); documenti tra cui Il Monitore Napoletano e il Manoscritto del processo di separazione.
Al centro di tutto, ovviamente, la figura di Eleonora (interpretata da Annalisa Renzulli), la cui vita viene raccontata a cominciare dal suo arrivo a Napoli. La sua famiglia è originaria del Portogallo, eppure la piccola (che all'approdo in città ha appena otto anni) si innamora subito della vivacità e del fermento tipicamente partenopei. La trama si dipana descrivendo l'amore per i libri e la letteratura della giovane Pimentel, la cui coscienza civica germoglia poco a poco, ma anche gli avvenimento che compromettono la sua dimensione affettiva: la morte prematura della madre, la rincorsa folle del padre di un titolo nobiliare che li risarcisse moralmente, il matrimonio con un uomo incapace di comprenderla e infine la perdita dei figli (uno appena nato, l'altro ancora in grembo).
Da un lato, la marchesa Eleonora de Fonseca Pimentel, intellettuale e letterata dai principi rivoluzionari; dal'altro la donna, figlia dolente, moglie e madre mortificata.
Lei: la ribelle, l'anticonformista, la "femmina" che osa parlare in pubblico e fondare giornali (come il Nuovo Monitore Napoletano). La spregiudicata che si permette di invadere la casa del suo sposo di "inutili e sciocchi" libri; che non si accontenta di scrivere odi e sonetti per allisciarsi il re Ferdinando e la regina Carolina, ma intende spronare il popolo alla conquista di libertà e uguaglianza. Come accade in Francia. Eleonora la giacobina, la rea di stato, la nobildonna istruita che non ha diritto a essere giustiziata attraverso decapitazione (come ogni altro aristocratico). No. Per lei solo la forca, come per i lazzaroni che affollano le strade della città. Eleonora, luce di quella che – suo malgrado – resterà la sola rivoluzione mai attuata in Italia e anzi collassata nel crollo della Repubblica Napoletana.
Potente la messa in scena, che rende al pubblico la luce splendente ma anche l'oscurantismo di quella eroica stagione che fu il 1799 a Napoli. Prima, il bagliore delle speranze di un gruppo di coraggiosi intellettuali; il contagio di idee e sogni di riscatto provenienti dalla Francia. Dopo, il buio soffocante del popolo cieco e oppresso; dell'ignoranza che avviluppa le masse e si trasforma in violenza, restando aggrappata alla tirannide per sopravvivere a se stessa.
Bravissimi gli attori che sulla scena ornano i dialoghi di Eleonora con preziose melodie della tradizione intonate a cappella e danze popolari. Uno spettacolo, in definitiva, da non perdere, per riscoprire una pagina di storia che, grazie ad alcuni valorosi intellettuali e martiri (oltre a Eleonora, basti ricordare Luisa Sanfelice e Vincenzo Russo) fa onore alla città di Napoli.

Giovanni Luca Montanino

Ultima modifica il Domenica, 05 Giugno 2016 06:53

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