Sipario - il Portale dello spettacolo: teatro, danza, musica, lirica, festival

L'umorismo che pervade Equilibri precari raramente suscita la risata fragorosa, ma per quasi un'ora si ghigna, si sorride, ora con un po' di amarezza, ora con segreta solidarietà; a volte addirittura arrossendo nel riconoscersi nei tic, negli stilemi, nelle situazioni in cui il giovane autore e regista Omar Nedjari, a penna corrente (il testo, mi confessa, è stato steso di getto, in una notte), ha immerso i due altrettanto giovani e talentosi Valeria Perdonò e Fabio Zulli.

La precarietà del titolo si riferisce alla situazione esistenziale di due giovani attori, una donna e un uomo, legati da un rapporto cameratesco e, quando capita, anche di lavoro. Per risparmiare sull'affitto vivono nello stesso appartamento, e condividono anche le difficoltà di una professione precaria per natura.

Ma la loro condizione trascende la specificità del loro mestiere, perché è la medesima in cui versano tanti giovani, che si arrabattano fra bollette da pagare, crediti riscossi in perenne ritardo, opportunità di lavoro insoddisfacenti e frustranti; e il loro ritratto è quindi quello di un'intera generazione.

Ma oltre a ciò, lo spettacolo delinea con pochi, efficaci tratti l'identikit affettivo di una società solo apparentemente spregiudicata, ove sopravvivono invece dinamiche interpersonali molto più legate alla tradizione di quanto si vorrebbe ammettere, ancora dominate dalla gelosia, dalla ossessività maschile; dove anche un dichiarato, preteso cameratismo deve fare i conti con gli ambigui – e prevedibili – tranelli dell'attrazione sentimentale e sessuale.

Se poi lo spettatore appartiene all'ambiente teatrale, o lo bazzica – e quella sera, allo spazio Tertulliano, la categoria era ben rappresentata, e anche su ciò si ironizzava dal palcoscenico – lo spettacolo ha una marcia in più: gustosissime le frecciate rivolte alla collega cagna, della quale si scimmiotta il birignao; al velleitarismo di certi testi teatrali contemporanei, alla desolante banalità degli spot televisivi, le cosiddette marchette, cui si ricorre per rimpolpare i magri introiti; alle cervellotiche, improbabili indicazioni di pretenziosi registi. Addirittura, si parva licet componere magnis, alcuni momenti sembravano una rivisitazione in chiave contemporanea dei temi del Paradosso dell'attore, di Diderot.

Valeria esce dalla Silvio d'Amico, e ha interpretato di recente, sotto la direzione di Alberto Oliva, la signora Geltruda, in una riuscita messa in scena del Ventaglio; Fabio si è formato all'Accademia dei Filodrammatici, ed era uno degli interpreti de I Candidi, una felice trasposizione teatrale del Signore delle mosche; Omar ha frequentato le master class del Piccolo, e ha collaborato con Serena Sinigaglia, come assistente in alcune delle sue ultime regie. Ma, sommando l'età dei tre, non si arriva a novant'anni.

E allora, diamo spazio ai giovani, quando c'è talento, serietà, intelligenza.

Claudio Facchinelli