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FEDRA - regia Carlo Cerciello

Il coro maschile in "Fedra" - regia Carlo Cerciello. Foto G.L. Carnera Il coro maschile in "Fedra" - regia Carlo Cerciello. Foto G.L. Carnera

di Seneca
Traduzione Maurizio Bettini
Regia Carlo Cerciello
Costumi Alessandro Ciammarughi
Musiche Paolo Coletta
Coreografia Dario La Ferla
Progetto audio Vincenzo Quadarella
Progetto luci Elvio Amaniera
con Imma Villa, Fausto Russo Alesi, Bruna Rossi, Fausto Russo Alesi, Sergio Mancinelli, Elena Polic Greco
Accademia d'Arte del Dramma Antico, sezione Scuola di Teatro"Giusto Monaco"
52° Ciclo di rappresentazioni classiche dell'I.N.D.A.( Istituto Nazionale del Dramma Antico)
Siracusa, Teatro Greco dal 23 al 26 giugno 2016

www.Sipario.it, 27 giugno 2016

È un amore impossibile quello della matrigna Fedra verso il figliastro Ippolito. Un amore malato, pure, perché è solo lei ad amare lui a sua insaputa. E quando Fedra gli manifesta che non potrà vivere senza di lui, Ippolito fuggirà nei boschi. Eppure sta santa donna doveva sapere che il giovane era il figlio dell'amazzone Antiope (o Ippolita), prima moglie di Teseo e che il figliastro tanto bramato si teneva lontano dai piaceri di Venere manifestando una buona dose di misoginia. Certamente incesto è quello tra Edipo e Giocasta: figlio e madre ignari del loro status e poi sposi generatori di quattro figli : Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene. Ma qui in questa Fedra di Seneca - argomento già trattato in un'opera perduta di Euripide - tradotta da Maurizio Bettini, messa in scena da Carlo Cerciello al Teatro Greco di Siracusa e interpretata da Imma Villa, possiamo dire che la possibile unione tra Fedra e Ippolito sarebbe passata alla storia come una relazione incestuosa? In concreto Fedra e Ippolito sono due estranei, non c'è rapporto di sangue. Il rapporto di sangue è solo col padre Teseo. Punto. E allora dov'è lo scandalo? La spiegazione ce la offre la nutrice della brava Bruna Rossi, quasi una madre badessa agghindata con un abito dorato e viola, velo nero attorno alla testa e benda bianca sulla fronte ( gli eleganti costumi erano di Alessandro Ciammarughi), che dice a Fedra: « Vuoi dunque mescolare il letto del padre con quello del figlio? Concepire nel tuo grembo una prole empia, ibrida, confusa? Ma si, continua, sconvolgi la natura con la tua nefanda passione - dove sono finiti i mostri? ». Facendo intendere chiaramente che l'unione del seme del padre con quello del figlio, complice il grembo di Fedra, potrebbe fare nascere dei figli mostruosi. Un ragionamento arcaico alla luce degli studi contemporanei sulla biologia genetica, perché la procreazione avviene ad opera d'un solo spermatozoo che va a fecondare una sola ovocellula. Una volta avvenuta questa unione gli spermatozoi di qualunque altro individuo faranno retromarcia. Sia come sia la fuga ad Ippolito costerà cara perché la nutrice per difendere la sua regina lo calunnierà gridando ai quattro venti che Fedra è stata stuprata proprio da lui. E questo accade nel momento in cui giunge nella reggia il re Teseo - qui sintetizzata nella scena di Roberto Crea, in un selva di alberi tutti della stessa altezza con pedana-scivolo centrale nero - una specie di Indiana Jones ante litteram cui gli è piaciuto affrontare in passato minotauri e centauri, e adesso si presenta tutto argentato e col viso fuligginoso per aver trascorso 4 anni agli inferi, cercando in una mission impossible di riportare all'amico Piritoo la bella Proserpina, sposata per giunta con Ade, e infine miracolosamente salvato dall'amico Eracle, affaccendato a rapire l'infernale Cerbero. E' la stessa Fedra, mostrando la spada di Ippolito, a dire a Teseo d'aver subito violenza dal figliastro. Una falsa verità che scatenerà l'ira di Teseo che invocando il padre Nettuno farà sorgere dal mare un mostro dalle sembianze d'un toro che farà a pezzetti il povero Ippolito. L'episodio che ha l'aura d'uno tsunami, è narrato in bello stile dal messaggero di Sergio Mancinelli, tutto macchiato di rosso-sangue. E la tragedia si conclude con la confessione di Fedra che si suiciderà con quella stessa spada che tiene in mano Teseo. Personaggio costui bene interpretato da Fausto Russo Alesi, che lo colora con una varietà di sfumature, non così visibili quando invece veste i panni di Ippolito che appare incolore e senza mordente. Certamente Imma Villa nei panni di Fedra non vedeva l'ora all'inizio di togliersi da dosso un abito estremamente lungo e pesante dai colori rosso-oro e vestire poi abiti più leggeri ed esprimere con le sue connaturate doti il dramma d'una donna che ama follemente qualcosa di cui non potrà godere. Il coro femminile era bene intonato, merito pure le musiche atonali di Paolo Coletta, e vestiva stranamente dei kimono bianchi con fasce dorate e si muoveva con una gestualità stilizzata di tipo orientale, mentre il coro maschile appariva come una tribù di guerrieri forniti di lance e guarnizioni varie e simil-tatuaggi sui corpi nudi. Infine ultimo-non-ultimo un plauso a Carlo Cerciello per la sua regia asciutta e concreta, senza sbavature, e peccato solo che un lavoro così ben realizzato sia stato proposto dal commissario dell'Inda solo per quattro giorni.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Giovedì, 30 Giugno 2016 21:37

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