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FREUD O L'INTERPRETAZIONE DEI SOGNI - regia Federico Tiezzi

"Freud o l'interpretazione dei sogni", regia Federico Tiezzi. Foto Masiar Pasquali "Freud o l'interpretazione dei sogni", regia Federico Tiezzi. Foto Masiar Pasquali

di Stefano Massini
riduzione e adattamento Federico Tiezzi e Fabrizio Sinisi
regia Federico Tiezzi
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Gianni Pollini
video Luca Brinchi e Daniele Spanò
movimenti Raffaella Giordano
preparazione vocale Francesca Della Monica
trucco e acconciature Aldo Signoretti,
con (in ordine alfabetico) Umberto Ceriani, Nicola Ciaffoni, Marco Foschi,
Giovanni Franzoni, Elena Ghiaurov, Fabrizio Gifuni, Alessandra Gigli,
Michele Maccagno, David Meden, Valentina Picello, Bruna Rossi,
Stefano Scherini, Sandra Toffolatti, Debora Zuin,
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d'Europa, Milano,
Milano, Piccolo Teatro Strehler, dal 23 gennaio al 11 marzo 2018

www.Sipario.it, 28 gennaio 2018

Freud o l'interpretazione dei sogni: il titolo svela la chiave di lettura e l'obiettivo dello spettacolo di Federico Tiezzi, costruito sulla drammaturgia di Stefano Massini, tratta dall'omonimo romanzo, pubblicato da Mondadori, e curata insieme a Fabrizio Sinisi. Dal punto di vista teatrale Freud si pone fortemente lungo la linea estetica della tradizione del Piccolo Teatro, soprattutto per quanto riguarda l'eredità di Luca Ronconi. Doppio è dunque il piano di analisi di questo lavoro che ha al suo centro l'uomo e il medico Freud, riletto attraverso la sua opera: L'interpretazione dei sogni, riscritta dal dramaturg del Piccolo Teatro. Massini parte dall'opera principale del medico viennese e inventore della psicoanalisi e ne 'traduce narrativamente' le intuizioni metodologiche e speculative, attingendo a piene mani dalla biografia e dagli altri scritti autoanalitici di Freud.
L'elegante e cupa scena di Marco Rossi è la stilizzazione dello studio del dottor Freud, ma è soprattutto uno spazio mentale in cui appaiono i pazienti del medico, in cui trovano concretezza biografica i sogni di quella buona società che si rivolgeva a Freud fra curiosità, esigenze terapeutiche, pulsioni intellettuali. La prima parte dello spettacolo è in sintesi una sorta di processione di casi, propone i racconti di quei pazienti un po' bizzarri che chiedono a Freud di curare le loro nevrosi o inquietudini e con più o meno duttilità spiegano i loro sogni. In questa processione dell'onirico le porte che compaiono sullo sfondo sono le aperture verso quell'insondabile mondo delle passioni e delle pulsioni che si sfogano e si esprimono attraverso il linguaggio iconico del sogno, ad iniziare da quelle lucertole protagoniste oniriche di un sogno dello stesso Freud. Il Freud di Fabrizio Gifuni ascolta, stuzzica i suoi pazienti fino alla bella scena finale in cui quegli inquieti viennesi partecipano al funerale del dottor Freud che compare fra loro nudo, nei panni di Edipo.
La seconda parte dello spettacolo trasforma la sala/studio di psicoanalisi in un'elegante sala da pranzo o giardino d'inverno in cui Freud porta a sintesi quanto ricavato dalle deposizioni volontarie dei suoi pazienti, oltre che sbrogliare la matassa di un suo sogno che lo vede al cospetto di una donna indiana a cui dona un libro dedicato ai fiori. Nel decodificare quel sogno che sullo sfondo ha la figura di un uomo/giardiniere bendato emerge il conflitto col padre, aspetto centrale di tutta la teoria psicoanalitica di Freud.
Questa azione analitica messa in atto nell'Interpretazione dei sogni si esprime nella costruzione dinamica di una scena che procede per siparietti che limitano lo spazio e guidano lo sguardo dello spettatore. Federico Tiezzi ha tradotto in immagine i meccanismi interpretativi messi in atto da Freud su se stesso e i suoi pazienti in cui emerge il caso di Tessa W di Elena Ghiaurov e i suoi anelli, il dandy Wihlem T. che si sottraeva al mondo (Giovanni Franzosi), piuttosto che il sulfureo e cupo Ludwig R di Marco Foschi. Se la prima parte dello spettacolo si conclude con il funerale, la seconda si chiude con il posizionarsi dei pazienti intorno a Freud, schierati e illuminati dalle luci circostanziate di Gianni Pollini, in una sorta di foto di gruppo che si sfuma nel buio conclusivo. A sostenere lo spettacolo è Fabrizio Gifuni che adotta una recitazione scandita, quasi a voler sottolineare costantemente la fatica di un processo analitico. Tutto lo spettacolo di Federico Tiezzi e la prova interpretativa di un cast di attori blasonati vivono di una loro coerenza interna, di una loro distaccata oggettività che ben si adatta al clima essenziale e algido di una costruzione scenica impeccabile ed elegante in cui i lasciti estetici del teatro del secondo Novecento sono più che evidente. E' come se Federico Tiezzi – regista colto e raffinato – sintetizzasse in questo lavoro le immagini e lo stile di chi ha avuto casa al Piccolo Teatro. Il pensiero va a Luca Ronconi (si pensi al Professor Bernhardi di Schnitzler), oppure a certe scene illuminotecniche adottate da Bob Wilson nel definire i volti e lo spazio in cui si muovono i personaggi. Si tratta di un'eco forse involontaria ma che situa questo Freud o l'interpretazione dei sogni in un preciso contesto teatrale e drammaturgico, costruito sulla scia dei grandi trasponimenti dei capolavori della narrativa universale dai Fratelli Karamazov, a Lolita, dal Pasticiaccio di Gadda fino alla saggistica di Infinities, tutti sotto il segno di Luca Ronconi. In questo senso Freud o l'interpretazione dei sogni percorre la possibilità che il teatro trasfiguri il pensiero in azione, anche con il rischio di una frammentazione narrativa faticosa, nel segno di un omaggio a padri teatrali mai morti, in cui l'Edipo non si è ancora sciolto in una violenta ribellione.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Venerdì, 02 Febbraio 2018 10:30

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