mercoledì, 26 marzo, 2025
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FESTA DI MONTEVERGINE (LA) - regia Lara Sansone

"La Festa di Montevergine", regia Lara Sansone "La Festa di Montevergine", regia Lara Sansone

Tre atti con musiche di Raffaele Viviani
Regia Lara Sansone
Musiche elaborate da Paolo Rescigno Studio 52
Scene Retroscena Srl
Coreografie Alessandro Di Napoli
Costumi Luisa Gorgi Marchese
Trucco e parrucco Ciro Florio
Disegno luci Luigi Della Monica
Ufficio stampa Roberta D’Agostino
Produzione Tradizione e Turismo – Centro di produzione teatrale – Teatro Sannazaro
Con  Lara Sansone 
E con  Mario Andrisani, Mario Aterrano, Antonio Aversano, Annamaria Colasanto, Michela Conte, Gino Curcione, Savio De Martino, Gennaro Di Biase, Alessandro Di Napoli, Clarissa Di Napoli, Isabella Di Napoli, Stefania Di Nardo, Bruno Fiorente, Greta Gallo, Marta Grazioli, Toni Guido, Pino Lamberti, Claudia Liucci, Conny Loffredo, Ivana Maione, Vincenzo Merolla, Antonio Minichino, Loretta Palo, Massimo Peluso, Lucio Pierri, Marisa Portolano, Francesco Rivieccio, Francesco Rusciano, Rosaria Russo, Arduino Speranza, Christopher Vanorio, Gabriel Vanorio
Al Teatro Sannazaro di Napoli, dal 28 febbraio al 16 marzo 2025 

www.Sipario.it, 1 marzo 2025

Questo spettacolo fa venire voglia di raccontarlo, mette in moto la voglia di parlarne, di descriverlo, suscita un forte senso di appartenenza alle tradizioni e alle origini, scatenando la curiosità di comprendere le radici della propria terra (o, nel caso dei turisti, di scoprire la storia della città dai mille colori e delle altre province campane) oltre che una voglia matta di allegria. Montevergine, frazione del comune di Mercogliano, in provincia di Avellino, è uno di quei paesini dell’entroterra che forse in pochi conoscono, famoso però per l’omonimo santuario che dal 1124 è sede di numerosi e devoti pellegrinaggi da parte dei fedeli campani e non solo. Importante centro di preghiera e, sembra, anche di alcune grazie ricevute e miracoli avvenuti ad opera di Mamma Schiavona, (così è chiamata la Madonna di Montevergine, appunto), l’icona sacra ha la pelle nera perché legata alla credenza che questo colore rappresenti il principio femminile universale, dato che questo culto di origine medievale vede la sostanza nera come simbolo del principio della materia prima nelle viscere della Terra. La festa, particolarmente sentita soprattutto dai più deboli ed emarginati, è legata al culto religioso e non solo, tra grandi abbuffate, chiacchiere, cantori e musicisti. Il Sannazaro viene trasformato per l’occasione, diventando lo scenario di una tipica cantina del napoletano e dintorni, con tavoli lunghi in legno e sedie da entrambi i lati, dove ballerini e attori saliranno a tenere compagnia al pubblico, rallegrandolo con grida di gioia e musiche ad alto volume. Una vera e propria festa, in cui spicca la comicità degli attori, come Lucio Pierri, Bruno Fiorente, Arduino Speranza e la maestria e sapienza artistica e interpretativa di Lara Sansone, che ne cura anche la regia e trasforma quest’opera di Viviani in un appuntamento tradizionale, ma anche moderno, seguendo la linea che di questo teatro fa ormai da anni la fortuna: il connubio fra tradizione e innovazione, un giusto mix che incuriosisce i turisti e fa tornare i locali, per immergersi completamente nella scena teatrale, che secondo le esigenze di oggi diventa quindi immersiva e rende gli spettatori tanto partecipi quanto osservatori di questa commedia. La Sansone porta ancora una volta in scena questo spettacolo  che le è valso nel 2024 il Premio Flaiano come migliore interprete femminile, personaggio di una napoletana verace e genuina, proprio trasportandolo come ama fare, anche al punto di vista femminile e raccontando così la piccola e ristretta realtà di un paesino dove gli uomini “devono fare gli uomini”, ma in realtà sono le donne che, da un balcone all’altro o a tavola coi loro mariti (e amanti) conducono il gioco delle parti. Un luogo dove i passatempi sono un po’ da cercare nelle notizie del giorno, nei pettegolezzi e in quelle poche occasioni di ritrovo come quella della festa al santuario e della salita dei pellegrini alla montagna, che diventano così amplificate molto più di quanto possiamo immaginare in una grande città. Centro fisico e non solo della realtà geografica e storica del posto, ecco che la festa si trasforma in una grande “caciara”, ma che segue un suo ordine, grazie ai coni di luce che raccontano le storie di speranza, miracoli e dolore dei fedeli, ai balli scatenati e alle musiche che coprono spesso le chiacchiere di troppo, alle tavole imbandite, le risate e le litigate, ma anche agli immancabili colpi di scena in cui gli animali diventano uomini e gli uomini diventano animali e – attenzione – non è una metafora! Senza svelare troppe sorprese nascoste in questa pièce, possiamo dire che finirà, ma in senso buono, a tarallucci e vino e che lo spettatore de La festa di Montevergine si sentirà quanto meno sminuito ad essere classificato soltanto come un umile e semplice spettatore appunto. Non c’è altro tempo da perdere, è ora di prepararsi per la festa e scatenarsi sulle musiche di Viviani, in compagnia di Lara Sansone e degli altri “invitati” e protagonisti: sentiamo già in lontananza i canti dei pellegrini che risalgono la montagna, tra preghiere e devozione. 

Francesca Myriam Chiatto

Ultima modifica il Domenica, 02 Marzo 2025 06:38

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