regia Gipo Gurrado
Di Gipo Gurrado
Libretto, testi, musiche, regia Gipo Gurrado
Coreografie e movimenti scenici Maja Delak
Scene e costumi Marina Conti
Con Nicola Fadda, Andrea Lietti, Giovanni Longhin, Ilaria Longo, Roberto Marinelli, Marco Rizzo, Elena Scalet, Paola Tintinelli
Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale con il contributo di NEXT-Laboratorio delle Idee
Al Teatro Sannazaro dal 21 al 23 marzo 2025
Come sostiene il regista e autore Gipo Gurrado, ci sono tantissimi spettacoli, film, racconti e poesie che trattano il tema ormai quasi scontato della famiglia. Perché scontato? In un tempo come il nostro in cui i valori sembrano cambiare di continuo e non rispecchiare più quelli di un tempo, diventa complesso raccontare la famiglia, ma anche in un certo senso conveniente perché ottimo spunto per riflettere e produrre, dando non solo la propria visione, ma credendosi anche fin troppo facilmente, autori di grande spessore, solo per aver deliberato riguardo appunto il tema del momento. Il regista di Family, A Modern Musical Comedy, non ha la pretesa di essere considerato tale e anzi sembra quasi uscire di scena col tuo punto di vista, lasciando liberi i suoi personaggi di esprimersi, col corpo e con la voce, proprio come vogliono e come sentono di fare. Sembra più volte che questa libertà voglia cedere il passo alle convenzioni sociali di una famiglia che a tutti i costi deve rispettare certi canoni e invece gli attori portano sul palcoscenico delle persone normali, con i loro difetti, con le loro problematiche e le incomprensioni classiche tra parenti, con i rapporti familiari che talvolta sembrano essere anticonvenzionali come un fidanzato che stranamente sembra apprezzare (pure troppo) la suocera o che si mostra felice di andare “dai suoi”, perché vorrebbe una famiglia così, ma sarà davvero ciò che pensa? Certe volte risulta difficile perfino a lui stesso crederlo. Un musical sì, ma anche questo non propriamente appartenente al genere importato dall’America e dai paesi anglosassoni, un genere di commedia musicale che affonda le radici nel teatro di prosa e nelle canzoni italiane, tutto nostro, il cui scopo principale diventa quello di raccontare, di far vivere scene di vita quotidiana in cui molto spesso ci si parla troppo poco per potersi comprendere veramente e si finisce col rimpiangere i tempi andati, quando le ansie, le corse del nostro tempo contemporaneo non esistevano e si viveva meglio, con la prospettiva “all’insù” per riconoscere le forme delle nuvole e giocare a contarle. La fretta pare essere il nemico quotidiano dei giovani di casa, ma anche l’eccessiva preoccupazione di una madre che forse, per eccesso di zelo, finisce per non ascoltare mai davvero i suoi figli e, alla fine, per non essere ascoltata. L’ambientazione non propriamente dei giorni nostri, rispecchia ugualmente il periodo che viviamo in cui la televisione (o meglio, l’uomo televisore, dizione perfetta dalla pubblicità ai programmi ai documentari), è sempre accesa e le voci dei componenti familiari passano in secondo piano, in favore di una sterile, malinconica, unica voce estranea. Scene pensate coralmente, ma in cui spiccano molte volte le singole personalità, isolate dal resto del mondo e dei presenti, nella figura e nella resa scenica, ma anche nei loro pensieri e nei dialoghi con se stessi. Trama scarna ed essenziale come la scenografia, che cambia grazie agli attori, al centro del racconto c’è dunque una classica forse solita famiglia, ma con l’occasione di un punto d’osservazione nuovo: quello della libertà, per buttar fuori tutto quello che solitamente resta ingabbiato nell’animo di ciascuno. “Quand’ero giovane, passavamo ore, ore, ore ed ore a ridere”, dice una delle protagoniste. E adesso dove sono finite, tutte quelle risate? Francesca Myriam Chiatto