di Instabili Vaganti
Drammaturgia Nicola Pianzola
Regia e scene: Anna Dora Dorno
Interpreti: Nicola Pianzola, Anna Dora Dorno, Claudia Marsuli,
Antonio di Castri, Rosanna Gualdi, Marco Mazza, Francesca Flotta,
Marianna Maretto, Roberta Rotante
Musica originale: Riccardo Nanni
Disegno Luci: Anna Dora Dorno, Mattia Bagnoli
Visual mapping: Alex Pietro Marra
Produzione: Teatro Nazionale di Genova. El Florencio / Festival Fidae 2019 – Uruguay.
Con il sostegno di: Mibac e Siae nell'ambito del programma "Per Chi Crea"
Teatro Nazionale di Genova. Genova, dal 9 al 12 ottobre 2019
Il Teatro Nazionale di Genova presenta in una delle sue prime produzioni di questo anno The Global City, interessante esempio di teatro che mescola brevi elementi di prosa ad una preponderante struttura di teatro fisico. Gli Instabili Vaganti, compagnia giovane ma oramai di provata esperienza, porta in scena una onirica e contemporanea rilettura de Le città invisibili di Italo Calvino. Da questa base letteraria e con la drammaturgia del performer Nicola Pianzola, The Global City si sviluppa come racconto, sogno e visione. Il palco è la città globale e la città globale è la pulsazione vitale delle azioni della compagnia e del coro scenico. Regia e ritmo sono da subito travolgenti e viaggiano a velocità sostenute per raggiungere un senso di reale vertigine e spiazzamento sensoriale che unisce spettatori e pubblico. Il movimento dei corpi e la loro disciplinata confusione, le foto, le proiezioni, i suoni e la musica sono un filo conduttore impegnato a creare un racconto che ha del filosofico e del fatale. Pianzola e Dorno sono notevoli – e assai impegnati a tessere le fila di un racconto dinamico come i loro corpi – ma è spesso il coro scenico a creare nello spettatore il coinvolgimento più appagante. Tutto è avvolgente e concorre a creare un'attrazione soprattutto per i sensi della vista e dell'udito, oltre a stimolare ricordi che possono o meno connettersi con il racconto. The Global City sembra ambire alle vette di una poetica nuova e sfacciata, con una narrazione affidata ad un linguaggio fisico fatto di gesti ripetuti in refrain o che si sdoppiano nella prosa. Il linguaggio utilizzato è impegnativo, sottile ed elevato, e gli artisti in scena lo condividono con il pubblico in una perfetta comunione mostrando una solida preparazione soprattutto fisica ed espressiva. I ricordi, le tessere di questa "città globale", si susseguono come atti separati e ricordano diversi resoconti di viaggi reali o sognati. In questo appare fondamentale il coro scenico, sempre fondamentale nel rappresentare le scintille che accendono e colorano il cammino delle voci narranti in scena, che attraversano il palco come fosse lo sfondo delle loro esistenze. Rari tratti dello spettacolo, nei loro accessi (ed eccessi) visionari, tendono a farsi meno chiari, ma sembra il prezzo da pagare nella creazione di un testo così strutturato e sfaccettato. Non mancano, oltre all'attrazione esercitata dalle impegnative performance atletiche e attoriali, la citazione letteraria e l'opportuno riferimento geopolitico. Questo dimostra come The Global City voglia essere contemporaneamente più cose insieme e voglia puntare ad obiettivi di rilievo. Questo risultato è infine ottenuto, ma giunge al termine carica di una fatica che si trasmette anche al pubblico. Forse questo è proprio il senso di euforia snervante che affligge il cittadino della nuova città globale. Gabriele Benelli