liberamente tratto da
“Grogh, storia di un castoro” di Alberto Manzi
Drammaturgia di Bruno Stori ed Enrico Montalbani
con Fabio Galanti
regia di Bruno Stori
luci di Andrea Aristidi
scene di Fabio Galanti
costumi e oggetti di Tanja Eick
si ringrazia per la preziosa collaborazione Karin Andersen
musiche originali e sound design di Matteo Balasso
illustrazione di Enrico Montalbani
foto di scena di Matteo Chiura
produzione: La Baracca - Testoni Ragazzi
Visto a Parma, al Teatro Europa 8 dicembre 2024
Uno spettacolo di straordinaria, intelligente teatralità, regia di Bruno Stori Il teatro ragazzi ha avuto un tempo straordinario d’infinite invenzioni: l’idea che i bambini non potessero avere visioni predefinite su cosa e come (soprattutto) venisse raccontata, con i più vari linguaggi della scena, una storia, un’avventura, aveva moltiplicato modelli espressivi e stilistici che avevano quindi arricchito meravigliosamente anche il teatro “adulto”, il teatro di ricerca, a volte con autori/ attori/ registi che moltiplicavano le loro esperienze in entrambi i territori, separatamente, ma anche con creazioni fruibili “a più livelli”, oggi si dice più volentieri “per famiglie”, spettacoli che, capaci di catturare emotivamente i bambini, svelano ai grandi densità e ricchezze inattese. Le rassegne domenicali. Si cerca di seguirle il più possibile come fonti di possibili scoperte. Non mancano le delusioni: spesso prevale il mestiere con qualche trovata e ammiccamento. Ma a volte si scoprono veri gioielli: così per “Grogh, storia di un castoro” dove una delle compagnie/ sedi storiche di Teatro Ragazzi, la Baracca/ Testoni di Bologna, incontra lo spirito sempre originale, brillante, creativo di Bruno Stori, qui regista, e coautore del testo, ma dalle molteplici competenze, anche attore, tra le anime di quel teatro ragazzi delle origini di cui si diceva, tra i fondatori di molti teatri a Parma, Briciole, Collettivo, Lenz, da cui poi finiva per allontanarsi, preferendo collaborazioni che non lo definissero dentro un’unica istituzione. Uno spirito libero dall’alto grado di formidabile creatività, che ben si intravede - nelle molteplici soluzioni teatrali - anche in <Grogh>, strenuo difensore dell’autonomia del popolo dei castori. Su una piattaforma quadrata con alberello, Fabio Galanti, molto bravo come attore, ma sapendo avviare anche spunti dialogici con il pubblico, indossa una maschera, posta però sul capo, rivelandosi castoro soprattutto quando sta piegato in avanti: nel prologo spiega come due castori gli avessero chiesto di ascoltare le gesta di Grogh, figura mitica del loro popolo. Una storia dentro un’altra storia dunque: perché lui sta proprio assolvendo il compito assegnatogli, trasmettere la memoria di un eroe che si era sacrificato per la salvezza della sua comunità. Un racconto triste dunque? Al termine dello spettacolo spunterà questa domanda: sì e no, non si può dire con precisione. Non è bello dover morire perché altri possano essere liberi…ma se poi riescono ad esserlo…c’è anche un po’ di lieto fine… E’ davvero notevole il racconto di Manzi, che fonde sapere reale sulla vita dei castori con la condizione di allarme di molti animali cacciati indiscriminatamente dagli umani. Già: la pelliccia di “castorino”! Ma soprattutto si usavano i cappelli confezionati con la morbida pelliccia di quegli animali costruttori abituati a vivere in colonie, facile sterminarli a gruppi. Nella scheda dello spettacolo si legge che il castoro europeo “Castor fiber” è tornato in Italia nel 2018: “Il più grande roditore nativo del nostro continente è stato avvistato nel territorio del Friuli Venezia Giulia…dopo quasi 500 anni dalle ultime segnalazioni”. Ma anche lo spettacolo conserva in modo fluido, nel racconto avventuroso, coinvolgente, il piano informativo, sempre con magica freschezza. Il padre di Grogh colpito a morte. L’uomo il pericolo numero uno! Bisognava fuggire, E non per via acqua, come i cacciatori potevano aspettarsi, ma attraverso i boschi. Di grande efficacia, oltre i movimenti, le luci, i suoni: uno spettacolo in apparenza semplice ma ricco di molte suggestioni. La tribù in marcia. La fatica, lo scoraggiamento, la sete: ma finalmente la sensazione della salvezza: un fiume! La costruzione della diga. Un vasto sentimento di felicità. Grogh può lasciare il suo incarico di comandante. Ci sono tanti pericoli ancora, è vero, ma senza il terrore dei fucili, dello sterminio. Poi però… E’ un bellissimo spettacolo “Grogh, storia di un castoro”, di quelli che possono restare in repertorio per anni senza che perda il suo eccelso valore teatrale, depositando nello stesso tempo curiosità, informazioni, interrogativi. Valeria Ottolenghi
In scena Fabio Galanti, protagonista e narratore per “Grogh, storia di un castoro”