ideazione e regia Paolo Costantini
con Federica Rosellini
consulenza drammaturgica Federico Bellini
scenografia e costumi Alessandra Solimene
luci Marco Guarrera
suono Dario Felli
assistente scenografa Asja Lanzetti
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa
Teatro Astra, Torino 2-11 maggio 2025
Giovanna la pazza, la strega, la santa, l’eretica. Giovanna, ovvero una delle icone più controverse della storia dell’umanità: guerriera o contadinella? Beata o mitomane? La condottiera, la visionaria, la stramba e difforme Giovanna. Naturalmente, parliamo della pulzella d'Orléans Giovanna d’Arco e siamo lieti di farlo, perché oggi siamo in grado di vederla da una prospettiva nuova: grazie allo spettacolo ideato e diretto da Paolo Costantini con Federica Rosellini, in scena al Teatro Astra di Torino. Un allestimento che rende giustizia al fantasma di Giovanna, ma non solo: è un tributo alla temerarietà di tutte le donne mandate al rogo, per via della loro diversità generatrice negli altri di terrore e sgomento. Lo spettacolo di Costantini ha il merito di aggiungere una peculiarità alle rappresentazioni di Giovanna d’Arco, prediligendone la corporalità e la prova fisica: fin dai momenti iniziali, la bravissima Federica Rosellini si muove in scena tra spasimi, conati, gesti febbrili e appelli disperati; il corpo si dà alla voce e viceversa, la sua performance diventa carnale, muscolare, mentale e (non potrebbe essere altrimenti) spirituale. Rosellini è sola in scena, eppure dà vita a uno spettacolo corale. Giovanna, la vergine e l’androgino, non si piega e non rinuncia a quelle vesti (maschili) che danno scandalo, ma sono parte della sua opera: non se ne spoglierà. Giovanna non rinnega la sua missione dichiarandosi pazza: che la brucino. «Bruciateci tutte», grida la meravigliosa Rosellini disturbando e sferzando (come è giusto!) il pubblico in sala. Che la brucino, questa Giovanna, tanto il fuoco non si brucia. E la Giovanna di Paolo Costantini e Federica Rosellini è il fuoco! Ecco quel che rende speciale lo spettacolo: la pulzella è il legno del rogo, ma è soprattutto la fiamma che non si spegne. Nella scenografia essenziale ed efficace di Alessandra Solimene, il pubblico ha la fortuna di vedere Giovanna/Rosellini abbracciare e affrontare direttamente il legno, in un’installazione altamente significativa e concettuale: i ceppi prendono vita, le travi e i tronchi si muovono, trovano forma circondando la protagonista e le voci che la animano da dentro. Giovanna è la martire, chiamata da Dio a fare la guerra, a distruggere tutto. La drammaturgia, naturalmente, non risparmia i momenti bui, quando la giovane è attanagliata dal dubbio (non sempre comprende “le voci”): sarà poi tutto vero, o avranno ragione gli altri? Un racconto vivido, energico, generoso di un’epopea; di un’eroina che – alla fine – vince attraverso i tormenti. Vince e, pur sporcandosi le mani di sangue, resta integra, tiene fede a sé stessa. Giovanni Luca Montanino