di Nino Marino e Nino Manfredi
Regia Luca Manfredi
Interpreti: Flavio Insinna e Giulia Fiume
Scene: Luigi Ferrigno. Costumi: Giuseppina Maurizi
Musiche: Paolo Vivaldi. Disegno Luci: Antonio Molinaro
Produzione: La Pirandelliana
Dal 2 al 4 maggio 2025 Teatro Vittorio Emanuele di Messina
Nino Manfredi assieme a Sordi, Tognazzi, Gassman, Mastroianni è stato uno dei principali esponenti della cosiddetta romanità cinematografica, dirigendo lui stesso alcuni di film di successo (Per grazia ricevuta, Nudo di Donna), di cui mi piace ricordare in particolare L'avventura di un soldato, un episodio del film L'amore difficile (1962) tratto dall'omonima novella di Italo Calvino, in cui Manfredi nei panni di un militare in licenza, seduceva all’interno d’uno scompartimento ferroviario di terza classe un’attraente vedova (Fulvia Franco) senza mai profferisse verbo. Della talentuosa combriccola Mastroianni era troppo pigro per mettersi dietro ad una macchina cinematografica, mentre ci provarono con un certo impegno Sordi che diresse una ventina di film: per tutti valga (Fumo di Londra, Polvere di Stelle, Storia di un italiano, Un tassinaro a New York), Gassman con Kean e qualche altro, Tognazzi con una quaterna capitanata da Il mantenuto e il Fischio al naso. Mentre Manfredi ha scritto e diretto pure delle commedie come Viva gli sposi (1989) e l’anno prima Gente di facili costumi, (firmata anche da Nino Marino), interpretandola al Teatro Argentina di Roma avendo accanto come partner una trentunenne Pamela Villoresi. Commedia fortunata quest’ultima per tutte le versioni andate in scena con attori e registi diversi, ancora rispolverata nell’attuale stagione con la regia di Luca Manfredi, figlio di Nino, facendo capolino nella tournee in corso al Teatro Vittorio Emanuele di Messina con due interpreti bravissimi e affiatatissimi come lo sono Flavio Insinna e Giulia Fiume. Il plot è arcinoto e senza doversi imbattere fra le braccia di Morfeo gli dò una rispolveratina, annotando che due ore e passa con un intervallo mi sono sembrate oltremodo lunghe e che bisognerebbe ridurre lo spettacolo ad un solo tempo senza pause, perché sin dall’inizio si capisce che l’intellettuale Ugo (Insinna), grecista, sceneggiatore di film, di Teatro e televisione, finirà per innamorarsi della puttana siciliana Anna (Fiume), che non indovina un congiuntivo e che non sa niente dello straniamento di Brecht e del Berliner Ensemble. È Ugo a conoscere Anna alle prime luci dell’alba quando si ritira dal suo lavoro, non d’infermiera come dirà all’inizio quando lui si catapulta incazzatissimo nel suo colorito e colorato attico pieno di parrucche, attiguo alla cabina motore dell’ascensore, non riuscendo da due anni a dormire per i rumori causati dall’inquilina del piano superiore, amplificati dalla canzone Rumore cantata da Raffaella Carrà, effigiata pure su un quadretto al muro. Al baccano s’aggiunge pure la beffa, causata da una svanita Anna che ha lasciato aperta l’acqua della vasca allagando la casa sottostante di Ugo. Lei gli dice che può dormire a casa sua e da qui in avanti è tutta una logorrea di luoghi comuni e riferimenti colti, accompagnati in alcuni punti da applausi del pubblico, che condurranno i due ad innamorarsi e vivere insieme, come succederà due anni più tardi a Julia Roberts e Richard Gere nel film Pretty Woman (1990) diretto da Garry Marshall. Gigi Giacobbe