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GORGO DI TERRA (UN) - regia Pino Manzari

Un gorgo di terra Un gorgo di terra Regia Pino Manzari

di Angelo Lamberti
regia: Pino Manzari
scene: Ginaluca Spaggiari
musiche: Aco Bocina
interpreti: Elio Ardighetti, Federica Restani, Adriano Evangelisti, Michele Nani, Marco Casazza, Barbara De Gabrielis, Silvia Bendini, Aco Bocina, Manuel Fernando Augusto
Mantova, Teatro Ariston 2007

www.Sipario.it, 2007

Con Un gorgo di terra, indicato come Commedia della grande pianura, Angelo Lamberti ha probabilmente raggiunto uno dei punti più persuasivi del suo ricco e vario percorso drammaturgico. Il suo è un originale teatro di parola, ricco di simboli, folto di grandi metafore sulla sorte dell’uomo, sulla cecità dolorosa della storia, l’assenza e il silenzio di Dio.
La conferma è venuta dalla rappresentazione del dramma, in prima nazionale, nell’ambito del progetto “Nuove drammaturgie”, realizzato con il contributo della Fondazione Banca Agricola Mantovana e il patrocinio della Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo. La commedia è una favola ispirata alla figura del poeta mantovano Umberto Bellintani, nato e vissuto in un borgo della pianura padovana dal nome inquietante di Gorgo, di cui l’autore fu amico profondo e solidale. Di Bellintani Nicola De Buono ha letto, con partecipe sensibilità, un gruppo di liriche ad apertura di sipario e versi di Bellintani l’autore ha disseminato lungo il percorso della sua commedia. Tuttavia come ben presto accade per la gran parte della sua drammaturgia, Lamberti travalica l’occasione, lo spunto biografico, la realtà dei fatti per inerpicarsi su ardue strade metaforiche e metafisiche. La sua parola lampeggia di invenzioni simboliche (si pensi ai nomi dei personaggi che rimandano a nomi di fiumi), metaforizza il flusso ripetitivo e la fatica dell’esistenza (i sacchi di sabbia per difendersi dallo straripamento del fiume), la condizione d’esilio dell’uomo (Giona nel ventre della balena, nel gorgo), la sorveglianza dura e inspiegabile che lo sovrasta (i custodi dell’argine, ancora un richiamo a Kafka), la sua provvisorietà (il pericolo incombente dell’esondazione), il perso grido della poesia. L’accorta regia di Pino Manzari ha scavato con misurata efficacia nella complessa e stratificata parola di Lamberti, mentre la notevole scenografia di Ginaluca Spaggiari ha intelligentemente mediato realismo e simbologia nello spazio del palcoscenico (pioggia notte e nebbia). Tutto il gruppo degli interpreti ha saputo lodevolmente servire il testo: un accenno particolare va rivolto ai quattro guardiani dell’argine Michele Nani (Dreno), Marco Casazza (Marno), Barbara De Gabrielis (Inda), Silvia Benedini (Dora) che hanno dato vita a una sorta di felice ammodernamento del coro greco, ma anche alla misurata, intensa gestualità di Federica Restani (Neva), alla tormentata efficacia di Elio Aldrighetti (il vecchio Giona), alla foga giovanilmente appassionata di Andrea Evangelisti (il giovane poeta Herman). Le belle musiche di Aco Bocina hanno accompagnato le stazioni della vicenda con singolare proprietà e discrezione.
Lo spettacolo, cui forse gioverà in seguito qualche snellimento e semplificazione in particolare nel corso del primo atto, ha coinvolto un’affollata paltea ed è stato calorosamente applaudito.

Mario Artioli

Ultima modifica il Venerdì, 20 Settembre 2013 08:42

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