da Carlo Goldoni
drammaturgia: Fabrizio Sinisi
regia: Gianpiero Borgia
con Elena Cotugno e Gianpiero Borgia
musiche: Papaceccio MMC
costumi: Giuseppe Avallone
disegno di scena: Elena Cotugno
produzione: Teatro dei Borgia
Milano, Teatro Libero dall'11 al 17 aprile 2016
Fulgenzio ed Eugenia sono i nomi dei protagonisti della commedia Gl'innamorati scritta in tre atti da Carlo Goldoni (Venezia 1707 - Parigi 1793) nel 1759 per raccontare con fine arguzia le dinamiche altalenanti tra passione, emotività, impulsività e gelosia di una coppia di innamorati che a metà '700 battibeccano, si scontrano e si riappacificano in un eterno gioco di schermaglie antico quanto l'umanità. Più volte rappresentata, la pièce offre sempre una freschezza e una modernità originate anche dall'argomento universale e senza tempo.
Nella riscrittura drammaturgica operata da Francesco Sinisi, i due innamorati conservano nome e ruolo, ma sono trasportati da una sorta di macchina del tempo in una cittadina meridionale del nostro oggi dei cui complessi, nevrosi, angosce e drammi danno una rappresentazione volutamente concitata e nevrotica.
Ne risulta una pièce che, pur facendo riferimento al commediografo veneziano, è diversa e nuova nel senso che le difficoltà e i contrasti nascono come strumenti per confermare la validità e la forza di un sentimento forte e appassionato, ma distorto che si nutre del negativo per vivere e affermare la propria esistenza: un disvelamento delle reciproche debolezze dei protagonisti celate da un'apparente grinta e aggressività, veli che insicurezze e dubbi non risolti fanno navigare tra razionale e irrazionale.
Bravi i due interpreti Gianpiero Borgia (anche regista) e Elena Cotugno (sua compagna e musa) capaci di mantenere un ritmo vivace; molto abile e duttile il primo nell'impersonare anche gli altri personaggi che ruotano intorno a Eugenia, vero fulcro della storia, tramite micro segni che ne denotano man mano la variazione di ruolo dando luogo a una comicità in certi momenti coinvolgente, pur se paradossale, nel raccontare un amore malato, morboso, possessivo ed estremamente faticoso. Significativa anche la presenza di un grosso e simpatico gattone bianco in peluche, forse simbolo dell'autonoma e bizzarra imprevedibilità femminile.
Certo che la pièce fa pensare e riflettere sulla vita di coppia durante tutto il suo percorso, ahimè oggi sempre più breve: non si può non considerare come il fallimento di tanti matrimoni radichi nell'incapacità fondamentale di dialogare che spesso si riduce a uno 'sparare' monologhi che non creano accordi.
Uno spettacolo interessante che ha un suo fascino ed è adatto anche a giovani spettatori in virtù dell'adattamento particolare che ne fa un ponte tra passato e presente e dell'argomento trattato: l'amore che nelle sue diverse sfaccettature è croce e delizia degli uomini di ogni epoca.
Wanda Castelnuovo