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IL MIO NOME È CAINO - regia Laura Giacobbe

Ninni Bruschetta e Cettina Donato in "Il mio nome è Caino", regia Laura Giacobbe. Foto Giuseppe Contarini Ninni Bruschetta e Cettina Donato in "Il mio nome è Caino", regia Laura Giacobbe. Foto Giuseppe Contarini

di Claudio Fava
Regia di Laura Giacobbe
Interprete Ninni Bruschetta e Cettina Donato al pianoforte
Allestimento: Mariella Bellantone

Costumi: Cinzia Preitano
Disegno Luci: Renzo Di Chio
Sound Designer: Patrick Fisichella
Illustrazione: Antonella Arrigo
Progetto grafico: Riccardo Bonaventura
Produzione: Nutrimenti Terrestri
Foto: Giuseppe Contarini
al Teatro Savio di Messina 23 e 24 marzo 2019

www.Sipario.it, 25 marzo 2019

Sembra un concerto per voce e pianoforte questa nuova edizione del romanzo di Il mio nome è Caino (1997) di Claudio Fava curandone lui stesso riduzione e adattamento al Teatro Savio di Messina. E se nel 2003 Ninni Bruschetta, utilizzando lo stesso romanzo, era stato il regista d'un accurato spettacolo al Vittorio Emanuele con vari personaggi, alcuni ripresi in un video di Massimo Coglitore, con le musiche dal vivo del complesso dei Dounia capeggiati da Faisal Taher, questa nuova proposta diretta da Laura Giacobbe (nessuna parentela con chi scrive) ha il sapore d'un raffinato spettacolo che potrebbe ben figurare in una qualsiasi stagione concertistica. Per merito anche di Cettina Donato al pianoforte in grado di spaziare dalla mitica Vitti 'na crozza a brani da lei stessa composti che accarezzavano le parole infuocate di Ninni Bruschetta nel ruolo d'uno spietato killer, associato ad una delle più sanguinarie cosche mafiose palermitane e che di nome fa Caino perché la prima persona che ha ucciso era per lui come un fratello. Se fosse stato necessario avrebbe ucciso anche i suoi figli. Un destino il suo segnato da un nonno che aveva fatto ammazzare venti persone e da un padre che aveva seguito gli stessi dettami. Adesso per Caino ammazzare con la sua calibro 38 o con l'automatica 7,65 un giudice un onorevole o un cronista di nera diventa un esercizio di stile, un sofisticato modo per misurare la sua vanitas omicida. Non sbaglia un colpo Caino. I suoi proiettili vanno dritti al cuore. Non c'è scampo per colui che è stato messo sotto il suo mirino. Bruschetta/Caino, solipsisticamente sulla minimale scena di Mariella Bellatone, architettata come un piano bar vintage e dalle belle quinte nere finalmente messe a posto e illuminate dalle eficaci luci di Renzo Di Chio, racconta le sue spavalde eliminazioni in prima persona dietro alcuni microfoni sparsi sul palco. Accenna Caino alla pignoleria dell'antimafia e ai suoi modi di ostentare lutti e sacrifici e racconta dei summit mafiosi dove lui apprende e accumula nomi e strategie da guerriglia. I nomi che scorrono sono quelli di Rosario, di Totuccio, di Pietro e quando viene ammazzato un infame l'Ucciardone fa festa. Quello di Bruschetta è un one-man-show d'un divo agghindato di nero smoking e farfalla d'identico colore che sciorina la sua salivante libido nel commettere i più efferati delitti. Il suo incedere mattatoriale è infarcito da espressioni dialettali o da uno slang tipico della mafia e si sviluppa come un lungo flashback dal momento della sua morte. Infatti colui che vediamo in scena sin dall'inizio e che ad un tratto intona My Funny Valentine cantata e sussurrata alla maniera di Chet Baker, è un cadavere che racconta i crimini commessi con una precisione matematica e con una violenza che rasenta il sublime, l'assoluto. Adesso è un morto parlante che si è rifiutato di eliminare un tale onorevole Ravidà, al quale spocchiosamente, prima di commettere il fattaccio, aveva chiesto un autografo d'apporre su uno di quei "santini" elettorali ed è per aver disobbedito che due suoi "colleghi" senza nome lo elimineranno tout court. Non prima d'avere indossato Caino/Bruschetta un impermeabile beige, quasi alla Humphrey Bogart, senza borsalino, con bicchiere di whisky in mano che sbuca fuori dal film Casablanca conscio del suo oscuro destino. Scroscianti gli applausi finali per Cettina Donato e per Bruschetta che dopo questo spettacolo non può più dire d'essere "un attore non protagonista", come echeggia il titolo d'un suo recente libro, ma d'un attore a tutto tondo che abbiamo visto sul piccolo e grande schermo. Il mio nome è Caino è prodotto da Maurizio Puglisi per "Nutrimenti Terrestri" ed è inserito nel cartellone della stagione "Aria Nuova in Me" curata da Davide Liotta.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Martedì, 26 Marzo 2019 09:56

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