regia Andrea Trovato
di Nick Payne
traduzione e regia Andrea Trovato
con (in ordine alfabetico) Anna Cianca, Giulio Forges Davanzati, Désirée Giorgetti, Andrea Trovato
scene Luigi Ferrigno
costumi Tiziana Massaro
luci Pietro Sperduti
musiche Fabio Antonelli
produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo e Carmentalia
Al Teatro Nuovo di Napoli dal 10 al 14 aprile 2019
C'è un momento della giornata in cui tutto di noi si ferma: quando dormiamo. C'è una parte però che non smette mai del tutto di funzionare: il nostro cervello. Come si può raccontare il cervello umano? Come si fa a rappresentarne le sfumature, i meccanismi e le funzionalità rendendo giustizia al lavoro di questo organo instancabile e misterioso? La scienza ci ha provato da sempre, ma forse dove nemmeno la scienza può ancora arrivare, arriva l'arte. L'arte del mettere in scena in un groviglio di emozioni contrapposte, simili o intrecciate, tutto ciò che noi stessi siamo, quello che proprio grazie al cervello ci restituisce un'identità, in una parola INCOGNITO. La memoria, i ricordi, le storie che l'organo centrale di tutto il sistema umano crea a partire dalla realtà che abbiamo davanti e in cui siamo immersi sono un affascinante filo conduttore che si articola intorno a tre storie principali, libere, ma anche collegate, che grazie a soli quattro personaggi ne rappresentano ventuno, come se la giostra del carosello li facesse ruotare intorno a sempre nuove interpretazioni. Il cervello è il padre del nostro moderno computer, perché prima di lui ha iniziato a memorizzare dati, fare conti, elaborare e codificare e a New York e Londra l'hanno già capito, visto il successo che lo spettacolo ha già avuto, mentre in Italia è una novità. Due casi realmente accaduti e che la Scienza ha studiato si mischiano all'invenzione e alla continua ricerca di risposte agli interrogativi che cercano di indagare il funzionamento della macchina che abita la nostra testa e di scoprire se davvero veniamo costituiti da ciò che man mano viviamo, facciamo, troviamo sulla nostra strada. A mostrare il lavoro consistente degli attori e la forza dello spettacolo, moderno, ma al tempo stesso rappresentativo di un teatro semplice e vero, ci sono non solo i tanti personaggi interpretati, ma anche le storie che si fondono e si slegano di continuo, in epoche anche diverse e su una scena essenziale, dalla scenografia poverissima e talvolta immaginata, come il pianoforte invisibile (ancora ritorna il cervello, in questo caso per mettere in moto la fantasia). La certezza che ne viene fuori è che c'è ben poco che possiamo veramente controllare, mentre un interrogativo si fa strada sempre di più: sarà più felice chi è in grado di ricordare e mantenere vivi i momenti oppure chi ha perso la memoria e vive soltanto il suo eterno presente? Forse strettamente personale o celata dietro qualche teoria scientifica e non, la risposta a questa domanda resta comunque in incognito.
Francesca Myriam Chiatto